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Stampa: Delfinari, circhi acquatici, Federfauna e….

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In queste ultime settimane da un ex ministro (turismo) é partita una nuova battaglia, questa volta contro i Delfinari.
Riportiamo in proposito un articolo che riassume questa nuova campagna, ed un comunicato stampa di Federfauna sempre sullo stesso argomento.
In coda anche un comunicato ed un articolo in merito al cambio di gestione di un canile di Lecco che vedeva coinvolta una associazione vicina all’ex ministro, una coda fuori tema ma che forse può servire a far
chiarezza in ambiente circense ai vari link che circolano sui social network (mt)

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Circhi acquatici a rischio chiusura. Parliamo del delfinario di Rimini

da inter-vista.it

L’idea l’ha lanciata l’ex ministro Michela Brambilla alla vigilia della Giornata mondiale contro la cattività dei mammiferi marini (4 luglio): una legge per la chiusura dei delfinari o, meglio, per il divieto alla detenzione e addestramento di cetacei che avrebbe come conseguenza, se approvata, la chiusura dei delfinari esistenti. Quasi di pari passo sono intervenute le associazioni Lav e Marevivo rendendo pubblica una video investigazione in cui raccontano la vita di questi animali, denunciando una serie di violazioni e sostenendo, in particolare come in Italia i delfinari non abbiano alcuna funzione educativa né scientifica o di conservazione della specie (caratteristiche in realtà obbligatorie per legge), dedicandosi esclusivamente allo spettacolo.


Ovviamente, chi ha trascorso una vita intera nei delfinari la pensa in un altro modo. Quello di Rimini è stato fondato, appena la legge istituita nel 1968 lo ha consentito, da Nemmo Fornari, agronomo e appassionato di
animali, che pochi anni prima, nel 1963 a Cesenatico aveva incontrato un delfino finito nel porto canale con cui aveva giocato e parlato tutta una serata e che aveva conquistato. Rispetto alle rivendicazioni di Lav e Marevivo, da Rimini possono rispondere nel merito.

Punto primo: a Rimini la ricerca si fa. “Grazie a mio padre – spiega Monica Fornari – negli anni Novanta, quando ancora la scienza rispetto ai delfini non esisteva, abbiamo assunto la dottoressa Raffaella Pizzi, allora appena laureata in biologia marina, come responsabile delle ricerche del Delfinario di Rimini. Oggi è considerata riferimento a livello europeo per lo studio di questi animali. Sono state sviluppate quattro aree di ricerca: etologica, bioacustica, ecologica e biologica. E’ merito nostro se oggi si può ottenere il dna dai delfini senza inciderli (bensì semplicemente strisciando il vetrino sulla pelle dello sfiatatoio), pratica che è stata ed è utile per studiare sia le malattie sia le potenzialità di questi animali. Io stessa, che per venti anni mi sono occupata del settore commerciale, andavo spesso nelle scuole per spiegare l’importanza della ricerca che stavamo portando avanti. Ancora oggi ospitiamo tantissime scolaresche”.
Il delfinario di Rimini, è, in effetti, primo in Europa per nascite e per sperimentazioni scientifiche. Sono oltre 100 le tesi di laurea state realizzate sugli animali nel vascone che ora sta all’ombra della ruota panoramica,
13 le università con cui la struttura collabora e gli studi pilota sul dna hanno conquistato anche il Cnr. Il delfinario di Rimini ha all’attivo anche una cinquanta di conferenze internazionali sulle sue ricerche nell’ambito dei mammiferi marini.

Le associazioni puntano anche il dito sul fatto che nei delfinari sarebbero consentiti incontri troppo ravvicinati del pubblico con i delfini, a scapito della salute di questi ultimi. “Gli animali, anche nel nostro delfinario, obbligatoriamente non possono entrare a contatto con il pubblico nemmeno quelli chiamati sul palco”, precisa Fornari. “I nostri istruttori sono rigidissimi. E’ una questione di igiene: un delfino può morire per un raffreddore. La specie, una volta molto diffusa (e in contrasto con i pescatori perché si nutre di pesce azzurro), adesso è in via di estinzione (categoria a1). E’ anche vero, comunque, che al delfino l’uomo piace. Ci sono tanti casi nel mondo in cui il delfino è stato protagonista per aver salvato la vita all’uomo”. Tutto in regola, assicurano quindi da Rimini. “Noi abbiamo avuto 75 ispezioni in incognito e ogni volta gli ispettori ci hanno fatto i complimenti per la modalità con cui abbiamo approcciato gli animali. Abbiamo sempre rispettato tutti i protocolli stabiliti dalla legge”.

