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ENIS TOGNI RACCONTA IL FESTIVAL DI MONTE CARLO

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ENIS TOGNI RACCONTA IL FESTIVAL DI MONTE CARLO

11 anni anni fa, in occasione dell&rsquoedizione del trentennale del Festival del Circo di Monte Carlo pubblicammo sulla rivista In Cammino che abbiamo avuto il piacere e l&rsquoonore di curare per tanti anni, fino alla sua chiusura, una intervista a Enis Togni, vero e proprio patron del Festival di Monte Carlo la cui famiglia ha partecipato al Festival con i propri numeri sin dalla prima edizione, mise a disposizione le proprie strutture, il proprio staff e soprattutto la propria competenza artistica, tecnica e logistica. Vogliamo ricordare il Signor Enis attraverso questa intervista, curata da Francesco Puglisi, in quanto testimonia il ruolo centrale della famiglia Togni nell&rsquoaffermazione del Festival più importante del mondo.


Enis Togni con Tim Holst, talent scout del Ringling-Barnum nella giuria del Festival di Monte Carlo


Le Strutture deò Circo Americano della famiglia Togni ospitarono le prime edizioni del Festival (dal 1976 al 1988)

Enis Togni: &ldquoCosì decollò il Festival&rdquo

Trent&rsquoanni di Festival, un traguardo raggiunto che nessuno si sarebbe mai aspettato. Il Festival Internazionale del Circo di Monte Carlo ha dunque mostrato di avere una forza organizzativa straordinaria, una grande varietà di numeri, scelti da un&rsquoattenta ed esperta organizzazione avvantaggiandosi di un fondamentale contributo del nostro Paese per quanto riguarda la logistica, le strutture e la regia. Il primo circo a essere presente con le proprie strutture come è noto è stato il Cirque Bouglione, subito dopo, nel 1975 quello di Liana, Nando e Rinaldo Orfei e poi per 14 anni l&rsquoorganizzazione è toccata alla famiglia di Ferdinando Togni del Circo Americano, che con i figli Enis, Willy e Bruno, ha fatto decollare questa kermesse ormai conosciuta in tutto il mondo. Ed è proprio Enis Togni che vuole ricordare una delle esperienze più belle delle sua vita trascorse nell&rsquoorganizzazione del Festival.

&ldquoE&rsquo stata un&rsquoesperienza straordinaria &ndash racconta Enis Togni – lavorare a contatto con Ranieri III: ci ha insegnato tantissimo. Siamo stati dei pionieri in quanto abbiamo portato diversi nostri numeri (come elefanti, cavalleria e alta scuola) alla prima edizione del Festival. Ricordo come se fosse oggi, l&rsquoemozione di vedere i miei figli e nipoti, giovanissimi, presentare il numero dell&rsquoalta scuola e la classe, lo stile, l&rsquoeleganza che lo ha sempre contraddistinto, di mio fratello Bruno che ha proposto i cavalli in libertà davanti alla famiglia reale. Due numeri che hanno lasciato il segno&rdquo.

 

Come è avvenuta la vostra collaborazione con il Festival?

&ldquoIl Principe Ranieri aveva visto le nostre strutture: allora stavano 4-5 mesi in Italia, e il resto dell&rsquoanno all&rsquoestero. Si parlava molto di noi fuori dal nostro Paese e Ranieri ci convocò a Monte Carlo per questa proposta che accettai dopo un anno la nostra organizzazione ha cominciato a lavorare per il Principato a pieno ritmo&rdquo.

Come è stato il vostro primo contatto con il Principe?

 

&ldquoSua Altezza era un uomo straordinario, autoritario, di poche parole, ma fiducioso nel nostro lavoro. Abbiamo sempre avuto un buon rapporto. Ho imparato molto da lui e ho sicuramente dato a lui e al Festival la mia esperienza che lui ha saputo accettare con molta stima. Ascoltava ciò che dicevo e nonostante tutto sapeva dare e accettare consigli utili per la buona riuscita del Festival&rdquo.

Quali sono stati i momenti più brutti durante la vostra gestione?

&ldquoIl primo duro colpo fu la scomparsa della Principessa Grace nel 1983° causa di un incidente stradale. Quell&rsquoanno la manifestazione fu annullata in segno di lutto. Fu proprio Ranieri III che l&rsquoanno successivo pretese che il Festival ripartisse come sempre e nonostante la dura perdita che la famiglia Reale aveva subito il Principe con i figli Alberto, Carolina e Stéphanie ha sempre presenziato alla manifestazione. Poi nel 1991 la paura della Guerra del Golfo ha indotto gli organizzatori ad annullare nuovamente la manifestazione per ragioni di pubblica sicurezza&rdquo.

