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FATIMA ZOHRA – WORLD CIRCUS ARTIST

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FATIMA ZOHRA - WORLD CIRCUS ARTIST
1967. Fatima al Circo de Madrid di Enis Togni in società con i Castilla

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Fatima Zohra al Cirkus Scott nel 1979

Fatima Zohra “La” Contorsionista

Un segno importante
Il contorsionismo è una fra le più antiche specialità dello spettacolo popolare. Basato sulla dislocazione corporea, gli si attribuisce origine orientale anche se numerose testimonianze confermano una sua larga diffusione in occidente già tra i saltimbanchi di fiere e mercati del medioevo. All’inizio del secolo fu Walter Marinelli a portare in auge la specialità, esibendosi in prevalenza come uomo-serpente, con un costume squamato, in innaturali posture del corpo. Questa disciplina si prestò poi a numerose interpretazioni (comica, satanica, od orientaleggiante) fino ad arrivare agli anni ’60, quando diventò quasi esclusiva prerogativa del sesso femminile. In questo periodo il “caucciù” (come è chiamata in gergo la specialità) si definì nello stile “elegante” e dando origine a quello che oggi conosciamo come il “classico” numero di contorsionismo che siamo abituati a vedere nei circhi, nei varietà e nelle riviste di tutto il mondo. Ebbene, riteniamo che la codificazione di tale stile di presentazione, dall’ingresso in scena, alla sequenza di esercizi svolti, al tipo di musiche e di costumi utilizzati, debba molto ad un’artista che si distinse in tale genere attorno alla metà degli anni ’60, e che ora (questo testo risale a una decina di anni fa n.d.r) insegna all’Accademia, Fatima Zohra.

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I promettenti inizi di Fatima

Artisti della penisola iberica
Fatima Zohra Moreira Mesdoubi è nata in Portogallo nel 1950 da una tipica famiglia del circo, i Jarque, proprietari del Circo Alegria. La famiglia era in realtà di origine catalana ma i Jarque si erano trasferiti definitivamente in Portogallo durante la fratricida guerra civile spagnola, nel 1936. Pare che la fuga dalla Spagna abbia avuto un che di rocambolesco con tutti i componenti della piccola troupe condannati a morte dai franchisti, già bendati e schierati al muro, salvati solo dalla testimonianza del sindaco della cittadina dove si trovavano che confermò la loro appartenenza al circo e di conseguenza la completa estraneità al conflitto. In ogni caso in Portogallo fondano e dirigono il Circo Alegria dove la madre di Fatima, Carmen, assieme alla sorella Mary, si esibisce in un numero di sostenuto noto con il nome di Le Juliettas. Nel frattempo il padre di Fatima, Abdesselam Mesdoubi, poco più che adolescente, era fuggito dalla sua terra d’origine, il Marocco, per aggregarsi ad uno dei tanti numeri di acrobatica a terra e piramidi che in quegli anni fluivano verso l’Europa. Nonostante il fisico abbastanza minuto, diventa porteur e entra a fare parte di troupe come la Timenon o la Atlasben, con le quali fece tournée in tutta Europa, esibendosi anche in complessi importanti come Amar o Sarrasani (nello stesso programma in cui appaiono i Caroli), e con la rivista Luces de Vienna di Caps and Joan (in seguito proprietari della Scala, uno dei maggiori locali di Barcellona), con la quale rimane per dieci anni nella città più importante della Catalogna.

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Nel 1947 viene ingaggiato al Coliseu dos Recreios di Lisbona, città dove conosce Carmen che comincia a frequentare e sposa un anno dopo, mentre è in tournée con il Circo Alegria. Carmen, pur continuando ad esibirsi al trapezio con la sorella Mary e al rullo con l’altra sorella Della, monta con Abdesalam anche un numero di scivolate sul tavolo. La sua attività è però sospesa quando rimane in attesa di Fatima. La piccola, nata nel 1950, segue un’alfabetizzazione faticosa, come la maggior parte dei bambini dei circhi di allora, riuscendo comunque a terminare le scuole dell’obbligo. Comincia a provare ad un età compresa fra i cinque e i sette anni: suo maestro è il padre, che potè dedicarle tutte le proprie energie. Nel frattempo il padre non faceva più parte della troupe di saltatori ed era libero da altre gravose occupazioni (il Circo Alegria chiuse nel 1960). Le tecniche di base trasmesse alla bambina sono i salti a terra, il trapezio, le verticali ed il contorsionismo.

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Nel 1961, in tournée con lo ZooCircus del circuitus Carceielles, durante l’esecuzione del numero di sostenuto aereo, Carmen precipita e le conseguenze della caduta la costringono su di una sedia a rotelle, dove è ancora tutt’oggi, ennesima vittima dei numeri ad alto rischio di questo secolo. Lo stesso anno debutta, appena undicenne, Fatima Zohra, al Circo Royal degli Hermanos Hanibal Costa a Isola de Madeira. La presentazione del numero è però ancora lontana da quella che la consacrerà fra le migliori contorsioniste del suo tempo. Lo stile infatti è quello del “rettile” che andava per la maggiore a quei tempi, anche se, a differenza di altri, inizia con una serie di salti a terra.