Il delfinario dei Fornari ospita quattro delfini a Rimini, mentre due sono attualmente al parco Oltremare di Riccione. Per una attenzione sempre maggiore degli animali “abbiamo chiesto al Comune di costruire una vasca aggiuntiva per cura medica e per i parti dei nostri delfini”. Se davvero la proposta di legge per la chiusura andasse in porto verrebbero a generarsi diversi problemi. Di cui uno molto grave. “I delfini nati in cattività non possono che rimanere in cattività, sono stati allevati in casa. Se li prendessi e li abbandonassi in mare aperto sarei una criminale, probabilmente morirebbero perché loro non sono abituati a quella vita. Aldilà delle difficoltà reali di procurarsi il cibo, c’è anche il fatto che l’acqua del mare è troppo inquinata. Noi la prendiamo la ripuliamo con quarzi rosa, togliendole detriti, piombi, metalli pesanti rifiuti organici. Sinceramente prendere i nostri delfini e ributtarli nell’acqua sporca non ci va. Anche per questo, secondo me chi vuole chiudere i delfinari va contro la legge. Anzi, i delfinari sarebbero piuttosto da sostenere per il tanto che portano: emozione, ricerca, pet terapy anche con bambini autistici”.

Dall’esperienza del delfinario di Rimini, infine, è anche nata la onlus “Save the dolphins” che pone al centro “il delfino come anello di collegamento tra il mare e l’uomo. Ha i polmoni, respira come l’uomo ma sta in acqua. E’ il simbolo più interessante dell’interazione tra la terra e il mare”. Nata nel novembre del 2012, l’associazione ha il compito di “approcciare il problema della salute dell’ambiente e dei suoi abitanti, per poter parlare di condivisione e di studi di ricerca, per poter organizzare corsi formativi di conoscenza della nostra realtà marina”.

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FederFauna – Ufficio Stampa

Delfinari, Bacillieri (FederFauna): da animalisti solo solite falsita’

Il caso di Rimini

A mezzo del presente comunicato stampa l’avv. Massimiliano Bacillieri, Responsabile dell’Ufficio Legale Nazionale di FederFauna e legale di Delfinario di Rimini s.r.l., intende fornire importanti precisazioni in riferimento a due articoli pubblicati online in data 3.07.2013 e 4.07.2013 sul Corriere della Sera intitolati rispettivamente “La Brambilla vuole chiudere i delfinari: una barbarie contro animali intelligenti e sensibili” e “Attivita’ irregolari nei delfinari italiani. Lav e Marevivo: chiudiamoli”.

Nell’articolo del 3 luglio scorso, firmato Redazione Online, l’ex ministro del Turismo e ben nota NEO-paladina degli animali, Michela Vittoria Brambilla, senza citare alcuna fonte scientifica accusava i delfinari italiani di costringere i delfini “a vivere in vasche e a esibirsi per il divertimento della folla” ed etichettava tale pratica come “pura barbarie”. L’on. Brambilla continuava poi asserendo che tali delfinari neppure vantano “presunti scopi scientifici” ma solo scopi commerciali.

Dello stesso tenore disinformato e’ l’articolo datato 4 luglio e firmato da Beatrice Montini, che pubblicizza la campagna promossa da Lav, Marevivo, altre associazioni e persino alcuni personaggi dello spettacolo, di boicottaggio dei delfinari. Anche in questo caso si parla di “vita da reclusi”, si fa cenno al disturbo arrecato ai delfini dal rumore e dall’acustica dei parchi divertimento che li ospitano, causante malattie e persino morti, e infine si sottolinea nuovamente che “in Italia i delfinari non hanno alcuna funzione ducativa ne’ scientifica o di conservazione della specie”.

Tutto cio’ descritto risulta falso e privo di fondamento!

