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INTERVISTA A GÉRALDINE KNIE: «Il circo sulle montagne russe»

INTERVISTA A GÉRALDINE KNIE «Il circo sulle montagne russe»

Géraldine Knie con il figlio Maycol junior

INTERVISTA A GÉRALDINE KNIE

«Il circo sulle montagne russe»

Géraldine Knie è la prima direttrice nei 101 anni di storia del Circo Knie. Nell’intervista racconta come sta affrontando questo difficile anno segnato dalla pandemia, la responsabilità verso il personale  e come la famiglia si sta riavvicinando.

Géraldine Knie, come va con il Circo Knie dopo che si è fermato per quasi sei mesi a causa del Coronavirus?

Intanto, è la prima volta nei 101 anni di storia del Circo Knie che l’azienda è stata costretta a rimasta inattiva per così tanto tempo. Non si è verificata una circostanza simile neanche durante la Seconda guerra mondiale. Tuttavia, occorre relativizzare la nostra situazione. La pandemia è una tragedia globale che colpisce tutti indistintamente. Da questo punto di vista, non dovremmo lamentarci troppo.

Tuttavia, dev’essere stato difficile per lei sospendere l’attività da un giorno all’altro.

Sì, è stata davvero dura. Ero preoccupata soprattutto del fatto che a un certo punto dovessi licenziare dei collaboratori. Non ci sarei mai riuscita. Abbiamo un rapporto molto stretto con tutti i collaboratori, dagli operai che montano i tendoni agli artisti. Diamo lavoro a persone che sono con noi da quarant’anni e che hanno assistito alla nascita di ciascuno dei miei figli. Il circo funziona come una grande famiglia e questa situazione straordinaria mi distruggeva. Abbiamo provato per altri due giorni dopo il lockdown, ma poi ci siamo dovuti rendere conto che non aveva senso. Così abbiamo smantellato il tendone e annullato tutte le esibizioni.

Cos’è successo agli artisti?

Non potevamo semplicemente rimandarli a casa, anche se da contratto il caso della pandemia ci avrebbe permesso di esentare dal servizio tutto il personale. Un’eventualità che però non abbiamo mai preso in considerazione, perché i nostri artisti provengono da tutto il mondo: Colombia, Argentina, Russia, Francia, Spagna, Repubblica Ceca, Italia e Ucraina. Nel consiglio di amministrazione è stato deciso che non è nel nostro stile mandare semplicemente a casa gli artisti. Abbiamo quindi fatto in modo che ricevessero uno stipendio e abbiamo anche mantenuto operativa la cucina. Successivamente, siamo riusciti a richiedere il lavoro ridotto per tutto il personale. La città di Rapperswil-Jona ci è venuta molto incontro e ci ha messo a disposizione lo spazio per le roulotte. In questo modo, gli artisti hanno potuto vivere direttamente vicino allo zoo per bambini fino a metà agosto.

Come ha fatto a mantenere alto il morale tra il personale?

Fortunatamente, la città ci ha permesso di usare un campo da calcio la sera. Così ogni giorno si sono disputate appassionanti partite, con grande gioia da parte di tutti, in particolare dei colombiani. A un certo punto ci hanno chiesto cosa potevano fare per la famiglia Knie in segno di ringraziamento. E io ho risposto: «Per favore, ogni tanto lasciate vincere anche gli altri, perché mio marito (Maycol Errani, ndr) gioca nella squadra avversaria». Sfortunatamente, i colombiani non ne hanno voluto sapere. Mi hanno detto: «Tutto, ma non questo». (Ride).

«Il Covid, un colpo alla nuca con una mazza da baseball»

L’FC Knie è stata leggendaria. Non sarebbe il momento di farla tornare in campo?

Il desiderio naturalmente ci sarebbe, ma mio padre (Fredy Knie jun. ndr) ha sempre temuto che qualcuno potesse farsi male giocando. Tuttavia, ora che anche mio figlio maggiore Ivan Frédéric è un calciatore appassionato, le cose potrebbero nuovamente cambiare. Ivan è il grande amore di mio padre e il nonno non può rifiutarsi di esaudire il desiderio di suo nipote.

C’è stato un momento in cui ha realmente temuto per il futuro del circo? Dopotutto, da un giorno all’altro sono venute a mancare tutte le entrate.

