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«Save Farasi», il gruppo su Facebook: già 1.500 gli iscritti. Il Bioparco di Roma: datelo a noi

L’ippopotamo che lo zoo vuole uccidere

Il cucciolo di 4 mesi ha commosso la Svizzera. «Se non troviamo qualcuno che lo adotta dovremo sopprimerlo»

MILANO — In Svizzera le cavie se la passano meglio degli ippopotami. Lo scorso settembre una legge sui diritti degli animali ha infatti stabilito che i porcellini d’India devono essere tenuti rigorosamente in coppia: farli soffrire di solitudine è un’inutile crudeltà. A Basilea, invece, due ippopotami maschi sono considerati troppi e, per risolvere il sovraffollamento dello zoo, l’ultimo arrivato potrebbe essere dato in pasto ai leoni.

Peggio che nella savana? Pare proprio di sì: se Farasi — così è stato battezzato il cucciolo, 4 mesi di età e già 100 chili di peso — non troverà una nuova casa, dovrà essere soppresso. La sua unica colpa è di essere stato concepito in cattività dove, finito l’allattamento, diventerà una minaccia per l’equilibrio di coppia dei suoi genitori: a Wilhelm, il papà, non farà certo troppo piacere accorgersi che il figlio cercherà di prendere il suo posto accanto ad Helvetia, la mamma. Un complesso edipico ingestibile che negli Stati Uniti viene evitato attraverso un rigoroso controllo delle nascite, mentre nei 4 mila zoo europei si tende a lasciare piena libertà sessuale agli animali. Con il risultato di dover poi risolvere il problema della prole in eccesso: o si trova una un’altra struttura, oppure si ricorre all’iniezione letale. Nel caso che il piccolo ippopotamo rimanesse orfano, a Basilea non usano troppi giri di parole: «La nostra politica è eliminare gli animali di troppo e darli in pasto ai carnivori ».

In Svizzera il destino del cucciolo — che i lettori del quotidiano Le Matin hanno votato «Svizzero dell’anno» preferendolo al tennista Roger Federer — è diventato un caso nazionale: ma come è possibile, si chiedono gli animalisti, che la star dello zoo possa fare una fine simile? Il movimento «Save Farasi » ha oltre 1.500 iscritti su Facebook e la sua fondatrice, Andrea Dindo, contatta personalmente gli zoo di mezza Europa: «Mi ripetono tutti che non hanno spazio — racconta —, e aggiungono che se non lo si dovesse trovare, sarebbe giusto ucciderlo». Il problema esiste, eccome: gli zoo non hanno fondi sufficienti per progettare ampliamenti nonostante gli ospiti indesiderati come Farasi siano ormai più di 18 mila: «È il risultato di una gestione irresponsabile, agli animali vanno sommini-strati anticoncezionali o devono essere separati quando sono in calore — dice Luigi Boitani, direttore del Dipartimento Biologia animale e dell’uomo all’Università La Sapienza di Roma —. A volte non lo si fa per banale incapacità, altre volte perché i cuccioli fanno notizia e attirano visitatori…».

Sarà a lieto fine la storia dell’ippopotamino svizzero? Di sicuro non entrerà nel mondo dello spettacolo: è stata infatti bocciata la richiesta del Cyrcus Royal di assumerlo nel proprio cast con un ruolo da protagonista. Dall’Italia si è fatto vivo l’assessore all’Ambiente del Comune di Roma Fabio De Lillo, ben felice di accoglierlo negli spazi del Bioparco. Il tempo stringe: tra una decina di mesi padre e figlio cominceranno a farsi la guerra. Tanja Dietrich, la portavoce dello zoo, creca di mostrarsi ottimista: «Siamo fiduciosi che alla fine riusciremo a trovare la sistemazione giusta per Farasi ».

Fabio Cutri

Da www.corriere.it del 24/03/09

24/03/2009 22.49.11

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