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IL CIRCO VERSO IL PRIMO CODICE DELLO SPETTACOLO: Tematiche e considerazioni

IL CIRCO VERSO IL PRIMO CODICE DELLO SPETTACOLO: Tematiche e considerazioni

Il 27 marzo si è tenuto presso il Ministero della Cultura un interessante incontro sullo spettacolo dal vivo interamente dedicato al circo (in tutte le sue declinazioni), allo spettacolo viaggiante, bande rievocazioni e carnevali storici in preparazione della scrittura del Primo Codice dello Spettacolo. Un incontro indetto dal Sottosegretario On. Mazzi e dal Direttore Generale dello Spettacolo Parente che hanno invitato le categorie e gli operatori più rappresentativi del settore per condividere i contenuti del provvedimento prima che venga licenziato nella sua forma definitiva entro il 2 maggio.

Dopo una introduzione dell’On. Mazzi (che si è detto determinato ad ampliare la copertura finanziaria destinata all’ambito circo, spettacolo viaggiante e dal vivo), è stata lasciata la parola ai presenti che hanno potuto presentare proposte, avanzare istanze, evidenziare problemi e dare contributi. Erano presenti numerose sigle sindacali dello spettacolo viaggiante, rappresentanti del mondo del circo contemporaneo, dell’arte di strada, del mondo delle bande musicali e dei carnevali storici, con una rappresentanza pressochè totale del settore. Impossibile qui elencare tutti i presenti e i temi degli interventi.

I numerosi esponenti del luna park e dello spettacolo viaggiante si sono soffermati sul tema doloroso delle aree che tocca da vicino anche il settore del circo itinerante. Si è tornati a invocare l’applicazione della legge 337 del 1968, ma anche un suo aggiornamento. Hanno inoltre chiesto di sensibilizzare i Sindaci affinché concedano aree centrali, nei cuori storici delle città, che sovente non vengono concesse non per ostilità delle amministrazioni, bensì delle Belle Arti.

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Numerosi gli interventi provenienti sia dal mondo del circo contemporaneo, sia da rappresentati del circo classico. Prima a prendere la parola Liana Orfei, accolta dal Sottosegretario con enfasi e affetto. Si sono succeduti interventi di Gaetano Montico (che tra le varie cose ha messo in evidenza un concetto di “discriminazione” nei confronti di chi esercita attività di circo con animali), Ulisse Takimiri, Paride Orfei (che ha sensibilizzato sul tema delle insegne e del nome Orfei utilizzato impropriamente, con un invito in primis ai colleghi a una maggior correttezza e senso di responsabilità su questo tema) e Tamara Bizzarro. Vibrante e accorato l’intervento del Presidente Buccioni, praticamente ultimo della mattinata, che ha ricordato il “tradimento della Repubblica nei confronti della legge del 1968” da cui a cascata deriverebbero i numerosi problemi legati al reperimento delle aree, al reale riconoscimento della “funzione sociale del circo” relegato ad arte minore, alla complessità della macchina burocratica che non coglie la peculiarità dell’ambito circense itinerante. Ha inoltre ribadito la propria personale convinzione secondo cui i due elementi distintivi del circo devono essere il tendone e la carovana, indicando quindi il concetto di itineranza perpetua come elemento distintivo dell’identità circense.