Si specifica a tal proposito che il Delfinario di Rimini e’ attivamente impegnato in progetti di ricerca scientifica avviati in autonomia e/o in collaborazione con enti di ricerca pubblici e privati quali l’Istituto CNR di Scienze Marine di Ancona e numerose Universita’ tra cui Bologna, Pisa, Napoli, Ancona, Piemonte Orientale, Torino.

Per quanto riguarda l’area etologica, la nascita presso il Delfinario di Rimini in maggio 1995, giugno 1997, settembre 2003 e luglio 2007 di quattro piccoli di delfino ha fornito l’opportunita’ di pianificare specifici programmi di ricerca, tuttora in corso, che a partire dalla gestazione, mediante l’acquisizione sistematica di informazioni sulle interazioni madre-figlio, sull’allattamento e, in generale, sullo sviluppo e sulla crescita dei piccoli hanno la finalita’ di analizzare fasi delicate della vita degli animali quali quelle legate alla riproduzione.

Nell’ambito dell’area bioacustica si svolge da diversi anni una proficua collaborazione con l’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Ancona incentrata in ricerche vertono sui sistemi biosonar dei delfini, la capacita’ di riconoscere attraverso gli echi le forme, il materiale e lo spessore di determinati bersagli, la capacita’ di classificare gli oggetti attraverso parametri geometrici.

Nell’ambito dell’area biologica, il Delfinario di Rimini contribuisce, tramite l’invio di campioni di sangue, a ricerche scientifiche di carattere genetico e biomolecolare promosse da Universita’ e Istituti di Ricerca.
In particolare è stato fornito un supporto per la “Ricerca Telethon per lo studio evolutivo del gene Distrofina” del  Dipartimento di Biologia, Universita’ di Padova, Italy per lo “Studio molecolare di Trinucleotidi instabili
presenti nel genoma dei mammiferi” del Dipartimento di Sanita’ Pubblica e Biologia Cellulare, Facolta’ di Medicina, Universita’ di Tor Vergata Roma, Italy per la “Ricerca Telethon per la definizione di uno schema genetico nell’evoluzione” di Telethon Institute of Genetics and Medicine, Ospedale S. Raffaele, Milano, Italy per lo “Studio dell’epilessia genetica” del Laboratorio di Genetica Umana, Ospedale Galliera, Genova, Italy.

Dal 2001, inoltre, il Delfinario di Rimini collabora con il Dipartimento di Morfofisiologia Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università degli Studi di Bologna (sede Ozzano Emilia) per la realizzazione di procedure di monitoraggio che non arrechino alcuna forma di disturbo o disagio per gli esemplari, si pongono come obiettivo primario l’allestimento e la validazione di metodiche non invasive per il dosaggio degli ormoni a partire da materiali alternativi al sangue come cute, sfiato, saliva o secreti oculo-congiuntivali.

Per quanto riguarda, infine, l’area ecologica, il Delfinario di Rimini ha partecipato a un progetto di ricerca scientifica atto a migliorare le conoscenze sulla presenza, consistenza e localizzazione della fauna cetologica del Mediterraneo. La campagna di studio iniziata nel 1996 presso l’isola di Lampedusa (Arcipelago delle Pelagie, Agrigento) ha avuto come obiettivi primari il censimento delle specie di cetacei e lo studio eco-etologico delle popolazioni residenti nei pressi dell’isola ed ha consentito di ottenere una mappa di distribuzione di questa specie e di evidenziarne una stretta relazione con le attivita’ umane legate alla pesca a strascico.

Analogamente, nel 2001 e 2002 il Delfinario di Rimini ha nuovamente supportato uno studio scientifico condotto in ambiente naturale, contribuendo al “Progetto Delfino”, un’iniziativa di ricerca e analisi sulla presenza di Cetacei nel tratto di mare prospiciente la provincia di Ravenna. Nato dall’esigenza di indagare un tratto di mare in cui sono forti l’impatto antropico, in particolare per la presenza di piattaforme per l’estrazione di gas, il progetto ha come scopo primario rilevare l’effettiva densita’ di delfini presenti nell’area in qualita’ di indicatore dell’evoluzione dello stato di salute dell’ecosistema marino.

