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Memorie indomabili di Orlando Orfei, il Re del Circo

Memorie indomabili di Orlando Orfei, il Re del Circo

Il clamore suscitato qualche settimana fa dall’articolo su Orlando Orfei su un giornale brasiliano, arrivato in Italia attraverso una deformata e maliziosa traduzione da parte del’ANSA e di tutti i quotidiani italiani che ne hanno ripreso alcune parti, ha avuto se non altro il pregio di far tornare alla ribalta a livello internazionale il personaggio mitico e carismatico di Orlando Orfei che quest’estate festeggerà 90 anni. Se questa cosa fosse scoppiata qualche decennio fa avremmo pensato ad una diabolica trovata pubblicitaria, come solo Orlando ha saputo escogitare nella sua fantastica carriera. Oggi pubblichiamo un’intervista a Orlando e alla moglie Herta apparsa qualche giorno fa sul giornale brasiliano “O Dia on line” gentilmente segnalataci da Liliana Soli e tradotta dal figlio Alberto.

D.D.

Memorie indomabili di Orlando Orfei, il Re del Circo

La carriera del domatore che compie 90 anni, sarà tema di una esposizione, con raccolta di famiglia.

Rio – L’uomo che è stato il più grande domatore del mondo e che oggi tenta di ammaestrare la sua memoria – nella difficile lotta contro il male di Alzheimer e la mancanza che la pista del circo, provoca alla sua vita — vedrà la sua carriera trasformata in un’esposizione. Nel 2010, quando  Orlando Orfei compirà l’8 luglio 90 anni, anche l’artista circense Herta Orfei, 76 anni, con cui è sposato da 53 anni, cerca di organizzare e trovare la sponsorizzazione per un tributo al marito.

Grande parte della fortuna si è persa quando il parco di divertimenti della famiglia Orfei, il famoso Tivoli Park, ha chiuso, nel 1995 | Foto: Deisi Resende / Aggenzia O Dia.

 “Voglio fare un’esposizione con foto, storia e filmati della carriera di Orlando Orfei. Questo è il mio maggior sogno”, rivela Herta. Tutta la raccolta del circo e del marito, fin dall’epoca in cui vivevano in Italia, è intatti, conservato in un loro capannone vicino alla casa della famiglia, a Nova Iguaçu, nella Vallata Fluminense. Oltre alle antiche fotografie e dei costumi di decenni degli spettacoli del circo, le vecchie carovane della famiglia circense, sono ancora nel cortile di casa con il materiale usato negli spettacoli.

Su una sedia del soggiorno di casa, il domatore ricorda momenti di gloria, quando arrivò a essere un multi milionario. “Non ci sono soldi al mondo che paghino gli applausi e i sorrisi del pubblico”, garantisce Orlando, che è nato sotto un tendone di circo e fece la sua ultima presentazione due anni e mezzo orsono nel circo in cui era socio con un suo amico. Sette anni fa, udì gli ultimi applausi del pubblico nella pista del suo vero Circo Orfei.

Anche se molti milioni sono andati, la famiglia oggi ha più che il necessario per vivere bene. Abita in una casa spaziosa, senza troppi lussi, come la maggior parte dei circensi, e possiede anche alcuni appartamenti a Rio in São Conrado, nella Lagoa Rodrigo de Freitas e in São Paulo nella Alameida Santos, alcuni terreni e capannoni in Nova Iguaçu. Grande parte della fortuna si è perduta quando il parco di divertimenti della famiglia Orfei, il famoso Tivoli Park, fu chiuso, nel 1995. “Indennizzammo più di 130 operai con le loro famiglie”, spiega la signora Orfei, che fra una risposta e l’altra guarda se il marito non ha bisogno di niente. “Lui è il mio grande amore. Non è perché siamo vecchi che l’amore finisce”, spiega.

Dopo la chiusura del Tivoli Park, l’impatto per la famiglia Orfei è stato grande, perché la proibizione del uso di animali nel circo ne creò una crisi. Nella stessa epoca, iniziarono a crescere i chiamati ‘circhi moderni’, nei quali gli spettacoli con artisti acrobati sostituirono i circhi tradizionali. “Circo è circo, punto e basta. Non esiste una storia di circo moderno. Il circo deve avere animali, pagliacci, pista, domatori”, difende Orlando che nel circo ha cresciuto sei figli, 11 nipoti e due pronipoti.

