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La protesta del Circo che muore

Forse a qualche turista e anche ai romani che ieri mattina si sono trovati a passare per il centro la protesta degli artisti circensi potra’ sembrare folkloristica. E invece no, gli artisti protestano, come tanti in Italia, perche’ non possono più lavorare. A differenza di altri, loro non chiedono pero’ un lavoro al governo, chiedono le condizioni per continuare a svolgere quello che hanno sempre svolto, da quando erano bambini. ”Il sistema ha violato il patto stretto con la gente del circo, – hanno denunciato ieri gli artisti circensi in una conferenza stampa a Montecitorio – non ci sono piazze dedicate alle soste (promesse per il 1969), gli animalisti sono all’attacco degli spettacoli con animali e, ancor piu’ grave, non arrivano fondi. Infatti se ai circhi va solo l’1,5% del fondo unico per lo spettacolo, alla vera attivita’ circense su un totale di 6,6 milioni ne spettano meno di 2.

I circhi stanno morendo nell’indifferenza generale, piu’ spesso nell’aperta ostilita’ per via dell’utilizzo degli animali. La distribuzione del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) li penalizza ormai da moltissimo tempo. Il 47% del Fus va alle fondazioni liriche, il 14,1% alle attivita’ musicali, il 2,45% alla danza, il 16,19% alle attività teatrali, l’1,54% alle attivita’ circensi, il 18,6% alle attivita’ cinematografiche. Sulla distribuzione dei fondi allo spettacolo ci sono discussioni sempre piu’ accese, anche perche’ i fondi calano e la torta si riduce. Certo, per i circensi vale il principio evangelico secondo il quale ”a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.

di Rosaria Amato

Da repubblica.it

18/10/2012 9.54.55

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