Circusfans Italia

IL PORTALE DEL CIRCO ITALIANO

Stampa: Quando il circo Barnum non era in televisione…

33

Quando il circo Barnum non era in televisione…

La storia di Phineas Taylor Barnum, dell’uomo elefante, della donna cannone e della nana dalla vagina gigante.

 

“Non sono un animale, sono un essere umano” è il grido di protesta di John (Joseph) Merrick, l’Elephant Man cinematografico di David Lynch, sfruttato come animale da circo fra nani e prositute. Ma qual’è il confine, fra umanità e bestialità? Merrick non sembra un uomo, ha un corpo lacerato da ossa fuori posto, la testa deforme, senza lineamenti, troppo grossa perfino per dormire sdraiato. Muore a 27 anni, nel sonno di un bianco e nero pieno di ombre e pioggia, per aver scelto una posizione umana che non aveva il diritto di scegliere. Soffocato dalle sue stesse deformità.
Joseph Merrick, il vero uomo elefante, era uno dei cosiddetti fenomeni da baraccone che nel XIX secolo giravano il mondo al guinzaglio, nelle gabbie, insieme al circo o al seguito di padroni intraprendenti e desiderosi di far soldi. Fra questi impresari di belle speranze e sogni di gloria, Phineas Taylor Barnum, fondatore dell’ormai mitico circo omonimo. Nato nel 1810 da una famiglia numerosa, Barnum non si fece alcuno scrupolo a vendere al suo pubblico qualunque cosa pur di far soldi: dalle reali deformazioni fisiche alle mistificazioni e ai giochi di prestigio, nel circo Barnum trovavano spazio sirene e donne barbute, pulci ammaestrate e donne cannone, fino ad arrivare alla nutrice di George Washington, presentata al pubblico alla tenera età di 161 anni (presunti).
Il mondo colonialista e borghese, quel mondo che era improvvisamente diventato tanto grande e pieno di cose da scoprire e da spiegare, sfogava una curiosità feroce nei confronti delle diversità. Come Merrick, Saartije Bartman, giovane sudafricana della tribù dei boscimani, incantò Londra e Parigi: alta un metro e 35, aveva natiche troppo sporgenti e una vagina enorme, con le piccole labbra di oltre 8 centimetri. I resti del suo cervello e della vagina che l’aveva resa celebre, sono stati rimpatriati in Sud Africa qualche anno fa, a colpi di cannone e funerali di Stato, tardiva buonuscita per aver servito la scienza dell’anatomia. Charles Stratton era nano, Francesco Lentini aveva 3 gambe, Rita Cauda pesava 260 chili e faceva il numero della donna cannone. Gli Hungerkunstler, artisti della fame, si nutrivano di caffè e nicotina, e vivevano chiusi in gabbie che impedivano loro di mangiare. Il pubblico pagava un abbonamento per visitare l’anoressico di turno un giorno dopo l’altro, e vederlo deperire sulla paglia del circo. Gli impresari mettevano le mani sulle deformazioni fisiche e le peculiarità somatiche di popoli d’oltreoceano, e le davano in pasto alle perversioni mentali del pubblico pagante, abusando della retorica razzista che imperversava all’epoca e del perbenismo vittoriano. Ecco quindi a Berlino famiglie in fila per visitare un’esposizione dedicata ai “trogloditi africani”, e a Parigi giovani coppie pronte a pagare un biglietto per vedere lo spettacolo delle Folies Bergères sui Pigmei d’Africa (1886) o per ammirare i resti di Saartje in formaldeide al Palais de Chaillot. Non mancavano raccolte di fondi per aiutare i derelitti e i deformi, associazioni femminili caritatevoli e comprensive pronte a nutrire gli affamati da circo e a sorreggerli nel momento del collasso.
Barnum, capostipite di una longeva tradizione circense, arrivò ad avere oltre 1000 dipendenti, 30 elefanti, una struttura che poteva ospitare 20000 persone paganti con più piste e tendoni. Al culmine della sua fama di venditore di sogni e incubi, l’imbonitore per eccellenza si dedicò alla politica, e con un discreto successo continuò a vendere parole e fantasie al suo pubblico affezionato.
Il segreto del suo successo era lo stesso che aveva garantito a Merrick, Saartje, Stratton e a tutti gli altri una effimera celebrità: poter osservare il brutto, l’orrido e il deforme lontano da sé, circoscrivere ciò che non era comprensibile fra il puzzo degli animali e i colori sgargianti di un tendone da circo, dare un confine, una gabbia, una teca di vetro a qualcosa che non doveva scappare.
Oggi il circo Barnum gira il mondo in aereo e propone motociclisti dell’aria spericolati ma sani. Il pubblico pagante sfoga le sue malcelate curiosità osservando in televisione persone che ingoiano ragni e strisciano nel fango, si accoppiano sotto i riflettori, celebrità di carton gesso abbandonate su isole fintamente deserte, di nuovo labile il confine fra umanità e bestialità.
Prima si pagava il biglietto per vedere deformità al circo, ora basta accendere la televisione?

Da www.sabatoseraonline.it del 01/03/10

08/03/2010 21.14.46

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo sui tuoi social utilizzando i bottoni che trovi qui sotto

Translate »
error: I contenuti sono di proprietà di www.circusfans.eu - Contents are owned by www.circusfans.eu.