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Il canile di Lecco dice basta alla Brambilla

da merateonline.it

Freccia 45
associazione di protezione e difesa animale

Comunicato stampa
IL CANILE DI LECCO DICE BASTA ALLA BRAMBILLA
Dopo aver incassato un decennio di polemiche ora, paradossalmente, è Michela Vittoria Brambilla a contestare la nuova gestione avviata pochi giorni orsono.

Lecco, 21 marzo 2013 – Dopo anni ed anni di battaglie non solo mediatiche, MICHELA VITTORIA BRAMBILLA è stata costretta ad abbandonare il CANILE DI LECCO.
Al suo posto, dal 1° marzo 2013, si è insediata nella struttura lecchese la COOPERATIVA SOCIALE DUE MANI, coadiuvata da volontari appartenenti all’associazione AMICI DEL RANDAGIO che già si occupa della
gestione dei canili di Erba e di Mariano Comense.
La contestatissima gestione facente capo alla LEIDAA, Associazione fondata da MICHELA VITTORIA BRAMBILLA nel settembre 2002, infatti, era stata oggetto di aspre critiche finite sui tavoli della Procura della
Repubblica presso il Tribunale di Lecco.

“Alla riunione del 14 marzo abbiamo da subito notato che i nuovi gestori vantano una metodologia avanzata del rapporto con il cane e una gestione trasparente e logica, a partire dall’ottimizzazione dei costi tramite le raccolte di cibo presso punti vendita specializzati e supermercati” commenta LAURA GREPPI, Vice Presidente di FRECCIA 45, che continua “In sole 3 settimane gli Amici del Randagio stanno gestendo problematiche mai risolte in anni: dal sopralluogo in sicurezza dello stabile, alla sistemazione di tutte le documentazioni e schede identificative degli ospiti del canile, all’inserimento di un comportamentista con conseguenti cartelli di segnalazione dei cani definiti particolari”.

Nonostante le polemiche accese nei giorni susseguenti proprio dall’ex Ministro Brambilla su una morte di un cane mai dato in adozione in ben 6 anni di gestione, il povero maremmano Billy, tutti i volontari plaudono all’inizio di una nuova era e con loro anche FRECCIA 45, che si è dichiarata disponibile a collaborare per una gestione che sarà caratterizzata dalla dinamicità in nome della tutela e del benessere animale.

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Al canile di Lecco chiusa l’era Brambilla

da corrieredilecco.it (6 marzo 2013)

Lecco – Cambio di gestione al canile comunale di Lecco: l’associazione Leidaa, fondata e presieduta da Michela Brambilla (foto), lascia dopo dieci anni. Il Comune ha incaricato un’altra organizzazione, la cooperativa sociale Due Mani.

AMICI DEL RANDAGIO. La decisione di Palazzo Bovara giunge dopo dopo che, nel novembre scorso, il bando comunale  per la gestione e gli interventi di miglioramento della struttura era andato deserto. Il compito di coordinare le attività del ricovero degli animali ora toccherà a Marco Folloni, presidente dell’associazione “Gli Amici del Randagio”.

FAVORIRE LE ADOZIONI. Dall’assessore comunale Armando Volontè, i ringraziamenti di rito. “Ringrazio l’associazione Leidaa – dichiara – per il lavoro svolto in questi anni e per l’impegno di queste settimane che sta garantendo un cambio di gestione positivo. L’obiettivo dell’amministrazione comunale è quello di continuare a garantire un servizio e di collaborare con tutte le associazioni animaliste del territorio, valorizzando il ruolo dei volontari, vera risorsa per il canile, che continueranno a prestare la loro attività. Vogliamo lavorare per favorire le adozioni in tempi rapidi. Questo – conclude – è certamente il modo migliore di voler bene ai nostri amici a quattro zampe”.

PRIMA FASE. La prima fase della nuova gestione durerà 4 mesi. Con questo nuovo modello gestionale, il Comune di Lecco stipulerà direttamente le convenzioni con gli altri Comuni del territorio, chiamati a versare il corrispettivo economico di 0,79 euro per abitante per l’estensione del servizio fuori dai confini comunali lecchesi.

 

20/07/2013 12.11.02

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