Quali, invece, le emozioni più grandi?

&ldquoMonte Carlo ha un fascino tutto suo: difficile da spiegare per chi non ha mai assistito a questa kermesse. Certamente è stato emozionante veder lavorare mio fratello e successivamente le tre vittorie di mio figlio. Flavio ha sempre avuto un debole per questa manifestazione e non ha mai rifiutato nessun invito ricevuto. E poi ospitare sotto la nostra struttura grandi numeri provenienti da tutto il mondo, riuscire ogni sera a creare un spettacolo degno di questo Festival ci ha riempito di orgoglio. Ci sono stati anni in cui abbiamo fatto veramente i salti mortali cercando di far lavorare, per esempio, due numeri di trapezio completamente differenti nella stessa sera, cercando di evitare pause e momenti morti&rdquo.

Durante la vostra gestione è stato progettato, realizzato ed installato l&rsquoattuale chapiteau di Fontvieille, il primo traguardo della stabilità del Festival…

&ldquoSì, un traguardo importante. Il Principe è stato un uomo straordinario e competente che ci ha permesso nel 1986 di realizzare l&rsquoattuale chapiteau permanente. Fu una grande scommessa e impresa. Da tempo ne parlavo con Ranieri III: io sostenevo che ci volesse una grande struttura fissa, diversa, innovativa che avrebbe permesso al Festival di progredire. Così quando portai i progetti al Principe ricordo che mi chiese se io credessi in quello che avevo proposto voleva sapere il mio punto di vista, alla luce dell&rsquoesperienza di circense. Poi mi fece alcune annotazioni e mi chiese di procedere. Così tornai a casa e mi recai dai costruttori per raccomandarmi di fare tutto al massimo. Non era mai esistita una struttura fissa di tela così grande e non nascondo di esser stato molto preoccupato quando cominciammo ad eseguire i lavori per il montaggio della stessa. La sorte ha voluto che qualche mese dopo una tromba d&rsquoaria la spazzò via in pochi secondi&hellipma ricordo come se fosse ora che il Principe non si perse d&rsquoanimo e mi chiese se potevamo rimettere in piedi la struttura in meno di un mese. Mi impegnai con i costruttori per far ripartire la macchina organizzativa e quando arrivò il nuovo tendone fu una vera e propria festa. Sono vent&rsquoanni che quella struttura è lì e continua ad ospitare i più grandi artisti del mondo: è ormai diventata un simbolo del Principato&rdquo.

Cosa pensa di questa trentesima edizione?

&ldquoCredo che la principessa Stephanie, da sempre grande appassionata di circo, abbia fatto a Ranieri III un regalo straordinario, degno del suo nome con un spettacolo irripetibile che rimarrà nella memoria di tutti e soprattutto resterà nella storia. Nessuno ce l&rsquoavrebbe fatta a rimanere incollato alla sedia per più di 4 ore a vedere lo show, se quest&rsquo ultimo non fosse stato straordinario. Vedere tutti i numeri uno esibirsi uno con l&rsquoaltro è irripetibile. So che il Principe Ranieri avrebbe voluto questo per un degno traguardo di questa manifestazione quale è il trentesimo anno e dunque è stato un po&rsquo come avere ancora Sua Altezza lì vicino a noi ad applaudire il più grande spettacolo del mondo. Sono convinto oggi più di prima che la principessa Stephanie, che durante la manifestazione di quest&rsquoanno è stata sempre presente dalle prime ore del mattino fino a notte tarda sotto lo chapiteau per preparare alla perfezione questo show, saprà ben organizzare con l&rsquoaiuto del Principe Sovrano Alberto di Monaco le prossime edizioni e che in onore di Ranieri III sarà sempre di ottimo livello&rdquo.

Una bella collaborazione quella tra la famiglia Togni e la Famiglia Reale, una splendida avventura trentennale che continuerà ancora e che nel novembre scorso ha raggiunto un momento molto elevato con la nomina dello stesso Enis Togni alla carica di Officier (Ufficiale) nell&rsquoambito della consegna delle medaglie al Merito Culturale da parte della Principessa Carolina di Hannover.

 

Francesco Puglisi

 

19/01/2017 23.35.54

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