Dopo quella legge, fu una questione di tempo per la famiglia Orfei smontare il tendone, mettere in pensione le carovane, i camion e i costumi degli spettacoli in un enorme capannone di fronte alla casa di Nova Iguaçu.

Otto leoni e due elefanti, le passioni del domatore, furono portate a São Paulo da uno specialista di grossi animali. Da vari anni, Orlando mantiene, di tasca propria, l’alimentazione di quegli animali. Secondo Erta, solo con i leoni si spende una vera fortuna giornaliera di carne. “Ogni leone mangia otto chili di carne al giorno. Lui ha sempre detto che, se gli animali hanno dato tutto quello che ha avuto, anche lui darà a loro tutto quello che di cui hanno bisogno”, racconta.

Omaggio di Papa Giovanni XXIII

La storia del circo gli ha reso molte onorificenze. Orfei fu con decorato dal governo italiano come Cavaliere Ufficiale della Repubblica e ha ricevuto il titolo di Cittadino Onorario di Rio de Janeiro, São Paulo e Goiania. Ma il più grande omaggio fu quello di Papa Giovanni XXIII, che lo ha ricevuto cinque volte e in una di quelle, gli disse: “Orlando, il tuo lavoro è un apostolato di pace, continua a portare al mondo e alle famiglie cristiane l’allegria”.

 “Ho sempre amato gli animali. La mia forma di ammaestrarli consisteva nel parlargli”, dice Orlando, che ha una collezione di cicatrici e ha perso il dito medio della mano destra in un attacco di una leonessa | Foto: Archivio personale

Da pagliaccio ad ammaestratore di fiere

Con l’accento italiano ancora forte, Orlando ricorda la prima volta che entrò n’una pista di circo, “Fui il pagliaccetto. Mio fratello mi collocava dentro a dei grandi pantaloni. In pista, lui infilava la mano nei calzoni e mi tirava fuori. Indossavamo lo stessa costume, solo che io ero molto piccolo”, racconta.

A 9 anni, diventò giocoliere e nella adolescenza salì sul trapezio per la prima volta, in un epoca che non si usava la rete di protezione nel circo. “Un giorno una signora chiese cosa succederebbe se lui starnutisse sul trapezio. Da allora, lui non fu mai più trapezista”, si diverte l’amico David, che lavorò quasi 20 anni con la famiglia Orfei nel circo, e oggi aiuta l’ex padrone a ricordare delle storie.

La memoria del domatore non sbaglia quando l’argomento sono i suoi leoni. “Ho sempre amato gli animali. La mia forma di ammaestrarli consisteva nel parlargli”, dice Orlando, che in 60 anni di lavoro con le fiere, ha accumulato una collezione di cicatrici e ha perso parte del dito medio della mano destra nell’attacco di una leonessa.

La famiglia Orfei venne in Brasile nel 1968 per due rappresentazioni, in Rio de Janeiro e in São Paulo, poi finì per rimanerci in Brasile dove costruì il proprio circo partendo da zero. Ma non siamo rimasti mai molto tempo in un’unica città. “Il nostro maggior viaggio durò sei anni. Fummo da Rio a Manaus, dopo a Boa Vista, Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Cile, Argentina, Uruguay, Paraguai e tornammo in Brasile”, ricorda Erta.

Le decadi del 70 e 80 furono le migliori. “Abbiamo avuto molti soldi, comprammo molti immobili  e abbiamo fatto una vita molto confortabile. Ma Orlando non ha mai voluto saperne dei soldi”, ricorda la Signora Erta. Le due figlie più giovani della copia, studiarono in Svizzera, ma la passione per il circo ha parlato più alto: “Subito dopo ritornate qui in Brasile, furono al circo”.

Da O Dia On Line (Rio) – Traduzione di Alberto Orfei

02/05/2010 15.38.33

Memorie indomabili di Orlando Orfei, il Re del Circo

 

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