IL CIRCO VERSO IL PRIMO CODICE DELLO SPETTACOLO

CONTEMPORANO VS TRADIZIONALE: Necessità di un reciproco riconoscimento

Numerosi interventi hanno messo in evidenza la ricchezza ed eterogeneità dell’attuale scena che vede le arti circensi declinate in una ampia varietà di generi che faticano a trovare punti in comuni, almeno in queste sedi. Si è parlato di circo contemporaneo, di circo-teatro, di circo-danza, teatrodanza, circo di regia, circo di innovazione, teatro di strada, arte di strada, multidisciplinarietà. Ogni genere pretende giustamente un riconoscimento istituzionale in ordine alle sue specificità e peculiarità, e ciascuno di questi filoni prende sovente le distanze dal circo tradizionale. Viceversa è sentire diffuso tra i circensi che l’unico vero circo sia quello fatto secondo la ricetta dei propri nonni e genitori. Finchè vi sarà una rigida contrapposizione tra chi considera gli uni dei dinosauri in estinzione, e chi considera gli altri dei teatranti travestiti da circensi, il dibattito non evolve. Bisogna essere consapevoli che la scena attuale presenta una pluralità di linguaggi, che condividono alcuni elementi, ma differiscono profondamente per altri. Peraltro sono universi e generi che sovente si rivolgono a pubblici diversi, a mercati differenti, che non sono dunque necessariamente concorrenti, se non in sede istituzionale nel momento in cui attingono a contribuzione pubblica. Il circo tradizionale si sostiene con la vendita diretta dei biglietti al pubblico. Le compagnie di circo contemporaneo vendono i propri spettacoli prevalentemente a cachet a festival ed enti teatrali, che a loro volta hanno propri canali di vendita e marketing che poco hanno a che vedere con quelli del circo classico. Peraltro il decreto attualmente in vigore per l’assegnazione dei contributi già distingue tra “imprese di produzione di circo” ed “imprese di produzione di circo contemporaneo e di innovazione”.

Al di là che queste etichette siano aderenti o meno, o ulteriormente perfezionabili, è evidente che da un punto di vista istituzionale è riconosciuta la pluralità dei linguaggi circensi. Forse la cosa più opportuna sarebbe differenziare anche i parametri per l’attribuzione dei contributi per le due (o più) tipologie di realtà affinché i requisiti siano più aderenti di quanto avviene oggi. E riconoscersi a vicenda non come soggetti concorrenti. Il circo classico (sia che nel futuro avrà animali oppure li avrà interamente o parzialmente dismessi) non sarà mai soppiantato dal circo contemporaneo proprio per le peculiarità cui si faceva riferimento prima; verosimilmente i due generi continueranno a coesistere, ciascuno con le proprie prassi e logiche comunicative e di marketing. In Spagna, dove non esistono più circhi con animali, le famiglie storiche propongono progetti di circo con approcci tradizionali, pure se declinati in forme moderne, mantenendo il mercato del circo classico e convivendo con un florido mercato di circo contemporaneo e di strada. Due mondi complementari, non necessariamente concorrenti. In ultimo, una reciproca permeabilità potrebbe essere uno stimolo alla creatività per i complessi di tradizione e un arricchimento della tecnica per l’ambito della scena contemporanea che negli ultimi anni ha attinto notevolmente dal bagaglio di discipline fino a pochi anni fa appannaggio esclusivo del circo tradizionale (basti pensare all’invasione di numeri di “sospensione capillare” e più semplicemente chiamati “i capelli” nel contesto circo, per citare il caso più recente).

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La coesistenza tra contemporaneo e tradizionale non è cosa impossibile.

ANIMALI NEL CIRCO: Superamento, non dismissione

E’ intervenuto Gianluca Felicetti, presidente della LAV, invitando i circensi italiani a una riconversione, dismettendo gli animali e proponendo di impegnarsi per perorare la causa del circo presso le istituzioni affinché sostengano economicamente i circhi che rinunciano agli animali. Ha parlato di importanti famiglie italiane che già avrebbero intrapreso questo percorso. In risposta alle sue tesi e proposte sono intervenute Valeria Valeriu e Bianca Montico. Valeria ha presentato una serie di argomentazioni, studi e ricerche che dimostrano che anche nel circo è garantito il benessere animale e ha ripercorso alcuni casi di disinformazione a cura delle associazioni animaliste che hanno sovente strumentalizzato casi costruiti ad arte per demolire il circo. Bianca Montico è tornata sul concetto di “discriminazione” nei confronti dei circensi che operano con animali, partendo dagli elementi e dai requisiti presenti nell’attuale bando FNSV che contiene diversi punti che puntano a valorizzare l’attività circense senza animali. A tal proposito Fabrizio Gavosto, direttore del Festival Mirabilia, ha ricordato come numerose compagnie di circo contemporaneo contemplino la presenza negli spettacoli di animali e tornando al tema precedente ha ricordato come in Francia, patria del nouveau cirque, i contatti tra circhi di tradizione e compagnie di innovazione siano molto più normali e frequenti di quanto avvenga fino ad ora da noi.

