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Lo spettacolo popolare tra pensiero unico e tradizioni secolari

Lo spettacolo popolare tra pensiero unico e tradizioni secolari

Lo scorso dicembre il Ministro Bonisoli ha annunciato in un appassionato post su Facebook la sua ferma volontà di porre fine al circo con gli animali, le cui origini vengono tracciate nei rituali circensi magici e sciamanici nell’Antico Egitto, ma che probabilmente ebbero simbolicamente inizio allorché primitivi umani si radunarono intorno a un fuoco ed uno di loro volle mostrare agli altri le sue peculiari abilità nel provocare riso e stupore.

Cuore e radice di ogni forma di spettacolo umano, esperienza accomunante multi-etnica, multi-religiosa, multi-linguistica da tempi remoti e non sospetti di pensiero globalizzante, frutto di esemplare cooperazione tra esseri umani e animali, luogo di storica anticipazione di emancipazione femminile rispetto ai tempi, oggi lo spettacolo viaggiante con animali in Italia rischia di scomparire.

Tipico esempio di debolezza del pensiero umano positivo, la critica al circo prende le mosse ed ha il sopravvento nella cultura decadente dei social quando ignoti da tastiera vengono incomprensibilmente a prendere il posto di competenti veterinari e una foto di provenienza dubbia spacciata per crudele sfruttamento degli animali vale più di leggi di tutela ferree, della logica e di ogni testimonianza di vita. “Non esiste segreto più intimo di quello di un domatore con il suo animale: non mi stupisce che questo oggi giorno possa non essere più compreso” dice Flavio Togni, erede della grande dinastia circense, uno dei più grandi domatori di elefanti della storia del mondo, per anni protagonista al mitico circo Barnum negli Stati Uniti d’America e titolare del Circo Americano. “Tutti gli animali del nostro circo sono nati in cattività, cresciuti con noi, sono parte della nostra famiglia hanno un valore immenso e costano un patrimonio in termini di consumi giornalieri e necessità: perché mai qualcuno non dovrebbe salvaguardarli e circondarli di ogni attenzione? Un elefante consuma 70 kg di fieno al giorno, 25 kg. di mangime e 8 chili di mele e carote, producendo 160 litri di urine necessita di camion e strutture speciali: come si può pensare non ci sia una grande passione che va al di là della razionalità odierna?”.

Lo spettacolo popolare tra pensiero

L’attuale attacco da parte di rumorose frange nel nostro paese contrasta per altro con un immaginario collettivo in cui il circo creatore di illusioni pare essere sempre più presente nelle principali espressioni artistiche a livello internazionale: dalla letteratura al teatro, alla musica, ai video, alla moda e alla fotografia il circo appare sempre più incontrastabile simbolo di vita comunitaria e simbiotica, in cui connotazioni nostalgiche si confondono con ipotesi e stili di vita futuribili. Solo nel cinema quest’anno due tra i principali prodotti di Hollywood vedono protagonista lo spettacolo viaggiante: The Greatest Showman e Dumbo. Sembrano invece spariti nel nostro Paese gli straordinari intellettuali di un tempo che fecero del circo la propria casa e lo riprodussero in ogni modo decantandone l’umanità e la portata culturale nel sorgere delle moderne arti di rappresentazione. Liana Orfei, Regina del circo e musa di Federico Fellini, amava ripetere al Maestro, ogni volta che lo incontrava: «Federico ricordati, nel nostro circo c’è sempre una roulotte per te». La rappresentazione onirica di Fellini pareva prodursi all’interno di un enorme chapiteau che tramutava le persone in circensi nella sua straordinaria ammirazione del mondo del circo che lo portò a realizzare tre film in cui lo spettacolo circense rappresenta il soggetto privilegiato di sfondo al film (Luci del varietà nel 1950, La strada nel1954 e I clowns nel1970).

Mario Verdone, straordinario saggista, accademico e critico cinematografico, studioso e cultore degli spettacoli popolari e del circo spiegava questa affinità non solo per il fatto che il circo fosse la culla di tutte le forme di spettacolo, compreso il cinematografo ma perché – con le parole del Maestro – “il cinema, questo modo di vivere in comunità con gli artisti impegnati nella realizzazione di un film, non è la stessa cosa che far parte di un circo? Artisti stravaganti, operai muscolosi, tecnici esperti del bizzarro, donne belle da svenire, torre di Babele formata da gente di ogni parte del globo e tuttavia capace di comprendersi, un’armata che invade i quartieri e si espande sulle piazze e le vie adiacenti, caos di richiami, di grida, di fracasso, ma anche di silenzi improvvisi […]. Tutto ciò che si verifica puntualmente e prodigiosamente nel girare un film, non è esattamente l’immagine della vita del circo?».

Eppure il tam-tam comunicativo globalizzante opera in modo scioccante, privo di alcun rispetto verso intime storie di affetto e cooperazione tra uomo e animale e di secolari tradizioni: “Troppe volte vengono riprodotte notizie false, quando non basate sulla pura ignoranza: la foto di cavalli con la bava alla bocca come sintomo di sofferenza è tipica di questa cultura animalista che cela interessi economici dietro ad attacchi strumentali. Qualsiasi manuale equestre indica la salivazione del cavallo come dimostrazione indubitabile di rilassatezza, cooperazione e accettazione della mano “morbida” del cavaliere. Basterebbe studiare, informarsi, verificare…. L’atteggiamento del Ministero pare sordo all’evidenza che i più prestigiosi esperti mondiali di benessere animale hanno sbugiardato nella scorsa legislatura in Senato a Roma le teorie degli animalisti spiegando che gli animali nei circhi godono di un ottimo trattamento. È una cultura dell’odio cui bisogna subito mettere un argine” dice Antonio Buccioni, storico e appassionato Presidente dell’Ente Nazionale Circhi.

