THE PEKING ACROBATS – La grande … |
THE PEKING ACROBATS – La grande tradizione acrobatica cinese in scena direttore della compagnia Ken Hai, coreografia Ya Bo Wan costumista Ya Jian Zhang. In scena nel Teatro Comunale di Pordenone. * * * Pordenone L’avvio dello spettacolo è quasi sottotono, domina una monocromia: poi, all’improvviso, con un’esplosione di luci e di colori il tutto si anima e lascia spazio a una serie incredibile di “giochi”. A quel punto ti lasci andare e ti godi le performance di acrobati e giocolieri in un fluire continuo di figurazioni e di atletismi, nei quali domina la sincronizzazione di corpi e gesti. Da quelli eleganti ma “muscolosi” degli acrobati maschi, a quelli più lenti, raffinati, ma non meno difficili delle donne. Il tutto modulato al suono delle musiche orientali (a parte un passaggio “occidentale”). Sono questi i “Peking Acrobats”, giunti a Pordenone per la stagione teatrale (quest’anno un filone è dedicato al tema del teatro-circo), dove hanno riscosso un successo pieno e calorosissimo per la bravura e la perizia con cui affrontano numero dopo numero la ricerca di un limite che sembra spostato sempre più in là, quasi si dovesse vincere la sfida del suo superamento. Ma, attenzione: i “Peking Acrobats” non sono degli automi, sono esseri umani e come tali fallibili e magari un esercizio (sui tanti) anche a loro non riesce. Ma è questione di un attimo e il risultato non è certo inficiato. Inutile qui parlare dei vari numeri (ma bellissimi quello femminile con candelabri e candele accese, quello dei due “leoni”, quelli giocati con le sedie per arrivare sempre più in alto o le piramidi e pagode umane): va piuttosto messa in evidenza la storia, la cultura e la tradizione cinesi che stanno alla base di questo spettacolo. Nulla si improvvisa, ma tutto si può affinare nel tempo e perfezionare ed è ciò che avviene nell’arte circense cinese. E se alle nostre latitudini i “divi” sono gli attori o cantanti leggeri e lirici, in Cina lo sono gli artisti del circo, perché la loro capacità di affrontare un’attività così difficile merita rispetto e porta prestigio. E naturalmente l’applauso del pubblico. Nico Nanni da: “Il Gazzettino”, 15/11/2007 |
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