Timori ne ho avuti, e sì, anche paura che non ce l’avremmo fatta a sopravvivere come circo. È vero che mio nonno (Fredy Knie sen. ndr) ha gestito tutto così bene, da garantire riserve finanziarie per un certo periodo. Queste ultime, tuttavia, si dileguano come neve al sole di primavera. A livello emotivo, è stata una brutale corsa sulle montagne russe. L’anno scorso, il 2019, abbiamo festeggiato il nostro 100° anniversario, siamo stati al settimo cielo per quasi nove mesi e acclamati dal nostro pubblico. Poi è accaduto l’esatto contrario. È stato come se qualcuno ci avesse colpito alla nuca con una mazza da baseball.

A chi è stata affidata la responsabilità della gestione della crisi?

La responsabilità è di tutta la famiglia. Ognuno ha il proprio punto di vista, ma alla fine si è tutti d’accordo quando si tratta di decidere.

Questa crisi ha avvicinato ancora di più la famiglia? Gira voce che suo zio Rolf Knie sarà di nuovo maggiormente coinvolto.

Rolf ha sempre fatto parte del consiglio di amministrazione, ma è vero che ora è di nuovo coinvolto nell’attività operativa. Per me è molto importante. Abbiamo un’azienda così meravigliosa che dovremmo tutti perseguire lo stesso scopo, soprattutto in questi tempi così difficili.

La crisi offre anche l’opportunità di smantellare le vecchie strutture. Ora vi esibite in meno località fino a dicembre. Può essere un approccio lungimirante?

Assolutamente sì. Viaggiare costa molto e dobbiamo certamente essere pronti a riconsiderare la situazione in vista del futuro. Dopo tutto, il pubblico è anche più mobile di prima e disponiamo di altre tecnologie. Ma questo processo non è nuovo: in passato ci siamo esibiti in 60 località, mentre quest’anno sarebbero state 32.

Che cosa può dirci del suo ruolo personale? Segue le orme di suo nonno e di suo padre ed è la prima direttrice nella storia del circo nazionale.

In realtà, è già da diversi anni che mi occupo della messa a punto del programma. E anche se mio padre non è stato sempre d’accordo e a volte percepiva le mie idee come impegnative, mi ha sempre sostenuta. Il mio motto è: «chi non risica non rosica!». Se commetto un errore, però, me ne prendo le responsabilità. Tuttavia, mi piace volgere lo sguardo verso cose nuove e provare qualcosa di inaspettato.

Chi è che la consiglia?

Mio marito è certamente il mio consigliere più importante e il mio più grande sostegno. Senza di lui, non avrei mai potuto mettere insieme lo show attuale, soprattutto perché aiuta nell’attuazione pratica e se ne occupa in prima persona. È il primo a essere sul posto al mattino e l’ultimo a salire in macchina la sera. Inoltre, ha anche un bell’aspetto… (ride) Maycol è il mio terno al lotto.

Non ha mai desiderato di uscire dal sistema? Del resto, anche i suoi cugini Gregory e Franco junior non sono sempre stati nel circo.

No, anche perché i miei genitori sono sempre stati qui. Altrimenti, sarebbe potuto andare diversamente. In ogni caso, la vita da circo è da sempre il mio sogno e ho la sensazione che sia lo stesso per mia figlia Chanel, una sorta di “mini me”.

Ma è sicura che Chanel la pensi allo stesso modo?

Sì, come madre ne sono assolutamente convinta. Al mattino non è mai troppo presto per lei essere in pista. Non ho mai dovuto ricordarle l’ora dello spettacolo, anche se ha solo nove anni.

INTERVISTA A GÉRALDINE KNIE

Géraldine Knie con il suo cavallo bianco durante un’esibizione circense.


Il ritratto

Géraldine Knie, nata nel 1973, è figlia di Fredy Knie junior (74 anni) e Mary-José Galland (72 anni). Si è esibita in pista per la prima volta all’età di quattro anni. Oggi è la direttrice artistica a capo del Circo Knie. È sposata con l’artista Maycol Errani (35) e madre di Ivan Frédéric (19), Chanel (9) e Maycol junior (2). Il suo grande idolo è e rimane suo nonno Fredy Knie senior, morto nel 2003: «Non c’è giorno che non continui a pensare a lui».

Da www.cooperazione.ch del 24/11/20

INTERVISTA A GÉRALDINE KNIE

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