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PAGINE DI CIRCO: la Memoria del ‘900

 

Questa settimana propongo una selezione particolare di romanzi, accomunati dall’aver affrontato una pagina specifica della storia del secolo scorso: la tragedia dell’Olocausto. Nonostante la drammaticità del tema, la trattazione è sempre di facile lettura e interessante, ovviamente differente caso per caso, per modalità, stili, punti di vista, narrazione, ambientazione…

Oltre al già citato “Il clown e la cavallerizza” di Ingeborg Prior (Pagine di Circo del 10/04/2020), ecco altri tre titoli.

Athos Bigongiali “Il Clown” (ed. Giunti, 2006)

Un attore comico ormai sul viale del tramonto viene coinvolto come consulente per un misterioso progetto cinematografico: il remake della pellicola del grande Jerry Lewis (incompleta, inedita e andata perduta), che raccontava la storia di un clown imprigionato in un campo di concentramento nazista, dove sfrutterà poi le sue doti per cercare di divertire e distrarre i bambini ebrei ivi presenti…

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Come è noto le vittime del nazismo non sono stati solo gli ebrei. Allo sterminio del popolo Rom (Porrajmos) sono dedicati questi due libri: uno è l’autobiografia di un sopravvissuto, mentre l’altro è un romanzo di fantasia, che tratta l’argomento alla lontana insieme ad altri temi sociali.

Raymond Gureme, con Isabelle Ligner “Il piccolo acrobata” (ed. Piemme, 2012)
L’autore, un gitano francese, narra la storia della sua vita, dalla nascita nel circo di famiglia, alla prigionia nei campi tedeschi, alla libertà. Nel primo capitolo in particolare descrive la sua infanzia di circense: una interessante testimonianza storica sui repertori e spettacoli presentati negli anni Venti/Trenta del secolo scorso.

Milena Magnani “Il circo capovolto” (ed. Feltrinelli, 2008; ed. Kurumuny, 2019)
Una storia di emarginazione sociale, pur con segnali di speranza, ambientata in un campo nomadi ai margini di una grande città italiana, popolato da rom e profughi di varie nazionalità, con storie diverse alle spalle. Originale il punto di vista della narrazione, condotta in prima persona dall’ultimo arrivato, un gitano ungherese, in fuga dopo essersi vendicato di chi tradì la sua famiglia ai tempi del nazismo. Porta con sé gli attrezzi che è riuscito a recuperare del glorioso circo di suo nonno, di cui narra la storia ai bambini dell’accampamento, che incuriositi e affascinati, avvicinandosi alle discipline circensi impareranno a credere in se stessi.

Un particolare stilistico interessante: i dialoghi sono resi più vivaci grazie all’inserimento di numerose parole, frasi ed espressioni in lingue e dialetti differenti (dall’ungherese, al rumeno, all’albanese).

Degno di nota l’omaggio dell’autrice ad alcuni circensi italiani da lei coinvolti durante le sue ricerche: il libro è dedicato “a Roldano Biasini e Olimpia Della Veglia, a Romi e Angelo, per quel trapezio conservato come un sogno”. Inoltre, nei ringraziamenti cita: “gli amici del Circo do Brasil e Gerardi Jasmin, per la sincera accoglienza; la famiglia Biasini, per la magia dei racconti e l’ospitalità indimenticabile”

Francesco Farnè

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