Liana Orfei, protagonista in teatro nelle compagnie di Eduardo De Filippo e Emma Gramatica ed attrice cinematografica con oltre 40 pellicole e collaborazioni eccellenti con registi del calibro di Orson Welles, Dino Risi, Mario Monicelli e Antonio Pietrangeli, è nella memoria di intere generazioni per il “Circo de le Mille e una notte”, nato da un’idea di Federico Fellini, coreografato da Gino Landi con costumi del Premio Oscar Danilo Donati. Erede e simbolo della più grande dinastia circense nazionale, taglia corto: “Nessuno al mondo conosce meglio di noi il tempo da dedicare ai nostri animali per giungere a numeri di tale spettacolarità. Siamo noi i veri animalisti. Evviva il Circo con gli animali!”.

La realtà degli ultimi anni vede spazi sempre più ristretti per i tendoni, amministratori locali che negano autorizzazioni per i circhi con animali nel timore di proteste animaliste e brutti titoli sui giornali, in una legislazione già di per sé giustamente molto stringente nella tutela degli animali, quanto insignificante nella considerazione degli spettacoli viaggianti e nella tutela dei veri circhi dai piccoli imitatori spesso non rispettosi delle norme.

Ma ora pare giunto il momento della riscossa. Papa Francesco pare non perdere occasione per far trasparire la sua vicinanza agli spettacoli viaggianti, accogliendo ripetutamente artisti circensi in udienza: lo scorso 30 gennaio, nel corso di una rassegna dei migliori artisti circensi italiani dall’eloquente titolo “Viva il Circo” al Pontefice italiano è stata assegnato un premio quale “più grande amico del circo”. Durante la 42edizione del Monte Carlo Circus Festival, Stephanie di Monaco ha deciso di reagire alla denigrazione del più celebrato connubio tra artisti e animali, lanciando una petizione che chieda all’UNESCO di designare formalmente il circo tradizionale come «patrimonio dell’umanità». In Italia su iniziativa del Parlamentare FdI Federico Mollicone viene istituito l’Intergruppo Parlamentare per la difesa dello Spettacolo Popolare e di Tradizione con deputati e senatori di tutti i partiti, volto a mettere non solo in luce la portata storica dell’attività circense, ma a rilevare la specificità della preparazione circense per la salvaguardia e la tutela del benessere animale. “Non esistono esperti maggiori dei circensi che per decenni hanno condiviso la propria vita con i propri animali. Le leggi a tale proposito sono già particolarmente stringenti, ma proporremo un bollino di eccellenza per quei circhi che si impegneranno in esemplari oneri relativi alla sicurezza e alla salvaguardia del benessere animale. D’altronde non comprendiamo davvero questo astio nei confronti di una categoria celebre da sempre per la propria umanità… Verificheremo quali interessi specifici possano celarsi dietro questo animalismo militante che provoca con astio qualsiasi collaborazione lavorativa tra uomo e animale” dice il deputato Federico Mollicone, membro della Commissione Cultura della Camera dei Deputati già celebre per aver sostenuto in qualità di presidente della Commissione Cultura di Roma capitale il Carnevale romano, manifestazione cult che vide 1.200.000 persone affollarsi nelle maggiori piazze del Centro di Roma intorno a spettacoli equestri che avevano al centro del proprio racconto le massime tradizioni italiane e della Città Eterna. “La storia e l’evoluzione dell’uomo è storicamente strettamente legata al connubio e alla cooperazione uomo-animale e qui trova alcune delle sue pagine più significative. In tempi moderni che vedono sparire spazi riservati agli animali selvaggi, la presunta vita in natura di animali nati in cattività è una falsità evidente. La sopravvivenza e la valorizzazione di tante specie animali è già da secoli frutto di quella natura divenuta cultura attiva e umanizzata che pretende il massimo rispetto per la coppia uomo-animale con leggi di tutela del benessere animale e controlli serrati da un lato ma con la valorizzazione dell’esperienza umana dall’altro. Quante specie sarebbero sparite oggi giorno senza la specifica attività di zoo e circhi nella progressiva opera di sparizione di vasti spazi naturali?”

Non esiste maggiore ipocrisia di un animalismo che non lotti strenuamente per considerare animali come il cavallo animali da affezione e combatta quindi il consumo di carne equina da un lato e dall’altro pretenda di vietare l’utilizzo degli equidi in spettacoli circensi. L’unica conseguenza reale di un tale atteggiamento massimalista dell’animalismo parrebbe essere la progressiva estinzione di esemplari che non trovando più spazi in natura e divenendo inutili alla produzione nel progresso tecnologico, troverebbero nel divieto negli spettacoli la definitiva fine del loro lungo viaggio di cooperazione con l’uomo.

Può la perdurante abitudine di una politica che pare temere piccole ma rumorose lobbies anziché sostenere secolari tradizioni nazionali appoggiate dal forte favore popolare decretare la fine del circo nel nostro Paese?

Marco Lepre

Da www.culturaidentita.it del 19/02/19

20/02/2019 8.45.21

 

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