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Stampa: “Mon Circo ora diventerà Officina delle arti viventi”

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&ldquoMon Circo ora diventerà Officina delle arti viventi&rdquo

Sabato a Montiglio Monferrato concerto conclusivo della rassegna di circo contemporaneo. In scena il duo Griot Folà con &ldquoAnnées de solitude&rdquo tra poesia e tango

 

Lo chapiteau di «Mon Circo» si apre, pronto ad essere contaminato. L&rsquoappendice musicale della rassegna nata due anni fa a Montiglio è in programma domani sabato 27 aprile alle 21, con il concerto del duo Griot Folà. È anche un&rsquoanticipazione del cartellone 3.0 che avrà casa ancora al MontExpo di via Monviso. «Années de solitude» vede in scena il pianista Marco Di Cianni e la cantante Marzia Grasso. Insieme propongono un percorso musicale che tocca generi differenti, legati dalla poesia surreale dell&rsquoargentino Horatio Ferrer musicata da Astor Piazzolla. Ad accompagnare lo show l&rsquoesposizione artistica di Dino Brignolo, pittore cagliaritano da anni adottato dalle colline dell&rsquoAstigiano.

Ad annunciarlo è Giorgia Russo che con Alessandro Maida cura la direzione artistica di «Mon Circo» con la compagnia Magda Clan. Coppia che in Valle Versa ha preso pure casa, a Cunico.

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Ci sarà ancora circo il prossimo anno?

«Il nome resterà Mon Circo ma lascerà la denominazione di rassegna di circo contemporaneo per assumere quella di &ldquoOfficina delle arti viventi&rdquo. L&rsquoarte circense è quella più vicina a noi, ma non abbiamo mai avuto preclusioni, anzi siamo aperti a tutte le forme per crescere assieme».

Tempo di bilanci alla vigilia dell&rsquoultimo atto?

«Ci sono state sorprese. Positive e negative a dimostrazione che le difficoltà non mancano nel voler proporre arte e cultura al di fuori delle grandi città e dei circuiti tradizionali. Non è facile riuscire a vincere contro divano e televisione. Noi contrapponiamo la poltrona dell&rsquoartista e spettacoli di livello».

Qual è il comune denominatore degli spettacoli?

«Per scelta artistica lavoriamo e continuiamo a farlo gratuitamente per mettere in primo piano l&rsquoeccellenza degli spettacoli con artisti internazionali. Purtroppo la risposta del pubblico non è spesso quella auspicata, con variabili difficili da interpretare. Ma non si demorde e gli aspetti positivi non mancano».

Quali sono state le sorprese?

«La più bella e inaspettata quella di domenica scorsa quando a Casale, dove era in scena Madga Clan con cui abbiamo presentato il nuovo spettacolo &ldquoSic Transit&rdquo si è presentato un gruppo con magliette e striscione Mon Circo. Cosa commovente che ti ripaga di sforzi e delusioni».

Chi sono i &ldquofedelissimi&rdquo del MontExpo?

«Ci sono gruppi di veri appassionati che giungono da Milano, Torino e Genova. Ma anche a Scandeluzza ci sono quattro famiglie che sono sempre presenti. L&rsquoauspicio è di una risposta sempre più forte dal territorio».

In quest&rsquoottica avete avviato le collaborazioni con le scuole?

«Sì, è importante non tanto per mettere uno spettacolo in più nel cartellone ma far capire come lavoriamo. Dimostrare che arte e cultura possono migliorare la nostra vita, offrire la visione di un&rsquoaltra umanità. È stato un piacere incontrare insegnanti illuminati».

E la partnership con «Chapitombolo»?

«Agli allievi della scuola del circo abbiamo offerto il palco di Montiglio permettendo di confrontarsi con il pubblico. Grande il loro impegno nell&rsquoallestire una performance da presentare a ogni appuntamento mensile. Quella con la scuola di Monale così col mondo scolastico fanno parte della filosofia di fare sinergia. Conoscere più persone per allargare gli orizzonti».

Come sarà il «Mon Circo» che verrà?

«Terremo duro e in questi giorni definiremo i dettagli del programma 2020. Rientra in un progetto finanziato dalla Compagnia di San Paolo. Certamente la terza edizione sarà quella che segnerà il futuro. Mon Circo diventerà grande o morirà bambino».

 

Da www.lastampa.it del 26/04/19

27/04/2019 9.19.32

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