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Su questo tema Mazzi ha fatto riferimento alle ultime pronunce del Parlamento, ricordando come in ogni caso, benchè il tema sia condensato in poche righe, si parli di “superamento” e non di “divieto” o “dismissione”. Ed è verosimile che si rimanga su quel solco.

CONCLUSIONI

Il sottosegretario Mazzi ha ricordato che al di là delle distinzioni e delle rivendicazioni singole, c’è una comunità artistica unita, che rappresenta il nostro patrimonio culturale. Anche per questo, i quattro incontri hanno avuto come filo comune le esibizioni al violino del Maestro Lea Sabatini. Ora però è il momento di concludere la stesura del testo. “Questa era una fase importantissima perchè è una fase di verifica, per capire se quello che abbiamo già scritto al 90% potesse essere vicino alle aspettative e alle richieste che sono state fatte dai vari mondi, la Danza, la Musica, il Teatro e il Circo e gli Spettacoli Viaggianti” ha spiegato Mazzi. “Adesso ci metteremo pancia a terra a finalizzare questo testo che deve essere pronto per i primi di maggio. Continueremo ad avere un rapporto di confronto con questi mondi” ha aggiunto, spiegando che confida di arrivare ad un testo “che nessuno sentirà estraneo”. 

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Ha inoltre evidenziato tra i numerosi argomenti, che saranno oggetto tutti di approfondimento tecnico, due punti divisivi e sensibili che creano frizioni nel settore: la contrapposizione contemporaneo/tradizionale e il tema animali si/no. Su entrambi i punti Mazzi si è dimostrato neutrale e attento. L’intenzione è di aprire tavoli di confronto sui due ambiti per cercare “soprattutto i temi che uniscono, piuttosto che i punti che dividono” pervenendo a soluzioni che possano essere soddisfacenti per tutti. E invitando ad essi rappresentanti dei due universi e figure di spicco che possano porsi come mediatori e cerniere tra i due ambiti. Rispetto alla questione legata agli animali, si potrebbe andare nella direzione di un sostegno verso le imprese che rinunciano ad impiegare animali nei propri spettacoli, ma al contempo tutelando (e dunque non vietando) chi sceglie di continuare ad utilizzarli. Anche questo tema sarà affrontato in un tavolo tecnico a cui Mazzi vorrebbe fossero presenti circensi, ambientalisti, rispettivi tecnici e veterinari per pervenire a soluzioni concilianti che tengano in conto di entrambe le argomentazioni.

In conclusione il Sottosegretario (che ha sottolineato di voler essere il Sottosegretario del Ministero della Cultura Popolare, dunque evidenziando l’enfasi per un concetto di cultura che non sia elitario e che non sostenga prodotti culturali distanti dal pubblico) ha letto cinque citazioni di altrettanti personaggi illustri ed intellettuali favorevoli alla presenza degli animali nel circo e leggendo il nome dell’autore al termine di ciascuna di essa. “Nel nostro operato quotidiano sovente ci facciamo guidare dagli intellettuali, e allora dobbiamo farlo sempre non solo quando ci fa comodo. Così sono andato a leggermi cosa hanno detto sul circo con animali personaggi illustri della cultura (come Fellini e Strehler) e voglio condividerle con voi”.

“Tigri ed elefanti nei grandi circhi sono delle star, sono trattati bene e rispettati, fuori sono massacrati per l’avorio o cacciati per sport” (Franco Dragone, Cirque du Soleil)

“Nel Circo si realizza l’armonia paradisiaca fra uomo e animale” (card. Ravasi)

“Un circo senza animali è un’eresia” (Vittorio Gassman)

Con queste menzioni si è conclusa una mattinata molto intensa, oltre 5 ore di confronto senza pause. Qualche intervento si poteva limare o addolcire e un tempo massimo per ogni intervento avrebbe reso il tutto più fluido e stringato, ma il Sottosegretario ha voluto lanciare un messaggio di ascolto e neutralità che è un ottimo viatico per l’apertura di una nuova fase che ci auspichiamo porti serenità nell’ambiente e una legge che rispecchi le esigenze e la istanze di tutti, senza prevaricazioni e preconcetti ideologici.

Dario Duranti

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