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Anche se riguarda persone che il circo conosce, proponiamo un articolo poco circense su cui riflettere.

Più animalisti degli animali

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l Faro on line – Che la nostra sia una società piena di contraddizioni, è cosa conclamata che non necessita tanto di acume per essere individuata, quanto di sana onestà intellettuale di altrettanto planare evidenza è la capacità di queste contraddizioni, di generare vere e proprie calamità comportamentali basate su perbenismi e ipocrisie. Gli esempi, in una fantasmagoria di forme, sono sotto gli occhi di tutti e negli articoli che dal settembre scorso ad oggi si sono susseguiti in questa rubrica, ne abbiamo visti alcuni. E’ la molteplicità infinita dei comportamenti umani, una fonte praticamente inesauribile cui attingere per toccare con mano la capacità dell’uomo di rendere sé stesso ridicolo e la cosa che rasenta l’incredibile è che tale capacità si esprime talvolta in maniera tale che, partendo da sanissimi e validissimi principi, riesce a vanificarli esagerando nei comportamenti al punto da entrare in aperto contrasto con quei valori di cui ci si riempie la bocca.

Uno di questi sanissimi e validissimi principi di cui sopra, che nel tempo è riuscito a conquistare un’importanza primaria nella nostra società, è il rispetto/amore per gli animali il risultato di anni di divulgazioni scientifiche sulle varie specie, sulla loro importanza per l’ecosistema, la sensibilizzazione promossa dalle associazioni animaliste su usanze tanto barbare quanto radicate e “legali” come la corrida spagnola, la caccia alla volpe degli inglesi o quella dei giapponesi alla balena, o illegali, come lo sterminio incondizionato al limite dell’estinzione di animali come la tigre di Sumatra, quella del Bengala, del rinoceronte o dell’elefante africano, ecc., per assurdi motivi legati a credenze popolari assolutamente infondate o per semplice profitto di pochi, hanno cominciato a dare qualche timido ma incoraggiante risultato, quantomeno rallentando e in alcuni casi, evitando l’estinzione di alcune specie.

Pure, anche in questo campo, vi sono casi dove l’integralismo diventa un modo per fare battaglie ideologiche. L’automobile rappresenta nel nostro quotidiano, un oggetto insostituibile che, in alcuni casi si pone addirittura come il principale strumento di lavoro. Praticamente tutti oggi hanno l’auto e, fatti salvi sporadici casi “senza speranza”, tutti sanno che, per essere certi di poterla utilizzare in sicurezza, un minimo di cura ne devono avere figuriamoci coloro per i quali la “macchina” costituisce lo strumento di lavoro. Ecco quindi che l’automobile viene curata, lavata, controllata e quindi mai lasciata senza olio, acqua, carburante, ecc. ecc. Ora la domanda è: “Ma secondo voi, uno che al posto dell’auto, lavora con un cavallo – e quindi ci sopravvive in quanto unica fonte di guadagno – può trattarlo male?!!!”.

Memori del “successo” ottenuto lo scorso anno nella Capitale, c’erano gli “animalisti” un sabato mattina di qualche settimana fa a Piazza di Spagna. I ferri posti sotto gli zoccoli dei cavalli, non hanno forte attrito sull’asfalto e, mentre oggi molti vetturini usano per i loro animali, ferri con uno strato di gomma sotto, lo scorso anno questa ultima novità ancora non c’era sta di fatto che un  cavallo scivolò sull’asfalto, per altro senza riportare nessunissimo danno, ma tant’è! Ciò bastò a scatenare gli animalisti che, siccome hanno tanto amore per gli animali (…almeno dicono!!!) ma evidentemente poco per gli esseri umani (e già questa è una grossa contraddizione), pensarono bene di dire di tutto e di più al vetturino, inveendo contro di lui, ma anche, da bravi animalisti amanti della “Giustizia” (che non è affatto tale in questo caso) ma totalmente indifferenti nei riguardi della giustezza, contro i suoi defunti e la madre, invocando chissà quali norme per la tutela dei “poveri” animali… e ignorando che quasi sempre, se non finissero attaccati ad una carrozza, verrebbero macellati.

E’ questo un argomento su cui torneremo ancora nel prossimo articolo, ma nel frattempo, un piccolo episodio: i cavalli, si sa, tornano sempre “a casa” – come ci insegna una cavallina storna di pascoliana memoria – beh, l’anno scorso un cavallo – un bel baio col manto lucido e il collo eretto, segni di buona salute e pieno vigore dell’animale – è partito al trotto senza il conducente, forse perché questi si era dimenticato di inserire il freno di stazionamento della carrozza l’animale, per gli animalisti stanco, spossato, privo di forze, denutrito e chissà cos’altro, era così “esausto” che se n’è tornato placidamente alla stalla trotterellando allegro per la città col suo bel collo eretto e la sua linea elegante… e il povero vetturino ansante che restava indietro con la lingua di fuori e tanta preoccupazione dentro. Dov’era la stalla? “Solo” dall’altra parte della città. (Paolo Boncompagni)

04/07/2013 13.14.25

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