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UN FESTIVAL DI EXPLOIT MOZZAFIATO E GRANDI STAR

Un Festival di exploit mozzafiato e grandi star

L’Italia esce dall’ultimo Festival di Monte-Carlo a testa alta, anzi, altissima. I nostri artisti hanno portato ai massimi livelli l’arte circense ottenendo oltre a ottimi posizionamenti sul podio, un autorevole riconoscimento e consenso a livello internazionale.

Gli artisti italiani in gara (foto C. Roullin) UN FESTIVAL DI EXPLOIT MOZZAFIATO

Ma aldilà degli azzurri, è stata un’edizione artisticamente molto forte che come da sua vocazione primigenia, ha proposto davvero delle eccellenze mondiali. Un Festival che ha visto protagonisti delle vere e proprie star alcune delle quali impegnate nella realizzazione di exploit eccezionali. E’ in fondo anche questa la missione di un Festival competitivo in cui numeri di varie discipline e provenienze si contendono i premi più desiderati. Sulla stampa generalista la manifestazione fondata nel 1974 dal Principe Ranieri viene sovente definita “Le Olimpiadi del Circo” o equiparata alla Notte degli Oscar. Ci sta dunque che vi sia anche uno spirito quasi agonistico che induce a spingere oltre a ogni limite le proprie performance per realizzare il “never seen before” o il “first time ever” come avrebbero scritto sul programma di Ringling per presentare attrazioni inedite. In questo il Festival ha raggiunto lo scopo e ci ha proposto delle evoluzioni mozzafiato inedite e non facili da rivedere. E non è assolutamente poco, anzi.

Il pensiero corre subito a Michael Martini con il suo quadruplo salto mortale al trapezio volante che ci ha tenuto col fiato sospeso fino a quando, realizzandolo, ha fatto letteralmente esplodere la platea del grande chapiteau in urla, fischi di giubili, ovazioni. Istanti da storia del circo. UN FESTIVAL DI EXPLOIT MOZZAFIATO

Il quadruplo salto mortale fu girato per la prima volta nella storia del Circo da Miguez Vazquez nel 1981. La prodezza sarà ripetuta da un pugno di altri trapezisti per lo più sudamericani, tra cui Luis e Ruben Caballeros (1985), Gino Maravilla dei Fuentes Gasca (2008), Juan Cebolla Gasca (2009), Ivo Silva Jr. dei Flying Caceres (2010), Ammed Tuniziani (2016), Anru Caballeros (2020), Gaston Maluenda jr (2021), Gunther Caballeros (2022), Alexandre Atta dei Flying Tuniziani e Adriel Alves (2022). Di loro solo Vazquez, Maravilla, Tuniziani e Martini lo hanno eseguito negli spettacoli del Festival. Micheal è l’unico europeo ad averlo realizzato. La prima volta fu nel 1999 quando entrò nel Guinnes World Record a soli 13 anni. Poi per diversi anni non lo eseguì e durante la pandemia ha ripreso a provarlo con il porteur Nelri Lemos Rodrigues “Montagna” con cui a novembre 2022 è tornato ad eseguirlo. Il resto è storia recente. Ma a parte il quadruplo, i Flying Martini hanno proposto anche una bella serie di altri esercizi, tra cui un triplo eseguito dall’agile Patricia, altra prodezza rara per una donna. UN FESTIVAL DI EXPLOIT MOZZAFIATO

L’emozione di papà Daris all’esecuzione del quadruplo nello spettacolo di sabato pomeriggio

In tema di exploit il lavoro proposto dalle tigri di Bruno Togni ne porta in pista diversi: esercizi inediti ideati da Bruno e mai visti prima d’ora sulla pista di un circo, come il debout all’indietro di tre tigri colorate (una dorata, una bianca e una “rosa”), o i salti di Sheeba al disopra delle tre compagne sdraiate o ancora in piedi. Ma il lavoro è pregevole non solo per questi highlight, bensì per il clima che si respira in gabbia: animali distesi, rilassati, che eseguono gli esercizi spontaneamente, senza forzature, con naturalezza. Bruno ha il controllo del gruppo e la tranquillità per concedersi anche momenti di coccole ai suoi animali. Un numero che Bruno non ha ereditato, ma ha creato giorno per giorno aggiungendo sempre novità e arricchimento. Senza tema di smentite, è il miglior numero di tigri proposto attualmente e i motivi che lo rendono unico sono infiniti. UN FESTIVAL DI EXPLOIT MOZZAFIATO

