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Il personaggio del giorno: Nando Orfei

«Devi fare un circo senza animali, me lo chiese il mio amico Fellini»

Di Gerardo Muollo

Da La Stefani (Agenzia di Stampa)

Il passo è lento e claudicante, ma lo sguardo è vispo e combattivo. «Sono un vecchio domatore, ho 78 anni ma mi sento bene». Poi abbassa gli occhi e sorride: «Se non fosse per quella tigre che mi ha quasi staccato il ginocchio… Però non ho mai odiato quella bestia, lei faceva il suo mestiere ed io facevo il mio».

Nando Orfei è fiero della dinastia circense che rappresenta: «siamo stati la prima grande famiglia del circo: io, mia sorella e i miei due fratelli, tutti gli altri che usano il nostro nome sono degli imbroglioni».

«Il circo mi dà la possibilità di girare il mondo. Ho portato il mio spettacolo in Jugoslavia, Israele, Spagna, Francia, Turchia… Questo lavoro mi dà la possibilità di svegliarmi ogni mattina con un panorama diverso. Siamo dei girovaghi. Quando accompagnavo mio padre viaggiavamo tutta la notte su una carovana di legno e un cavallo che la tirava».

 «Il circo è onore, non c’è nessun’altro lavoro che ti faccia sentire pulito come questo, siamo una grande famiglia, uniti dal fatto di essere dei poveretti che lavorano per un pezzo di pane».

Orfei racconta la grande trasformazione in atto nel mondo circense: «Per il primo anno il mio spettacolo è tutto senza animali. Un circo senza elefanti, cammelli e giraffe è un po’ triste ma è una rivoluzione necessaria, la cosa che più mi rende felice è aver esaudito il desiderio del mio grande amico Federico Fellini che mi disse: «Nando, devi fare un circo diverso, un luogo dove si possa sognare. Non si può tenere una tigre in una gabbia di quattro metri per due». Il re del circo si commuove quando parla del suo rapporto con il grande regista: «Ci siamo conosciuti nel 1961, lui cercava un clown per un suo film e si è rivolto a me, da quel momento è nata un’amicizia speciale. Per lui ho fatto anche l’autista, accompagnavo sua moglie da Bologna a Roma con la mia Ferrari. Erano altri tempi… Oggi paghiamo la crisi, la gente non viene più a vedere i nostri show, lo Stato non ci dà un euro di sovvenzione. Siamo considerati uno spettacolo di serie b rispetto al cinema e il teatro. È vergognoso, ho anche pensato di fare uno sciopero della fame. Forse non sanno che Charlie Chaplin è nato nel circo, e che i nostri artisti rischiano tutti i giorni la vita per il pubblico. Sono loro il circo del futuro, quello in cui l’uomo diventa protagonista».

Da La Stefani (Agenzia di Stampa)

15/09/2013 15.10.04

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