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Cade la “regina” del circo: lo spettacolo continua

Moira Orfei – 75 anni – lotta fra la vita e la morte nell’ospedale San Carlo di Roma, dopo essere stata colpita in Calabria da un attacco di ischemia cerebrale. È cosciente e prega padre Pio. La sua vita, i suoi programmi, lo show di questa stagione
Moira Orfei ROMA – È cosciente e prega padre Pio. L’ischemia cerebrale l’ha colpita proprio mentre dava inizio a Marina di Gioiosa Jonica, sulle coste calabresi, al suo magico show “Brividi animali e sensazioni”, dedicato ai 50 anni della carriera. È caduta a terra ed è stata trasportata all’ospedale civile di Locri, mentre la dura legge dello spettacolo imponeva di andare avanti. E così hanno fatto: nani, acrobati, clown, ballerine, saltimbanchi, mangiafuoco, equilibristi, tigri e antilopi. Il carrozzone incantato ha eseguito i suoi numeri mozzafiato sotto l’inconfondibile tendone a strisce, mentre l’équipe medica tentava di rianimarla.

Moira la Divina, la “Signora degli elefanti”, la Callas del circo, la Om Caltoum del caravanserraglio, Moira Nazionale, un’«icona pop» – come la definiva una mostra dedicata alla sua figura – la diva creata da Dino de Laurentiis e onnipresente nei manifesti che riaffiorano continuamente sui muri della città, anno dopo anno. Moira dall’imponente toupè, dal trucco pesante, la cavallerizza virtuosa del trapezio, ma anche l’attrice e l’opinionista tv.
Ora è affidata alle cure dei personale del San Carlo di Roma, dove si tenta di lottare contro i rischi che un’ischemia così violenta può comportare su un fisico non più giovane: l’immobilità, la menomazione permanente, la morte.

«Per lei che vive soltanto dietro ai riflettori e continua a reputarsi una ragazzina si tratta di un colpo davvero forte», ha dichiarato l’addetto stampa e amico Sandro Ravagnani, che vive queste ore di attesa tra la vita e la morte con grande dolore a partecipazione. «L’ho incontrata ieri e ho potuto anche parlarle – racconta -. È lucida, non ha smesso di lottare con la sua solita grinta. E si è affidata ancora una volta, come nell’incidente stradale che ebbe cinque anni fa, al suo personale protettore: Padre Pio».

Figlia d’arte, nata dall’unione del celebre clown “Bigolon”, Riccardo Orfei, e di Violetta Arata, l’avventura di Moira Orfei, Miranda all’anagrafe, inizia nel 1931 a Codroipo, piccolo paese in provincia di Udine, ma la sua è praticamente una vita tutta vissuta all’ombra del tendone. Cavallerizza spericolata, virtuosa del trapezio ed acrobata, nel 1950 è la stella del circo nazionale Orfei dello zio Orlando.

Quattro anni dopo Mario Biase la fotografa in piazza Duomo a Milano per la celebre rassegna “Gli italiani si voltano”.
Poi il debutto nel cinema e, nel ‘61, l’incontro con Walter Nones da cui nasce il circo contemporaneo Orfei. Lo stesso che nel 1977 rimase bloccato con 100 artisti e 50 animali in quella che all’inizio della tournèe si chiamava Persia e che è diventato l’attuale Iran.
Quella volta si mobilitò addirittura il ministero degli Esteri e l’armatore Achille Lauro inviò la sua storica nave per riportare il “carrozzone” sano e salvo in Italia.

E in effetti, in 50 anni di scene calcate, il circo della “Divina” ha girato letteralmente il mondo, sfidando “cortine di ferro” e regimi dittatoriali, portando la sua giostra incantata da Tripoli a Zagabria, da Salonicco a Teheran, da Montecarlo a Berlino, da Barcellona ad Istanbul. Moira Orfei

Nel 1987 furono storiche le immagini dei componenti dell’Armata rossa, spettacolo di danze e canti sovietici organizzato dal marito Walter Nones, ricevuti da Giovanni Paolo II, primi militari russi nella storia a varcare la soglia dello Stato pontificio.
Fu proprio Dino de Laurentis che le suggerì di cambiare nome, ideando per lei quell’immagine “kitsch”, specchio della sua personalità eccentrica ed esuberante, che è rimasta sempre invariata in mezzo secolo e con la quale è entrata nell’immaginario di ogni italiano.

Moira dagli occhi pesantemente truccati di nero, dal rossetto brillante, dai capelli raccolti in un’imponente turbante, dal neo marcato sopra il labbro. Un’effige che non conosce tempo, fedele alla sua gioventù “interiore” così come all’amore per il marito e alla sfrenata passione per il palcoscenico.

E di scene Moira Orfei ne ha calcate davvero tante, non solo quelle “mobili” del suo inseparabile “carrozzone”, ma anche quelle della televisione e del cinema. Dove si è prestata a interpretare per lo più se stessa, domatrice di elefanti nella vita, e dell’inetto marito impersonato da Cristian De Sica nel film di Enrico Oldoini “Vacanze di Natale ’90”.
Ma “Moira Nazionale” ha recitato anche al fianco di Marcello Mastroianni in “Casanova ’70” e di Totò in “Il monaco di Monza” ed in “Totò e Cleopatra”.

Tante le pellicole ha cui ha preso parte, così come le sue apparizioni sul piccolo schermo, soprattutto come ospite fissa di “Domenica in” negli anni Novanta.

E proprio un gran ritorno in televisione era l’ultimo, ambizioso progetto della “Signora degli elefanti”, che si stava preparando alla partecipazione come opinionista d’eccezione ad uno show tagliato su misura per lei, il “Reality Circuì” condotto da Barbara D’Urso.

Ma ieri l’ischemia l’ha colpita a tradimento, stroncando sogni e progetti che, a 75 anni, non cessavano di moltiplicarsi.

«Queste ore sono davvero difficili – ammette Sandro Ravagnani – un ictus a questa età potrebbe avere conseguenze devastanti, non solo fisiche ma anche psicologiche. Moira la conosco da più di 30 anni, la sua vita è lo spettacolo. Vederla paralizzata ed esclusa dal palcoscenico equivarrebbe ad una condanna a morte».

«Purtroppo già la madre ebbe un problema simile in vecchiaia – prosegue – e questo naturalmente contribuisce a rendere più allarmante il quadro. Ma noi continuiamo a sperare, perché ha grinta da vendere. Cinque anni fa si risollevò da un grave incidente stradale. Oggi siamo accanto a lei per farla reagire anche a questo duro colpo. Queste prime ore – conclude – sono le più importanti».

E mentre il circo Orfei si esibirà stasera in Calabria senza la sua “Signora”, Moira, trasportata in ambulanza dalla Calabria sino a Roma, si appresta al “numero” più difficile e doloroso della sua vita. Ma il circo è “una zona franca”, affermano coloro che lo conoscono bene. Nel suo cerchio magico, luogo di vita e poesia come intuì Federico Fellini, può davvero accadere di tutto.

4/8/2006

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