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Il circo arriva in città Divide la presenza degli animali

da ilgiorno.it

Lecco, 19 febbraio 2012 – Il tendone del circo si vede da lontano. Le luci e le insegne dal sapore retrò e ormai usurate dal tempo illuminano la notte lecchese. Fino a domani nello spazio a fianco del Centro sportivo Bione sarà possibile vedere all’opera gli artisti e gli animali del circo Martini-Orfei. Di mattina il tendone ha un’aria triste, la pista è vuota, qualcuno si allena, altri preparano il cibo da dare agli animali. Tayler Martini, acrobata con l’amore per i cavalli e discendente di una famiglia circense, ci accompagna a visitare il backstage Mentre racconta, alcune bambine si allenano. Aiutate da un istruttore messicano le piccole atlete provano salti e capriole. «Hanno sette anni – afferma Martini -, prima si comincia, più si ha la possibilità di educare il proprio corpo a compiere determinati movimenti senza farsi male».

 Il circo è spettacolo, ma è anche disciplina, sforzo e concentrazione che si imparano sulla pista. «Sono un acrobata, mi sono formato all’accademia di Verona, ma da quando ho nove anni la mia passione sono i cavalli – prosegue Martini -. Ho imparato a domarli da mio padre ed è come se fossi cresciuto con loro». E il legame e l’amore per il circo è un qualcosa che non si impara, ma che si ha dentro. Il nomadismo, la propensione al viaggio e al cambiamento continuo, lo spirito di adattamento e di sacrificio sono caratteristiche che si tramandano di generazione in generazione. Le grandi famiglie di acrobati, trapezisti e giocolieri custodiscono patrimoni di trucchi e numeri appresi e portati in giro per il mondo.

«In Italia non c’è una cultura circense – dice ancora l’acrobata -. In Francia, Germania e Svizzera quando il tendone arriva nelle singole città è una festa, c’è grande attesa, da noi in molti posti non ci sono nemmeno le aree attrezzate allo spettacolo». Alle parole di Martini fanno eco quelle di David Busnelli, trapezista, che dal mese di marzo si esibirà in Danimarca. «Nel circo non ci si annoia mai, si è sempre in movimento. È difficile entrarne a farne parte, bisogna nascere all’interno di questo mondo per amarlo e capirlo». «Nel mese di giugno facciamo sempre una pausa e stiamo fermi per venti giorni, mi sembrano un’eternità», aggiunge Martini.
 
Nello spazio dietro il tendone si trovano le gabbie degli animali, l’aspetto meno poetico del circo. Tayler Martini accarezza con tenerezza l’elefante che passeggia, ma c’è qualcosa di profondamente innaturale nel vedere tigri, leoni, coccodrilli e serpenti dietro le sbarre o costretti in una teca angusta. Ed è proprio la presenza degli animali sotto il tendone a dividere i lecchesi. Per Irene Cardinio sono la vera attrazione. «Voglio portare il mio bimbo e sono felice che possa vedere da vicino l’ippopotamo o il leone», dice. Decisamente critico è Paolo Stalteri che si dichiara contrario a ogni forma di costrizione o barriera. Gli fa eco Denise Pirola che si scaglia contro l’aspetto commerciale del circo. «Vedere gli animali in gabbia è triste, ma è un qualcosa che c’è sempre stato, trovo più assurdo dover pagare un costo aggiuntivo al biglietto per far fotograre il bimbo col leone».
 
di Benedetta Guerriero

22/02/2012 9.23.49

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