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Breakdance al circo: uno spettacolo bestiale, ma senza animali

da myhiphop.it

Mette d’accordo tutti perché non ci sono animali, visto che quelle belve di atleti che si esibiscono hanno tutti due braccia e due gambe e stanno in posizione eretta – non molto durante lo spettacolo a causa delle acrobazie – come tutti noi. Ma la vera forza di questo circo contemporaneo è quella di aver scardinato le regole di uno spettacolo centenario, rivoluzionandole dall’interno per contribuire al rinnovamento di questa arte.

Innanzitutto, nel Cirque Eloize, il tendone non esiste più. Lo spettacolo arricchito da proiezioni video in 3D invade direttamente i teatri delle città, segno della contaminazione tra le arti acrobatiche circensi e la musica, la danza ed il teatro.
E poi questi moderni saltimbanchi, termine in uso dal ‘500 che deriva da “saltare sul banco”, attribuita agli artisti che si esibivano in fiere e mercati e che raccoglievano gli oboli offerti dagli occasionali spettatori, sono
sedici artisti provenienti da dodici discipline circensi contaminate da breakdance e acrobazie in bmx, uniti nel raccontare una storia che si svolge nel cuore di una città futuristica e immaginaria. Al centro dell’ambientazione, che il direttore artistico dello spettacolo Jeannot Painchaud ha definito come “un compromesso estetico tra il fumetto, il film di fantascienza e il ricco universo dei graffiti in cui le immagini onnipresenti fanno perdere ogni punto di riferimento”, c’è un luogo dove “rifugiarsi o fuggire dall’anonimato, per esprimere la propria individualità e reclamare il possesso degli spazi pubblici ballando con la città. Un posto dove incontrarsi, un luogo di passaggio, un quartiere in cui i clan si sfidano, dove l’amore nasce e si dissolve”.
Il gruppo nasce nel 1993 dall’idea dei suoi sette fondatori originari dell’isola Magdalen in Quebec, nella cui lingua eloize significa “lampi di caldo all’orizzonte”, dove questa energia è l’ispirazione quotidiana della
compagnia. Oggi, con sette produzioni all’attivo, ha effettuato quasi 4000 performances in oltre 400 città e 34 paesi conquistando Broadway con lo spettacolo “Rain”. In Italia dal 9 al 12 gennaio al Teatro degli Arcimboldi di Milano e dal 15 al 19 gennaio al Teatro Rossetti di Trieste, tornano, dopo 4 anni d’assenza, con lo spettacolo “ID”, che simboleggia la ricerca della propria identità e individualità attraverso balli, i giochi e le acrobazie messe in scena sul palco.
La parola acrobati deriva dai termini greci acros, che significa “altezza”, “vertice” e bao, “camminare” è la parola con la quale gli antichi chiamavano i saltatori che ballavano e facevano vari giochi sopra di una corda
tesa dall’alto verso il basso sulla quale salivano e scendevano con grande destrezza. In generale ha avuto nel tempo diverse accezioni fino ad abbracciare in pratica ogni tipo di virtuosismo fisico. D’altro canto la nascita delle arti circensi si perde nella notte dei tempi. C’è chi afferma siano nate quando il primo uomo ha gridato di gioia, ha fatto un salto, ha lanciato in aria l’oggetto che aveva in mano e lo ha ripreso al volo. Per Sebastiàn Gasch, “il circo è essenzialmente uno spettacolo in cui predomina la lotta dell’uomo contro la materia per dominarla e trasformarla in bellezza”. Lo spettacolo come lo intendiamo noi oggi, si sviluppò nel 1770 in Inghilterra, ma le discipline che lo costituiscono sono antichissime. Una delle prime testimonianze risale al 2040 a.c.: un graffito rinvenuto in Egitto nella tomba di Ben Hassani che rappresenta quattro donne che giocolano con tre palline ciascuna.
E se all’inizio del ‘900 la disciplina circense riceve nuova linfa vitale da tecniche ed attrezzi provenienti dalle palestre di ginnastica, in seguito assume maggiore importanza la messa in scena con molto rilievo ai
costumi, alla musica e all’ambientazione del numero. La terza fase è quella moderna del “nuovo circo”, che ha nel Cirque du Soleil un importante punto di riferimento.
Il Cirque Eloize prova a fare un passo avanti restituendoci l’immagine di una società nella quale si cerca di realizzare se stessi riappropriandosi di uno spazio dove ciascuno contribuisce con ciò che sa fare alla riuscita
del tutto. Una sfida personale contro la forza naturale della caduta libera, resa possibile solo dall’allenamento e dal sacrificio, per uno spettacolo in gara contro lo spazio ed il tempo. (Mario Catania )

15/10/2013 11.00.56

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