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Stampa: «Corteo», sognando con Fellini tra clown, angeli e acrobati

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cirque du soleil

20 settembre 2019 – 20:35

«Corteo», sognando con Fellini
tra clown, angeli e acrobati

Debutta in Italia lo spettacolo più amato della compagnia canadese. Il regista Daniele Finzi Pasca: giocolieri e angeli per celebrare l&rsquoamicizia

di Laura Zangarini

&laquoCorteo», sognando con Fellini tra clown, angeli e acrobati

Scale che cercano disperatamente di raggiungere il cielo marionette viventi acrobazie aeree su giganteschi lampadari chandelier giocolerie che sfidano la legge di gravità hula-hoop volteggianti contorsionisti sospesi su pali volanti. E angeli in volo, grandi e piccoli, incarnazione di luce e dolcezza.

«Corteo», forse lo spettacolo di maggior successo del Cirque du Soleil, di sicuro uno dei più ammalianti e immaginifici della compagnia canadese, sarà in prima europea al Pala Alpitour di Torino dal 26 al 29 settembre, e poi a Milano (Mediolanum Forum, 2-6 ottobre), Bologna (Unipol Arena, dal 9 al 13) e Pesaro (Vitrifrigo Arena, dal 17 al 20). Scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca, uomo di teatro che viene dalla tradizione del clown, lo show, spiega il regista nato a Lugano, in Svizzera, 55 anni fa, «racconta la storia di un funerale. Di un clown, Mario il sognatore (interpretato dall&rsquoemiliano Mauro Mozzani, ndr) che sogna il suo ultimo addio, immaginando che a esso partecipino e si uniscano le molte persone incontrate nella sua vita, gli amici con cui ha viaggiato per il mondo. Una fanfara, una sorta di circo immaginario con molta musica e sovrapposizioni di immagini. &ldquoCorteo&rdquo è, in definitiva, una celebrazione dell&rsquoamicizia, del piacere di lavorare e sognare insieme, della gioia di vivere. Ma è anche un profondo omaggio al circo, che rimanda al mondo onirico di Federico Fellini, ai &ldquoClowns&rdquo del regista riminese, un lungo viaggio nei ricordi di un bimbo che amava il circo».

Dalla première del 2005 a Montréal, «Corteo» ha visitato oltre 60 città in 19 Paesi del mondo, ed è stato visto da più di 8 milioni di spettatori. Una macchina scenica imponente, con costumi sontuosi e stratificati (260, creati dalla costume designer Dominique Lemieux), un sorprendente palcoscenico rotante (ideato da Jean Rabasse), al cui centro è disegnato un labirinto che riproduce le dimensioni e le proporzioni di quello, celebre, della cattedrale di Chartres, un&rsquoorchestra dal vivo e le musiche create da Maria Bonzanigo, compositrice e direttore musicale dello spettacolo.

Nel trasferimento di «Corteo» dal grand chapiteau (il tendone) ad arene e palazzetti, si è puntato molto sull&rsquoaspetto acrobatico e tecnologico dello spettacolo. «Nel processo di rimontaggio &mdash sottolinea Finzi Pasca &mdash, certi spettacoli del Cirque finiscono col perdere un po&rsquo della loro magia. Corteo rappresenta un&rsquoeccezione, grazie anche a un palco a pianta centrale e a una scenografia che è praticamente la stessa dello chapiteau, con la sala divisa in due da un grande sipario e un&rsquoazione scenica speculare che porta gli artisti vicinissimi al pubblico. Una condizione che rende più facile immergersi a fondo nel mondo onirico creato dallo spettacolo, e vedere i piccoli dettagli che in una dimensione più grande probabilmente non si riesce a cogliere del tutto. Abbiamo lavorato sodo per mantenere la stessa poesia e lo stesso fascino del tendone, per sorprendere lo spettatore ma, soprattutto, per emozionarlo e toccarne le corde più profonde».

Dieci anni dopo «Corteo», per il Cirque du Soleil Finzi Pasca ha diretto «Luzia» ma è anche regista di grandi opere liriche (come il «Requiem» e l&rsquo«Aid»a di Verdi per il Mariinsky Theatre a San Pietroburgo, «Pagliacci» e «Carmen» per il Teatro San Carlo a Napoli) e cerimonie olimpiche (imponente quella di chiusura di Torino). «Progetti costosissimi, uno spettacolo del Cirque du Soleil può impegnare 40 milioni di dollari: &ldquoCorteo&rdquo conta una cinquantina di artisti in scena, otto sono medaglie olimpiche. È necessario il massimo rigore, non si può improvvisare». Molti sono gli angeli che lo spettatore vede volare, gli spettacoli del regista ticinese hanno spesso titoli che evocano il cielo e il firmamento. «Ci sono popoli che vivono nel deserto e non sanno cosa sia il verde altri che non hanno mai visto l&rsquooceano. Il cielo è il punto di riferimento che ci accomuna tutti. È spiritualità, religione, mistero, destino».

Da www.corriere.it del 20/09/19

 

21/09/2019 8.37.13

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