René Casselly è una star, del circo, ma ormai anche del piccolo schermo. Ballerino, cavallerizzo, acrobata talentuoso. Lo abbiamo visto tanti anni fa compiere mirabolanti evoluzioni alla bascula in groppa ai suoi elefanti africani. Elefanti che nei mesi scorsi hanno cessato l’attività circense, per trascorrere la loro vita nel parco zoologico gestito dalla famiglia Casselly. Ma Renè è ripartito con pari entusiasmo, creando questo gioiello di arte equestre, insieme alla sorella Merrylou e a Quincy Azzario. Tre artisti di grande talento impegnati in esercizi rari se non addirittura inediti, in groppa a due maestosi cavalli da tiro. Un numero curato in tutto, dai costumi alle musiche alla coreografia, che culmina nella tripla colonna e nel doppio salto mortale sulla schiena del cavallo in movimento. Esercizi che hanno infiammato il pubblico del Festival, giustamente.

Spettacolari e al limite della fattibilità i salti “all’araba” proposti alla doppia ruota della morte dalla troupe di Mustafà Danguir. Un numero spettacolare con un finale a sorpresa che sorprende e spaventa per gli atterraggi (non sempre precisi) da brivido dal doppio all’araba talmente difficile da essere quasi temerari. I Danguir hanno proposto anche un’ottima performance al filo alto, culminata dalla fatidica piramide a 7.

Un vero e proprio recordman è Wesley Williams, maestro indiscusso del monociclo, anch’egli temerario oltre ogni limite: dopo aver portato il suo monociclo monster all’altezza di 9.71 metri, in occasione del Circo di Natale di Stoccarda, nei giorni del Festival di Monte Carlo è arrivato all’altezza record di 10 metri e 60. Ma Wesley non ha colpito solo per questo primato davvero impressionante (vederlo muoversi a quell’altezza fa davvero gelare il sangue), ma ha ha fatto breccia per la sua aria simpatica e scanzonata, il suo personaggio empatico e divertente. Sorprendente anche il suo passaggio con un monociclo a zig zag nel corridoio tra palchi e gradinata.

Come Williams anche il duo Deadly Games è frequentatore assiduo dei talent show di tutto il mondo con una performance di lanci di coltelli e tiri di precisione con le balestre da brividi, con tanti spunti originali e innovativi che rinfrescano questa disciplina.

Tra le star non possiamo non ricordare il ritorno di Kris Kremo: anche se gli anni passano per tutti, è sempre un’emozione rivedere in pista una icona della giocoleria, il più celebre “giocoliere gentiluomo” della nostra epoca. Dopo aver vinto un Argento nel 1981 e aver partecipato ai giubilei del 30° e del 40° Festival, questa volta Kris accompagna il figlio Harrison con cui riforma la coppia artistica a cui aveva dato vita con il padre Bela negli anni Settanta. UN FESTIVAL DI EXPLOIT MOZZAFIATO UN FESTIVAL DI EXPLOIT MOZZAFIATO UN FESTIVAL DI EXPLOIT MOZZAFIATO

In tema di personaggi sorprendenti, ci teniamo a menzionare Peter Marvey, illusionista di razza e dal ricco curriculum, che ha avuto il coraggio di confrontarsi con un’audience a 360 gradi, sfida molto ardua per la sua professione. Ha proposto un’ampia selezione di numeri del proprio repertorio; era prevista anche l’attesa illusione del volo, che mai è stata proposta sotto lo chapiteau di Fontvieille, ma alla fine gli organizzatori hanno preferito eliminarla dallo spettacolo per le complicazioni tecniche e la dubbia efficacia. Eccellente il numero “Diamond” che sembra nato apposta per una disposizione circolare del pubblico, e che ha davvero sorpreso per la bellezza dell’oggetto in scena e i colpi di scena che ha regalato.

