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Stampa: A Roma per un mese il “Cirque du Soleil”

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Eventi/ A Roma per un mese il “Cirque du Soleil”

 

di RITA SALA
LO spettacolo è sotto il tendone. Tela, plastiche, pali, anelli di metallo, corde: la casa artigianale che ogni circo, più o meno lussuosamente, fa e disfa in giro per il mondo, dandosi un tetto. Sulla pista, una manciata di sogni, i funambolismi e le abilità di Alegrìa , montaggio di attrazioni nato nel Montreal, per festeggiare il decennale del Cirque du Soleil. Nello spirito, nei tratti intimi, è un omaggio alle vecchie famiglie circensi, come dice Guy Laliberté, fondatore e presidente dell’impresa. Nella forma, un grande show di fantasticheria applicata che letteralmente esplode davanti agli occhi degli spettatori (i romani, entusiasti, hanno dato l’assalto al botteghino quelli presenti alla “prima”, ieri sera sulla Colombo, alla fine hanno applaudito come poche altre volte), saturi di grande e piccolo schermo, propensi a nutrirsi di atmosfere antiche, di suggestioni in carne ed ossa.
Alegrìa soggioga. Irresistibile . Un testo di colori e musica, gesti minimi e gesti esasperati che non raccontano una, ma mille storie insieme. Un appuntamento con la festa, il villaggio, la corte e il carnevale un ritorno alle piazze giubilanti, ai girotondi dei cantastorie, agli sberleffi e alle grazie dei saltimbanchi. Una gaiezza interiore resa immagine, ora rubandola ai viali e ai saloni di una reggia, ora risalendo i fiumi fino alla sorgente, dove sorgono le capanne dei montanari d’Oriente. E le aie durante la mietitura e la vendemmia, i fienili, i ricoveri delle bestie solo evocate, mai presenti e il cuore dei palazzi imperiali, le alcove di lusso, le emozioni del tango e del jazz, del pop e della musica klezmer, direttamente connessa con la melodia religiosa ebraica. Il tutto nel cerchio di luci crepuscolari che suggeriscono un passato favoloso, pieno di energia, da vivere come eterno presente.
Fra lampade oscillanti nel vuoto e baluginare di fuoco, gli attori/danzatori/atleti, coordinati dalla regia di Franco Dragone, si attorcigliano o si distendono a formare ideogrammi, si proiettano nel nulla, subito ripresi da intensi vortici di arcobaleno. Un moto perpetuo. Uomini volanti, contorsioniste, giocolieri, saltatori, artiste del nastro e del cerchio, clown d’assalto e di poesia… Sfarzo continuo di abiti ricamati, istoriati, rilucenti. E una Voce guida, vestita da ballerina del carillon, che conduce la grande avventura dal principio all’epilogo. Musica dal vivo. Non a caso, una colossale allegria. Il tempo? Bruciato, polverizzato, sublimato. Ogni buffone ha un re da denudare, ogni re un giullare da temere. Al di fuori di qualsiasi coordinata temporale. Il Cirque ci rammenta così che stiamo (forse) esagerando. Ma lo fa con tenerezza, la stessa che guidava gli attori di strada dai quali prese le prime mosse, quando ancora non aveva 3200 dipendenti in tutto il mondo e 700 artisti sulla pista.

 

Da Il Messaggero del 28/04/06

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