Circusfans Italia

IL PORTALE DEL CIRCO ITALIANO

ALBERTO ORFEI REPLICA ALL’ANSA SUL PADRE ORLANDO

33

ALBERTO ORFEI REPLICA ALL’ANSA SUL PADRE ORLANDO

Alberto Orfei è risalito all’intervista pubblicata dal giornale “Folha de Sao Paulo” e risponde all’ANSA accusando l’Agenzia di aver distorto le frasi del padre Orlando e le intenzioni del reporter brasiliano, traducendo e rimontando il pezzo in maniera fuorviante e lesiva della dignità del grande artista.  


Orlando Orfei

Chi scrive è Alberto Orfei, primogenito di Orlando Orfei. E’ con vero dispiacere che ho letto il lancio odierno divulgato dall’agenzia ANSA che riprende un articolo pubblicato in Brasile dal giornale “Folha de Sao Paulo” a proposito di mio padre. Sono sdegnato del modo in cui tale articolo sia stato distorto al punto da denigrare un artista di grande fama e prima di tutto un uomo.


La traduzione fatta dall’Ansa, trasforma un nostalgico e un po’ malinconico articolo, sulla carriere di un grande personaggio del mondo del circo (e non solo del circo, perché mio padre, Grand’Ufficiale della Repubblica Italiana, ha portato il nome dell’Italia in giro per il mondo ricevendo elogi e ringraziamenti dai nostri connazionali residenti in quei lontani paesi e da molti governanti, svolgendo la funzione di vero ambasciatore della cultura e dell’arte italiana), in una calunnia denigratoria al punto di farlo passare come un indigente.


L’intervista originale porta il titolo: “A jaula do Orlando Orfei”, che letteralmente significa la gabbia di Orlando Orfei. Il significato che il giornale brasiliano vuole sottolineare, è che un uomo come O. O. che ha avuto molti animali in gabbia, vive oggi senza molta mobilità, dovuto al suo stato di salute (compie quest’anno 90 anni!) e alla lontananza dal circo, suo vero habitat naturale.


Quando il reporter della Folha de Sao paulo gli chiede se si fosse stancato di viaggiare col circo, Orlando risponde fieramente di essersi stancato di stare fermo. In un altro punto reclama che per colpa delle leggi contro i circhi con gli animali il suo complesso ha avuto sempre più difficoltà a proseguire la propria attività.


Orlando racconta quando nel 1968, uno degli organizzatori, dopo aver organizzato la tournée che lo portò in Brasile, scappò con i soldi del circo. Effettivamente da quel momento dovemmo lottare contro grandi difficoltà per riuscire a fare i soldi necessari per tornare in patria. Ma quando riuscimmo a ricostruirci un circo da zero, grazie all’aiuto di nostri connazionali che ci prestarono il materiale e le macchine per costruire le attrezzature del circo, scoprimmo che avevamo un continente a disposizione e rimanemmo in Sudamerica per quarant’anni. Questa é la grande storia di Orlando Orfei e del suo circo che ci saremmo aspettati di veder pubblicata sui giornali. Un circo che ha portato i propri spettacoli in Amazzonia, Bolivia, Cile, Perù, Brasile e Argentina. Che ha attraversato le Ande e il Rio delle Amazzoni, che ha paralizzato le strade di Bogotà e delle grandi capitali del Sud America con le sontuose parate, ma che ha avuto l’umiltà e il coraggio di entrare nelle peggiori carceri per allietare i detenuti.


Il reporter afferma che i giorni di gloria sono rimasti indietro, questo non vale solo per il nostro circo, ma tutti o quasi quei circhi che si trovano a combattere con amministrazioni ostili, regolamenti inapplicabili, una burocrazia soffocante e movimenti animalisti che quotidianamente criminalizzano il circo.
Ricardo Westin (reporter de “La folha di Sao Paulo”) afferma di aver trovato Orlando Orfei a Nova Iguaçu, città povera vicino a Rio (non in una favela come affermato dall’Ansa e da numerose testate italiane che hanno ripreso il dispaccio in questione) dove fa una vita reclusa e malinconica.


Per un uomo abituato a girare il mondo come mio padre, sicuramente il solo fatto di stare in un appartamento è malinconico, e ora che per motivi di salute deve stare in casa, è veramente avvilente, ma non per mancanza di mezzi e soprattutto non per il fatto di non poter tornare in Italia per mancanza di soldi, in quanto se vendesse solo uno degli appartamenti o dei terreni che possiede, potrebbe benissimo tornare e comprarsi una bella casa nel nostro Paese come molti circensi hanno fatto.


La malinconia di Orlando verso il suo paese è per non aver mai fatto un rientro col proprio circo. Nel 1978, tentò di farlo con suo nipote Nando, ma purtroppo, mentre rilasciava la sua prima intervista alla stampa italiana, una leonessa lo ferì alla mano facendogli perdere la prima falange del dito medio della mano destra, così che il suo tanto atteso ritorno in patria terminò in un ospedale a Milano.
Quel fatto gli è rimasto sino ad oggi, perché gli impedì di testare la fama che godeva ancora in Italia a distanza dalla sua partenza per il Sud America.


In nessun momento dell’intervista originale, lui o il reporter parlano di miseria, di stenti e meno che mai di favelas, e l’intervista nostalgica di un grande uomo che purtroppo è invecchiato e che versa in condizioni di salute non molto buone, termina ugualmente con una frase di mio padre molto ottimista: “Ascolta una cosa ed è Orlando Orfei che parla: il circo è uno spettacolo eterno. Le cose difficili se son ben fatte non terminano mai”.


In questo modo mio padre ha terminato quell’intervista e non lamentando la miseria o l’impossibilità di tornare in Italia o l’indigenza. Tutte affermazioni diffamanti ad effetto che sono state interpretate in maniera fuorviante dall’ANSA o peggio ancora dai giornali che l’anno ripresa. Sembra quasi che facessero una gara di chi drammatizzasse di più la situazione. Peraltro insieme a mio padre in Brasile ci sono la moglie, parte dei suoi figli e numerosi nipoti e pronipoti, oltre ad una schiera di amici ed estimatori che ne riconoscono il carisma e lo spessore umano ed artistico, aspetti per i quali la stampa italiana, sempre più povera e scandalistica, sembra non avere alcun interesse.


L’articolo uscito nell’Ansa, usa dunque parte dell’intervista del reporter brasiliano, ma in modo distorto e diffamatorio.

Io, Alberto Orfei, a nome mio e dell’intera mia famiglia diffido chiunque voglia diffamare mio padre e il nostro nome. E ritengo altamente lesivo della sua e della nostra dignità l’uso strumentale e distorto di un’intervista rilasciata da mio padre ad un giornale in Brasile.

 

Fonte: Alberto Orfei

22/03/2010 22.48.34

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo sui tuoi social utilizzando i bottoni che trovi qui sotto

Translate »
error: I contenuti sono di proprietà di www.circusfans.eu - Contents are owned by www.circusfans.eu.