E star sono anche i Black Blues Brothers, venerati nel loro paese d’origine, il Kenya, per il luminoso percorso artistico che stanno facendo in Europa e non solo, applauditi sui palcoscenici di tutto il mondo, anche davanti a reali e pontefici. A Monte Carlo hanno proposto in 7 minuti un best of del loro repertorio acrobatico, nelle immancabili vesti dei Blues Brothers le cui musiche sono ormai la cifra stilistica dei loro show. Calorosa reazione del pubblico che apprezza oltre alle evoluzioni, la loro carica di simpatia e l’energia trascinante che accompagna ogni loro performance.

Tornando ai nostri connazionali ci preme sottolineare l’incantevole lavoro di Alex Giona (già Argento nel 2009), rinnovato e rivisitato con un nuovo allestimento curato anche quest’anno da Antonio Giarola e accompagnato dal vivo dalla violinista Svetlana Sazonenko. Due diversi quadri: uno con sette cavalli bianchi andalusi e uno con cinque frisoni neri, all’insegna della totale libertà e dell’armonia. I Giona introducono così in ambito circense un nuovo linguaggio nella presentazione dei cavalli in libertà più vicino agli show equestri e con una estetica teatrale talmente efficace da funzionare anche nel contesto più “televisivo” del Festival monegasco.

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Altrettanto efficace la presentazione dei pappagalli di Elisa Cussadiè, elegante e stilosa, che ha aperto tutti gli spettacoli del Festival. E’ la terza partecipazione degli ara di Alessio Fochesato ormai maestro incontrastato nella creazione di questo tipo di numeri. Ne gestisce fino a quattro contemporaneamente che figurano nei migliori programmi europei, tra circhi, parchi, festival, programmi tv, gala, etc. Anche in questo caso apprezziamo la spettacolarità e la poesia di questi numeri che culminano che il volo dei pappagalli sulla testa del pubblico. Davvero un bel momento. E un made in Italy di cui andare fieri.

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L’Italia era rappresentata anche dal clown Mr Lorenz che ha così esaudito il suo sogno, dopo una lunga e importante gavetta in grandi circhi che dal Florilegio e dal Medrano lo ha portato fino al Circo Krone dove è ancora il fil rouge. Lorenzo ha presentato la sua versione della parodia dell’Uomo Forte, indossando un costume utilizzato dal padre al Florilegio tributandogli una sorta di omaggio personale. E ha accettato di lavorare anche durante il montaggio e lo smontaggio degli attrezzi, rispondendo alla funzione storica dell’augusto di serata.

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Ultima italiana in gara Kimberly Zavatta, talentuosa aerialista (recentemente laureata al Salieri Circus Award), qui impegnata con la sua performance alle cinghie aeree, e in gara nella categoria New Generation. Quattro le giovani artiste in questa categoria che dalla serata del gala finale sono state accorpate in un unico quadro animato da Ameli Bilyk (filo molle), Vladislava Naraieva (verticali), Sofiia Hrechko (contorsionismo) e appunto Kimberly Zavatta.

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Grandi consensi per la verticalista ucraina Viktoriia Dziuba che ha portato all’essenziale la sua performance per enfatizzare la pulizia dei movimenti e delle sue figure in equilibrio su un alto piedistallo. Una fuoriclasse di questa disciplina che ha sfiorato il gradino più alto del podio. 

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Lo stato di salute del circo ucraino emerge in numerose altre esibizioni provenienti da questo paese, così massacrato in questi mesi terribili, ma vivo e desideroso di far sentire la sua voce sulle piste internazionali. Come il duo al cerchio aereo Secret of My Soul (composto dall’ucraino Oleksei Grigorov e dalla russa Marina Glavatsky) e i clown Equivokee. Assenti a causa della situazione politica internazionale e sanitaria le troupe provenienti da Russia e Cina. Unica troupe orientale quella dei mongoli Mistery of Gentlemen protagonisti di un buon quadro di acrobatica in banchina in equilibrio su grandi sfere. E una seconda esibizione di salti alle corde, ancora da rodare.

