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IL FENOMENO
Pubblico da record a Firenze

 

Centomila spettatori per Moira
«Sì, il circo è sempre lo spettacolo più bello»

 

di Ilaria Ulivelli
FIRENZE — Più rosa di un confetto, alata di piume come un cigno, scende la scalinata della sua villa con le ruote: that’s Moira. Sì, Moira Orfei dei record, è lei la novella Wanda Osiris. Va a letto alle sei del mattino, si sveglia alle tre del pomeriggio, fa colazione in veranda e poi si affida alle sue mani per la toilette: tre-ore-tre di trucco e via in pista, guai a parlarle di lifting («Sono una zingara, non vede qua che pelle? Mica ho bisogno del chirurgo, io»). Per carità. Qui si tratta di ordinarie faccende da diva.
Signora Barbie. Su di lei hanno fatto anche un fumetto (la matita è del disegnatore Nicola Lisci), le prime strisce sono uscite in questo numero del magazine mensile tutto dedicato alla Moira nazionale. A 74 anni, che non ammetterebbe di avere neppure con una pistola puntata contro («mi sento una ventenne», dice lei), ha fatto entrare il circo che celebra i suoi primi cinquant’anni di carriera («Bell’affare – dice – così sembro una vecchia di 106 anni») nel palazzo dello sport e, in 17 giorni di spettacolo al Mandela Forum di Firenze (oggi le ultime due replice alle 15 e alle 18,30), ha chiamato a raccolta 100mila spettatori (secondo i dati forniti dalla direzione del circo), battendo ogni record. Proprio come Pelè alla finale dei Mondiali in Messico nel 1970. Roba da libri di storia del costume.
Tutto esaurito. Dopo il trionfo live, il pieno di ascolti il pomeriggio dell’Epifania su Retequattro e la prima serata di ieri su Raitre, ad aspettarla ci sono il tendone a Capaci, a Palermo (lo spettacolo è in cartellone dal 13 gennaio), e una polemica non di poco conto (con tanto di esposto alla Procura) della Lav che chiede il rispetto delle dune sabbiose, patrimonio sottoposto ai vincoli dei Beni culturali e paesaggistici: «Ah, ancora con queste storie degli ambientalisti, degli animalisti… E’ l’ora di finirla…».
Ma perché nel suo circo ci sono ancora gli animali?
«Basta! Ci sono e ci resteranno sempre. Il circo senza animali fallisce. E queste bestie non sono andata certo io a prenderle nella giungla. Sono nate in casa mia e, se permettete, in casa mia ci restano quanto mi pare e piace. Se qualcuno si azzarda a togliere gli animali dal circo deve prendersi sulla coscienza almeno ottomila disoccupati in più in Italia».
Il suo trionfo… perché secondo lei c’è voglia di circo in questo momento?
«Ma quale voglia di circo? Non mi faccia ridere… E’ il mio circo che va bene perché è uno spettacolo bellissimo. Lo sa che vale più una parola del pubblico che cento cartelloni per far venire la gente? E qui sono arrivate centomila persone, mica una…».
Già, ma il ritorno del circo è una realtà. La sera di San Silvestro su Raitre il Circo di Montecarlo ha fatto un record di ascolti (oltre due milioni e mezzo con il 14% di share).
«La gente si è stufata di vedere culi e tette, film brutti e lagne in tv. Il circo è una fonte inesauribile di meraviglia, di stupore. Il circo è gioia, divertimento. Ha mai visto uno spettacolo più bello e completo?».
Circo è anche business. Con lei lavorano 174 persone, 106 animali. Vi spostate con 10 trattori, un treno speciale, 40 tir e 78 roulotte.
«Mah, soprattutto è una passione. Se pensa che io sto ancora pagando le rate dei prestiti di venti anni fa… quando ci dettero fuoco a tutto in Iran. Ebbi il coraggio di ricominciare con un grande investimento che pesa tuttora».
Ogni giorno voi del circo rischiate la vita: ci sono il mangiafuoco che beve e vomita quattro litri di cherosene… suo figlio Stefano che doma tigri (una l’altroieri l’ha graffiato sulla fronte), i funamboli senza rete. E poi tutti gli altri. Ma perché?
«Perché siamo nati qui. Questa è la nostra vita. Io ho la febbre a 39 oggi, mi vede? Eppure lavoro lo stesso. Eppoi la sa una cosa vera? Noi non sappiamo fare altro che questo».
Ma come? Se lei era entrata nel grande cinema…
«Eh sì. De Laurentiis mi scelse a Roma ch’ero ancora una bambinetta. Poi ho fatto cinquanta film. E che film… Poi me ne sono andata. Quando al cinema le donne hanno cominciato a spogliarsi non mi piaceva più. Quelle robe lì io mica le faccio sa? Ho preferito tornare qua a casa mia. E’ tutto più pulito e genuino».
La sua camera di specchi e vetri su una carovana. La devozione a San Pio. La collezione di cento elefantini. Un salone in una ribollita di stili fra il kitsch il trash e il postmoderno. La fedeltà a un marito che ama (Walter Nones): nel circo c’entra tutto questo?
«Come no? Ci stanno anche la fame che abbiamo patito in tempo di guerra e subito dopo. Il dolore per aver perso mio babbo quando ero ancora piccolina. La gioia di essere diventata mamma e poi nonna. Insomma una vita da gitana. Sempre in viaggio, ma con i valori in cui credere ben saldi. La famiglia e un sorriso di bambino sono tutto».

 

Da Il Giorno del 08-01-06

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