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Stampa: Il nuovo circo parla un linguaggio fatto di poesia

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«Il nuovo circo parla un linguaggio fatto di poesia»

Da Altoadige

Come è cambiato il contenitore che mette insieme artisti di diversa formazione «La nostra compagnia nasce nel 2007 a Bruxelles con un cabaret particolare»

BOLZANO

Virtuosi equilibristi, giocolieri, caustici clown che utilizzano la risata come un’arma di cambiamento e ancora: acrobati, danzatori, artisti del “nuovo circo” che, con i loro numeri conducono gli spettatori in un mondo dove la poesia, la fantasia, l’immaginifico regnano sovrani. Forte di una crescente popolarità, in Europa, ma oggi anche in Italia, il colorato mix di strumenti espressivi rappresentati dal teatro-circo ritrova quest’anno nel programma del Summer Circus di Bolzano un’importante vetrina, offrendo a tutti l’opportunità di capirne meglio i meccanismi, le potenzialità, il fascino del “nuovo circo”.

Fino al 1 settembre il Parco Europa si trasforma nella casa del “circo contemporaneo”, la nuova disciplina che unisce il teatro, la danza e la musica ai numeri di abilità tipici del circo tradizionale (acrobazia, giocoleria, clown, arte equestre, arti aeree, etc.). Dando vita a spettacoli originali, con una forte capacità innovativa e, allo stesso tempo, autenticamente popolari.

La rassegna Summer Circus è un progetto coordinato dalla cooperativa “leit-motiv”, e rientra nelle iniziative sostenute dal Dipartimento cultura italiana per portare la cultura nei quartieri e nei territori della provincia, al fine di renderla accessibile a tutti.

La ricetta è quella di offrire proposte culturali per tutti i gusti, tutte le età, e tutte le lingue, nella convinzione che la cultura crea benessere e sviluppo e che sia importante promuovere programmi culturali nei quartieri al fine di renderli più belli e vivaci.

Abbiamo intervistato Giacomo Costantini, direttore artistico assieme a “Leit-motiv”, ospite in questi giorni a Bolzano.

Come definiresti il circo contemporaneo o nuovo circo ?

«Il circo contemporaneo deve stupire e affascinare il pubblico.

Con i nostri spettacoli vorremmo far nascere delle emozioni attraverso un linguaggio poetico, non verbale, che utilizza il corpo o la musica per esprimersi, in una sorta di intreccio armonico tra danza contemporanea, poesia, tecniche circensi e musica sperimentale. Il nostro progetto (El Grito Contemporary Circus), nasce proprio dalla necessità di produrre e diffondere le nostre opere e il nostro modo di fare e pensare il circo contemporaneo.

La parola “circo” è un’etichetta che si può applicare su vari contenitori. In origine, essa era per lo più utilizzata per indicare uno spazio, un contenitore di arti e artisti dalle più svariate espressioni, accomunati dalla ricerca di un’eccellenza, dal virtuosismo, ma anche dall’immediatezza del linguaggio.

Le nuove tendenze, basate sull’intreccio di modalità comunicative, hanno portato a concepire le arti circensi in una nuova ottica, aperta a nuove esplorazioni».

Com’è nata la vostra idea di fare questo lavoro ?

«La nostra compagnia nasce nel 2007 a Bruxelles dall’incontro tra me (Giacomo Costantini) e Fabiana Ruiz Diaz (Montevideo – Uruguay). A Giugno 2008, grazie al sostegno di Espace Catastrophe, nasce “Scratch & Stretch” il primo spettacolo, che in sole due stagioni estive è stato replicato più di 150 volte tra Italia, Francia e Belgio.

Grazie al successo dello spettacolo entriamo velocemente nel circuito professionale Belga.

Cofondatori de l’Immaginaire Collectif , Fabiana ed io creiamo un cabaret debuttando a Bruxelles e Berlino. Dal 2009 le energie sono incanalate nel nuovo progetto “20 DECIBEL” che sta rappresentato un eccezionale occasione di crescita artistica e professionale».

Avete già fatto lo scorso anno questa esperienza del Summer Circus bolzanino. Se siete tornati è perché vi trovate bene e perché qui c’è la dimensione giusta e per proseguire nel vostro progetto?

«Per la seconda volta è vero, il circo El Grito si stabilisce per un mese intero in un parco cittadino, noi siamo nomadi e solitamente in una città in u festival non ci fermiamo per più di quattro giorni.

Questa esperienza però è differente non solo per la lunga permanenza nella città di Bolzano, ma anche per le esperienze che stiamo facendo, lo stretto contatto con i bambini che partecipano la laboratorio di giocoleria di Arteviva, la collaborazione ormai consolidata con Leit-motiv, la meravigliosa esperienza con i “nonni” delle case di riposo, che quest’anno ripeteremo, l’incontro diretto e quotidiano con gli abitanti del quartiere e della città tutta, che ogni fine settimana ci vengono a trovare a applaudire sotto il nostro chapiteu».

(s.s.)

Da Altoadige

29/08/2013 9.54.33

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