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Circus Klezmer

Circus Klezmer

Quando, ormai anni fa, il progetto culturale francese di investire sul noveau cirque cominciò ad avere effetti pratici anche da noi, fummo invasi da spettacoli, dibattiti, fanzine e produzioni di giocolieri e trapezisti. Era talmente ampia la diffusione di questo tipo di spettacolo, che in molti gridavano esasperati «aridatece le tigri!», quasi a dire che il circo tradizionale – quello con le tigri e gli elefanti, appunto – avesse maggior attrattiva delle forme (post)moderne di riscrittura dell’antica arte circense.

 In effetti, le caratteristiche del nuovo circo sono, per riassumere grossolanamente, evidenti: niente animali in scena (se non, a volte, animali non convenzionali, come quelli da cortile) una regia che potesse superare l’abituale struttura “per numeri” una drammaturgia che – magari insistendo sul coté poetico-lirico-emozionale o sul comico – potesse dare senso alla “forma” circo, fornendo un valore narrativo al virtuosismo, altrimenti fine a se stesso, di tanto “vecchio” circo. Lo scontro tra puristi e innovatori fu durissimo, ma certo la fascinazione era forte: tanto che, fin da metà degli anni Novanta, un uomo di teatro come Giorgio Barberio Corsetti scelse di contaminare fortemente le sue produzioni proprio con l’estetica e l’energia del noveau cirque e dedicò ampio spazio della sua Biennale Teatro agli artisti di maggior caratura internazionale.

 E mentre Brescia si mutava in capitale di settore, inventando, con Gigi Cristoforetti, un grandioso festival internazionale, a Venezia una compagnia di grande tradizione si dedicava sempre più al circo. Stiamo parlando della storica compagnia Pantakin, da sempre votata alla Commedia dell’Arte, che ha prestato attenzione, con risultati di assoluto livello, alle estetiche e dinamiche del nuovo circo. Sarà – forse, chissà – per una naturale continuità tra il codice energico, la tecnica fisica dei Comici dell’Arte e il virtuosismo circense sarà per quel procedere a canovaccio che tanto ricorda le misurate narrazioni del circo sarà perché certe maschere, in fondo, possono ritrovarsi nei clown sarà perché sono due forme di teatro estremamente popolari, fatto sta che quelli di Pantakin hanno preso la cosa molto sul serio, e nel volgere di pochi anni hanno raggiunto l’eccellenza.

Spettacoli come Creature, Ombre di Luna, o il recentissimo e potentissimo Cirk ne sono una concreta testimonianza. Ma da otto anno Pantakin organizza anche, a ridosso di Capodanno, un curioso festival: Il circo in città. Si inizia la sera del 31 dicembre e si va avanti fino al 2 gennaio, nel totale entusiasmo del pubblico veneziano, che ha affollato all’inverosimile (tutto esaurito ogni replica) il teatro Goldoni. È un festival “monotematico”, ossia dedicato: un solo ospite per edizione. Quest’anno è toccata a Circus Klezmer, vivacissimo ensamble catalano, guidato con estro da Adrian Schvarzstein (anche in scena, irresistibile, nel ruolo del “matto del villaggio”).

Ed è stata davvero una festa del teatro. Una volta si diceva “per grandi e piccini”: ed era bellissimo vedere il Goldoni stracolmo, tutti pronti a ridere, a lasciarsi coinvolgere, incantanti. La storia è esile, ma efficace: un piccolo villaggio dell’Est Europa, in un’epoca indefinita, si prepara a un matrimonio. Gioia, emozione, musica (ovviamente klezmer, suonata magistralmente da vivo), divertimento: sono tante le gag, le invenzioni, i pezzi di bravura. Clown, giocolieri pieni d’energia, una trapezista di struggente poeticità: c’è spazio persino per una parodia vivacissima di un burlesque. Il coinvolgimento del pubblico funziona: tutti un po’ spaventati e divertiti, assistevano all’ennesima scorribanda in platea, tra emozione e voglia di partecipare. Circus Klezmer è un turbinio innocente e commovente – il circo, quando funziona, deve far piangere – una vertigine di trovate e giochi: uno spettacolo calibrato, ben pensato, ben vissuto. Il modo migliore per rinnovare i fasti del noveau cirque.

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Circus Klezmer – Idea originale e regia Adrián Schvarzstein – Musicisti Petra Rochau (Fisarmonica) Rebecca Macauley (Violino) Nigel Haywood (Clarinetto) – Con Helena Bettancourt Emiliano S. Alessi Cristina Solé Joan Catalá Adrián Schvarzstein – Drammaturgia Irma Borges – Disegno scenografia Miri Yeffet Tzabar Amit – Disegno luci Francis Baena – Costumista Paulette – Produzione Ateneu Nou Barris (Barcellona)

di andrea porcheddu

Da www. delteatro.it del 05/01/11

11/01/2011 22.00.35

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