Dalle prime fotografie si può comunque immediatamente rilevare l’eccelsa tecnica della giovanissima artista che, come vedremo, non cesserà di migliorare negli anni. Il numero rimane in sostanza uguale per un paio di anni durante i quali si esibisce al Royal Luflimano. E’ qui che per la prima volta è notata da un grande impresario, Cristoforo Cristo, padre di Angel, che la scrittura per il suo Circo Alemann e la porta in tournée in Marocco, dove subito riscuote un successo tale da essere invitata ad esibirsi alla festa dell’incoronamento di Re Hassan Il. E’ probabile che la buona presa sul pubblico fosse dovuta in parte alla simpatia ispirata dalla sua giovane età, ma gli esercizi svolti erano già di una difficoltà tale da impressionare anche gli addetti ai lavori. Nel 1963 è di nuovo con Lufhmann e nel 1964 ancora con Cristo all’Alemann-Berlin Circus, quando arriva la vera svolta della sua carriera.

La nascita di un genere
Arturo Castilla
la scrittura per il suo Festival Mundial al Price di Madrid. dove ogni anno viene nominata una Regina del Festival: nelle edizioni precedenti furono insignite del titolo Pinito del Oro, Miss Mara e Gipsy Bouglione. Lo spettacolo è di alto livello e vi prendono parte i Murillo (con il trampolino e le sbarre alte), i giocolieri Medifreds, i trapezisti Leotard. l’acrobatica dei Marrakesh e soprattutto gli Slack, in pratica diretti concorrenti di Fatima con il loro numero di contorsionismo comico del cuoco e la gallina. E’ anche grazie ai suggerimenti di Castilla che quell’anno avviene la completa codifica del numero che diventerà il principale modello di riferimento per almeno tre decenni a venire. Certo in quegli anni si esibivano altre valide ed eleganti contorsioniste singole, come Gitta Morelly, Isabella Nock o la fortissima americana Meredith Old, ma ci sembra che l’affermazione del genere si possa far risalire principalmente al numero che Fatima presentò al Festival Mundial di Castilla.

Fu proprio l’abile uomo di spettacolo spagnolo ad aggiungere gli ultimi tocchi di classe, suggerendo ad esempio la celebre entrata con il mantello. Il numero assunse così la struttura che sarà poi adottata da decine di emule: entrata con mantello, salita delle scale con la piegata in avanti, sequenza di trucchi con i bicchieri, il cappello ed il fiore.

Fatima indossa il celebre mantello bianco

Anche i dettagli della presentazione assumono una certa importanza: il tipo di attrezzo, i costumi e le musiche, oltre naturalmente all’unica caratteristica difficile da simulare: il carisma. Quell’anno Fatima si aggiudica il titolo di Regina del Festival e dà il via alla seconda parte della propria carriera che, da giovane promessa, la consacra stella assoluta della disciplina. Nel 1965 prende parte ad una registrazione per il mitico spettacolo televisivo americano Ed Sullivan Show, effettuata al Krone Bau di Monaco.

Fatima Zohra con Ed Sullivan durante le riprese dello show

Una curiosità: nel ristorante di New York dedicato al noto presentatore statunitense sono esposte due sole foto di ospiti della trasmissione, una è quella di Fatima, l’altra dei Beatles. Sempre nel 1965 firma una serie di importanti contratti ancora con Castilla, al Price e al Monumental (assieme ai Nicolodi, i Medifreds, Alfred Beautour, i Biasini ed i tori ammaestrati di Manuel Rueda). Nel 1966 è allo Spanischer National Circus della società Castilla-Williams (con Pablo Noel, i Platas e Gunther Gebel Williams).

1980. Circo Nock. Il celebre spillo della rosa in bocca

Nel 1967 è al Circo de Madrid della società Castilla-Enis Togni, dove si esibisce quale penultimo numero (prima dei clown Rudi Llata) in uno show formato da numeri di altissimo livello. Per tenerla con loro un’altra stagione è necessario che Enis Togni e Arturo Castilla si rechino di persona a Parigi dai Clerico, direttori del Moulin Rouge, per spostare di un anno il suo contratto con il prestigioso locale francese. Nel 1968, infine, è al Moulin Rouge, dove resterà per due anni, nel corso dei quali, durante una breve tournée all’Ancient Belgique di Bruxelles, riesce a debuttare un trucco che poche altre contorsioniste occidentali possono vantare nel proprio repertorio: la verticale ad un braccio. Nel 1970 è in Svizzera da Knie, nel 1971 in Francia da Amar. Nel 1972 torna al Moulin Rouge. con il quale realizza una tournée di sei mesi oltreoceano al Corecao di Rio de Janeiro, prima di tornare nella capitale francese per tutto il 1973.

Quell’anno conosce Aguanito Merzari ingaggiato al Lido, che sposa nel 1974. Un anno dopo è in attesa del loro unico figlio, Ruby Merzari, e propende quindi per un temporaneo ritiro dalle scene per dedicarsi alla famiglia. Nel 1978, alla notizia del suo rientro in pista con una nuova variante del suo numero, la signora Scott (la madre di Francois Bronett) la ingaggia a “scatola chiusa” e la vuole nel cast che a Stoccolma. alla fine della stagione, realizza un gala di beneficenza per l’Unicef presentato da Denny Kay. In seguito è da Nock, da Achille Zavatta e fa persino in tempo, nel 1984, a lasciarsi allettare dai primi tentativi di circo di regia, per meglio dire il primo in Italia, il Clown Circus creato da Antonio Giarola. La carriera di una delle maggiori contorsioniste singole della seconda metà del secolo si chiude nell’ottobre del 1990 al Casinò Estoril di Lisbona. Ma subito inizia l’attività di istruttrice.

Testo di Alessandro Serena
Video Achivio Roland Gutleben
Ricerche iconografiche Maurizio Tramonti per “In Cammino”

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