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29/01/2012 10.30.02

Da lacittadisalerno.gelocal.it del 28-01-12

Larible, professione clown

E’ la stella di Scenari Pagani

 

di Paolo Romano

E’ sulla scena internazionale da un quarto di secolo come uno degli artisti più poliedrici. Lui è il clown David Larible, che il primo febbraio alle ore 21 al Teatro Sant’Alfonso di Pagani aprirà la quindicesima edizione di “Scenari pagani”.

Larible rappresenta la settima generazione di una famiglia di antica tradizione circense. Nel 1988 ha vinto il Clown d’Argento al Festival di Montecarlo, nel 1999 ha superato sé stesso vincendo il Clown d’Oro. E’ il terzo clown nella storia del circo ad averlo ottenuto, dopo Charlie Rivel e Oleg Popov.

Larible: che rapporto c’è tra comicità e poesia?

Miller diceva che il clown è un poeta in azione. Ma dipende. Tra comicità e poesia ci può essere un rapporto stretto e può non esserci per nulla, dipende da chi la fa, da come si esprime. Non puoi deciderlo tu, a priori. E’ il pubblico che eventualmente coglie il nesso, l’anima poetica sottile.

A volte la comicità, all’opposto, sconfina nella volgarità. E’ d’accordo?

Dipende anche in questo caso, da chi fa comicità: Roberto Benigni può dire una parolaccia e non risultare volgare. Altri possono essere volgari persino nel declamare dei versi della Divina Commedia. Totò ha detto una sola parolaccia in tutta la sua carriera, nel film “I due colonnelli”, quando si rifiuta di sparare e viene ammonito: “badate colonnello: io ho carta bianca! E ci si pulisca il culo” risponde Totò. Come si fa a dire che è stato volgare in quell’occasione di grande comicità?

Dal circo al teatro. Quali differenze?

La differenza è sostanziale. Al circo è più difficile: sei al centro di un palcoscenico circolare. Il pubblico ti guarda da ogni angolazione, devi saper essere espressivo anche alle spalle.

Quali emozioni si provano quando si entra sotto lo chapiteau?

La pista per noi è come un santuario, come una cattedrale. Lì hai mosso i primi passi, non solo di artista ma anche di bambino. Noi ci siamo nati e in quel circolo d’erba e segatura, dove se cadi non ti fai male, la mamma ci ha fatto esercitare a camminare. Lì ci siamo innamorati, guardando le nostre donne esibirsi. Per la gente del circo la pista è un luogo sacro

Quando appenderà al chiodo le scarpe del clown, scriverà un libro?

Un libro si scrive per dei lettori. Non so se queste cose possano interessare a qualcuno. Forse, se Dio mi darà la possibilità di vivere a lungo, mi piacerà un giorno scriverlo per i miei nipotini.

Lei è italiano e nelle sua vene scorre sangue francese. Con i circhi ha girato il mondo, apprezzando tutte le tradizioni circensi. Quali sono le peculiarità dell’arte circense italiana?

Penso sia la più importante: l’italiano Antonio Franconi è stato il più grande pioniere del circo. All’origine del circo nel mondo ci sono anche gli italiani Ciniselli. Abbiamo una grande tradizione alle spalle.

Oggi come vanno le cose?

Non sempre questa tradizione viene onorata. Ma devo dire che ci sono ottimi circhi. A volte sento dire: non vado al circo perché mi mette tristezza. Vuol dire che lo spettacolo non è all’altezza. Il circo, fatto bene, è uno spettacolo di bellezza ed eleganza.

Forse ci sono in giro troppi circhi piccoli?

Non è una questione di grandezze. Conosco piccoli circhi che fanno un lavoro eccezionale, con artisti validissimi, e grandi circhi che si sono adeguati ad un livello basso.

Quali sono gli scrittori preferiti da David Larible?

Ce ne sono tanti. Da Mark Twain a Gabriel Garcia Marquez, passando per Hesse,  Kundera e Pirandello. Tra i contemporanei: Baricco, Camilleri e Maraini.

 

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