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L'”isola del tesoro” si chiama Cuba, e tra i suoi cieli …

 

L'”isola del tesoro” si chiama Cuba, e tra i suoi cieli azzurri e mari trasparenti Alessandro Serena e Marcello Chiarenza hanno scovato un “carico” prezioso, un gruppo di acrobati della troupe Los Febles, e ha aperto il forziere della fantasia. Il risultato si chiama “Tesoro”, il nuovo spettacolo firmato da Arcipelago CircoTeatro che mescola acrobazie, clownerie, musica e giochi di luce ormai diventati marchio distintivo del sodalizio Serena-Chiarenza, il primo grande esperto di storia e tecniche circensi (Mediaset l’ha cercato come consulente per il reality sul circo in programma la prossima stagione), il secondo fantasioso regista capace di usare tutti i tipi di materiali per evocare universi diversi. Nel mezzo la compagnia veneziana Pantakin, che col suo svagato clown Emanuele Paqualini assicura uno specialissimo sguardo stupito allo show, supportato anche dalle musiche del maestro Cialdo Capelli e dalla voce di Claudia Facchini.

Dopo la fortunatissima esperienza di “Creature”, in questi giorni alla Triennale di Milano dopo un tour europeo segnato da più di 200 repliche, Arcipelago CircoTeatro salpa verso i mari caldi di Cuba a caccia di nuove emozioni. «Lo spettacolo precedente si ispirava chiaramente al “Cantico delle Creature”, stavolta invece abbiamo collezionato una serie di suggestioni legate al mare, alle isole, ai viaggi» spiegano Serena & Chiarenza che hanno esplorato “Robinson Crusoe”, “Moby Dick”, “L’isola del tesoro”, “Odissea”, “Il vecchio e il mare”, e persino “Peter Pan” a caccia di ispirazione. «In fondo, romanzi come questi raccontano il viaggio che tutti noi dobbiamo compiere, il viaggio della vita».

Serena, da sempre a caccia di talenti circensi, si è imbattuto lo scorso anno in questo gruppo di acrobati «dotati di un’energia interessante – spiega il 39enne nipote di Moira Orfei – Sfoggiano un’ancestrale visceralità ma anche una tecnica raffinata, eredità del legame con di Circo di Mosca. Rispetto agli artisti africani di “Creature”, i cubani usano maggiormente gli attrezzi, come la pertica, la sbarra, l’altalena, e quando saltano sembrano davvero spiccare il volo». Spunto ideale, questo, per il regista Chiarenza, pronto a scatenarsi giocando con l’immaginario legato a mare e cielo: «Se in “Creature lavoravo con la terra e il fuoco, in “Tesoro” punto su altri elementi, e cioè acqua e aria. La radice di questo spettacolo è il sogno, la manifestazione onirica. Il mare può diventare cielo, il cielo modificarsi in aria e trasformarsi in volo. Il tutto si mescola poi al repertorio acrobatico, fondamentale nei nostri lavori».

Certo, i salti, «per noi, hanno una valenza simbolico-poetica – avverte Serena – e lo spettacolo presenta pure una componente di rischio». Vedremo così gli acrobati catapultarsi nel blu e volare attraverso una «porta che si affaccia sul cielo, sul sogno, sul mare», novelli Peter Pan smaniosi di intraprendere nuovi viaggi. E proprio osservando gli atleti al lavoro sugli attrezzi che Chiarenza ha immaginato una finestra, da collocare sull’altalena, che funge da “porta” verso altri mondi. Per arrivarci, basta imbarcarsi «sui velieri della fantasia – spiega il regista – Mi interessava l’immagine evocativa: ho così immaginato piccoli e grandi velieri che sembrano navigare sul mare. O forse in cielo». Lo ribadisce pure la locandina di “Tesoro”, dove un veliero sorretto da quattro ragazzi sembra attraversare un arco “costruito” con i corpi degli atleti. «Il veliero accompagna il nostro sguardo attraverso la soglia del mare: siamo tutti spinti a trovare un tesoro. Che, in fondo, è la vita stessa». Perché “Tesoro”, ribadiscono gli autori, è un inno alla vita, proprio come i precedenti spettacoli, da “Ombre di luna” a “Creature”. «L’anagramma di Tesoro è “roseto” – osserva Chiarenza – e mi piace l’idea di poter attraversare un giardino di aria e di acqua», grazie a quadri «che scivolano l’uno dentro l’altro» conclude Serena. Un’avventura che la ditta Chiarenza-Serena sta affrontando con una certa curiosità dopo il trionfale debutto di qualche giorno fa a Faenza : «Sono orgoglioso della strada percorsa da Arcipelago Circo Teatro con Pantakin – aggiunge – siamo isolette che si sono incontrate e sono salpate per un’avventura umana bellissima». Un tesoro prezioso.

Chiara Pavan

 

Da Il Gazzettino del 24-07-06

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