UN FESTIVAL DI EXPLOIT MOZZAFIATO

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UN PALMARES DIBATTUTO

Fin qui non abbiamo parlato di premi, ma di artisti. In questo caso infatti, riteniamo che il Festival sarà ricordato più per i grandi numeri in gara che per il Palmarés che è stato espresso. Come nel caso dei grandi incontri di calcio, anche i Festival di circo sono spesso succeduti da un grande dibattito tra chi condivide le valutazioni espresse dalla giuria e che non si riconosce nei premi assegnati. Effettivamente la speranza di tanti, tra appassionati e addetti ai lavori, era di vedere 3 ori sul podio: Casselly, Bruno Togni e Martini. Sarebbe stata anche una bella soddisfazione per il nostro Paese e un giusto compenso per gli artisti coinvolti. Ma non è andata così. Sarà stato qualche errore e il fatto che il quadruplo sia stato preso solo in uno dei due spettacoli di selezione ad aver penalizzato i Martini? Possibile, ma certo parliamo di una evoluzione talmente difficile e unica in Europa che un Oro non sarebbe stato regalato.

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E nel caso di Bruno possibile che non sia stata colta l’unicità degli esercizi proposti e la relazione tra uomo e animale? O forse siamo di fronte a una fase storica in cui il Festival preferisce non identificarsi troppo nella presenza degli animali esotici attraverso un premio così importante? O ancora per la mediaticità di Casselly si è preferito concentrare tutta l’attenzione solo su di lui? Sono tutte ipotesi e correnti di pensiero. Vero è che la consacrazione che non si è avuta attraverso le statuette, è giunta immediatamente attraverso i social dove tra commenti, post, polemiche, video postati e condivisi, i trionfatori assoluti di questa edizione sono sicuramente tre. In realtà il Festival ha assegnato molti Argenti e Bronzi e proprio per questo risulta un po’ inspiegabile l’assenza dal palmarés di Wesley Williams e Peter Marvey. Ciascuno nel proprio campo ha fatto letteralmente l’impossibile. Una nota margine, possiamo essere soddisfatti nel constatare che ben otto attrazioni in gara nel Principato (Togni, Giona, Deadly Games, Vladislava Naraieva, Flying Martini, Secret of My Soul, Kimberly Zavatta, Ameli Bilyk) sono transitate negli anni scorsi all’International Circus Festival of Italy a Latina, tra cui quattro degli Argenti assegnati, a conferma della preziosa funzione di trampolino di lancio della manifestazione diretta dalla famiglia Montico.

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VERSO I 50 ANNI

Nel 2024 ricorreranno i 50 anni del Festival che, lo ricordiamo, venne inaugurato nel dicembre 1974 dal Principe Ranieri, sostenuto in questa idea pionieristica dai principali direttori di circo dell’epoca quali Bouglione, Togni e Orfei. Non è facile per una manifestazione durare così a lungo. Ma nonostante la pandemia e la situazione diplomatica internazionale l’equipe del Festival ci ha consentito di assistere a un programma di fuoriclasse, come sin qui detto. Abbiamo sentito la mancanza di due direttori d’orchestra di grande pregio come Reto Parolari (scomparso a dicembre 2019) e Osvaldo Camahue (mancato meno di un anno fa) e della loro musica sempre perfettamente sincronizzata con i numeri. Si è un po’ sentito l’effetto post pandemia e forse il Principato è stato un po’ meno coinvolto rispetto al solito rispetto alla presenza del Festival. L’influenza ha bersagliato il presentatore Petit Gougou, la Principessa Stephanie, che per la prima volta non ha potuto partecipare in presenza ai lavori finali della giuria e alla Remise de Prix al punto che il martedì sera la famiglia Reale era rappresentata da Louis Ducruet, figlio di Stephanie. Assente per motivi di salute anche il Principe Alberto, colpito da Covid e presente solo alla serata inaugurale. Per l’edizione dei 50 anni è prevista una esposizione commemorativa sulla storia del Festival in occasione della quale saranno esposti costumi e cimeli provenienti prevalentemente dal Museo del Dottor Aalain Frere visitabile da novembre 2023 a fine gennaio 2024. E chissà se il compimento dei 50 anni non coinciderà con il rilancio della kermesse verso le nuove sfide che il l’avvenire riserverà al Circo?

Dario Duranti
Foto Centre de Presse

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