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Medini, il grande sogno del piccolo circo
La vita dietro le quinte, tra le roulotte e il tendone, i salti mortali e le piccole grane Lavorano qui famiglie della grande tradizione circense come i Niemen e i Caveagna

Donald ha i capelli biondi, ritti in piedi grazie al gel. Donald ha quattordici anni ed è un ragazzo del circo. È nato nel circo. A sette anni faceva volare tre palline, adesso è arrivato a cinque. Enrico Rastelli è ancora lontano, ma la passione non manca. Donald Niemen fa il giocoliere al circo Medini, quello che fino a domenica sera si esibisce nella piazzale della fiera, alla Celadina. Un piccolo circo che presenta uno spettacolo misurato, interessante. Un circo piccolo che cerca una sua eleganza. Donald ha quattordici anni e parla sotto il tendone in questo bel pomeriggio di sole, le tribune deserte, gli inservienti che puliscono. «Sono appena tornato da scuola – racconta Donald -. Adesso vado alla scuola qui, della Celadina, non ricordo come si chiama, sono in terza media. I compagni sono simpatici, però la nostra vita è così, due settimane a Bergamo, dieci giorni a Monza, quindici altrove, così è difficile farsi degli amici. Però qualcuno è venuto a trovarmi, due o tre sono venuti agli spettacoli, si incuriosiscono». Il circo Medini affonda radici nella tradizione delle famiglie circensi italiane, come i Togni, come gli Orfei. Lavorano sotto questa piccola tenda dipinta di stelle artisti che provengono da famiglie che hanno fatto la storia di questo spettacolo: i Medini, i Caveagna, i Niemen. E Ivano Medini, organizzatore di questo circo, 51 anni, figlio d’arte, ha avviato contatti per realizzare, nella prossima tournée, uno spettacolo e una struttura di prestigio. Ivano Medini, maglione e pantaloni di lavoro, è alle prese con ritardi ed errori nelle locandine e nei manifesti della prossima destinazione, Cavenago, provincia di Milano.
Il sogno
di Ivano
Dice Medini accanto alla roulotte: «Non c’è mai pace. Arriviamo a Bergamo e non riusciamo a fare la pubblicità necessaria e soltanto adesso che stiamo per andare via la gente comincia ad arrivare. Qui ci sono altri errori… Ma il circo è così. Il circo è preoccuparti degli animali, dei trasporti, delle piazze, pagare bollette, concessioni, multe, fare i salti mortali, appunto, per pagare gli stipendi… No, guardi, non si fa il circo per arricchirsi. Si fa il circo perché ce l’hai nel sangue. Io ero ragazzino quando noi Medini avevamo un grande circo, negli Anni Settanta. Fu a metà di quegli anni che arrivò la crisi, arrivarono tante attrazioni nuove, una televisione a colori sempre più invadente… Per i circhi fu crisi. Mio padre decise di limitare molto questo lavoro e di impegnarsi di più nell’attività di noleggio di strutture, di agenzia, di spettacoli in locali che non fossero circhi… Facevo il trapezista, poi ho fatto il giocoliere e il domatore. Il fatto è che quando il circo ti entra nel sangue, poi non te lo togli più, non è un modo di dire».
Il disagio
e il fascino
Il circo è entrato nel sangue di tutti questi ragazzi che sono protagonisti dei numeri offerti dal Medini. Jeimin Niemen ha ventidue anni e il portamento che solo alcune donne del circo riescono ad avere. Dice Jeimin: «La vita del circo mi piace, mi piace lo spettacolo, mi piace l’applauso, certo. Ma quello è solo un momento. Poi c’è la vita normale, il dare una mano in tutto, dal portare in giro la pubblicità, al sistemare la roulotte, al preparare da mangiare… Il circo ti diverte perché sei sempre in giro, perché vedi posti, vedi gente. Però quelli fermi, la gente normale, hanno dei vantaggi: per noi non è semplice avere rapporti stabili».
Evelin Medini ha trent’anni, fa la contorsionista. Un caso particolare perché il numero del contorsionismo ha in genere dei precisi limiti anagrafici e non si spinge oltre i ventiquattro, venticinque anni di età. Dice: «È un numero difficile dove alla lunga puoi avere dei problemi alla colonna vertebrale, dolori ai legamenti… Me la cavo, ma adesso cambierò, penso che passerò al trapezio limitando gli aspetti di contorsionismo, senza eliminarli del tutto». Il trapezio. Volano come angeli Susi Caveagna che ha 36 anni e la figlia Mandy Kost che ne ha undici. Il fratellino, Demien, sette anni, mangia il gelato. Dice Susi Caveagna: «È intorno a questa età che i bambini cominciano a imparare dei numeri». Demien è il piccolo clown. Elien Niemen si allena con i cerchi. Elien dal sorriso slavo è sorella di Jeimin hanno nomi stranieri, indecifrabili, ma sono italianissime. Dice Elien: «La nostra famiglia dovrebbe avere origini russe, ma di preciso non sappiamo. Di certo siamo in Italia da molte generazioni».
I Niemen e i Medini sono parenti, come i Caveagna. Dice Ivano Medini: «Ho rimesso in piedi il circo Medini dopo tanti anni. I problemi non si contano, le grane a volte sembra che ti debbano sommergere. A fine marzo questa tournée finirà e il prossimo circo sarà più grande e più bello. Perché ho un sogno e voglio realizzarlo: quello di rifare il grande circo Medini della tradizione».
Paolo Aresi
(da “L’Eco di Bergamo” del 4/02/2005)

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