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CHIUDE BARNUM

CHIUDE BARNUM
 
Ormai la notizia è nota, nel giro di neppure una mattina si è diffusa ieri in tutto il mondo.
Per commentare le cause della decisione ci sarà tempo e ciascuno avrà la sua idea.
Spesso quando ci sono notizie di stampa che in un baleno si trovano sui social desistiamo dalla pubblicazione, ma in questo caso, penso, almeno una traccia su Circusfans di questa fine dovrà pur esserci.
Ecco allora una piccola rassegna stampa in proposito.
Ma poi siamo certi che sia veramente una fine?
Non mi stupirei se tra un paio di anni ci fosse la rinascita bombardata in pompa magna sui media statunitensi e nuovamente la gente a far la coda in biglietteria.
Nel caso però consiglierei di tornare allo chapiteau. (mt)
 
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Chiude dopo 146 anni il Circo Barnum

 
 
Chiude dopo 146 anni di attività il Ringling Bros. and Barnum & Bailey. Lo storico circo Barnum, dal nome del più celebre dei suoi antenati, terrà il suo ultimo spettacolo nel maggio del 2017, dopo di che chiuderà per sempre.
Colpa del calo delle vendite dei biglietti, aggravato dall’eliminazione degli elefanti negli spettacoli decisa lo scorso anno. «Questo, insieme a i costi molto alti di gestione», ha spiegato l’amministratore delegato, «rende il circo un’attività economicamente insostenibile. Il circo e le persone che ci lavorano sono state sempre una fonte di ispirazione e di gioia per la mia famiglia».
 
Il circo, che attualmente ha due spettacoli itineranti in corso, diventò famoso in tutto il mondo per gli spettacoli con animali esotici, per le esibizioni acrobatiche dei suoi artisti e per i suoi «fenomeni da baraccone», persone con difetti fisici evidenti o malattie rare che si mostravano agli spettatori.
 
Con il passare degli anni però la sua popolarità è diminuita, grazie anche alle proteste dei movimenti animalisti, che accusavano il circo di maltrattamenti nei confronti degli animali. «E’ la fine dello spettacolo più triste sulla terra per gli animali selvatici», ha commentato Ingrid Newkirk, la presidente dell’associazione animalista Peta, chiedendo che anche gli altri circhi chiudano seguano l’esempio del Barnum.
 
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Chiude il circo Barnum, la grande illusione si è trasferita on line

da lastampa.it di vittorio sabadin
Dopo 146 anni di attività, chiude il circo Barnum. «Il più grande spettacolo del mondo», come si definiva nei manifesti che annunciavano il suo arrivo in città, si è arreso ai costi crescenti, al calo del pubblico e all’assedio degli animalisti che ora diffondono fieri comunicati: «E’ la fine dello spettacolo più triste del mondo – ha detto Ingrid Newkirk, presidentessa di Peta -. Speriamo che tutti i circhi di animali seguano questo esempio come un segno dei tempi che cambiano».
I tempi sono cambiati davvero da quando il circo era il sogno di tutti i ragazzi, affascinati dai suoi giochi misteriosi, dal coraggio dei trapezisti che si lanciavano nel vuoto, degli animali esotici che il domatore piegava al suo volere. Phineas Taylor Barnum era nato nel 1810 a Bethel nel Connecticut, in un’epoca nella quale era molto facile meravigliare la gente. Non è vero come si crede che abbia coniato lui la frase «ogni minuto nasce un fesso», ma di certo si è comportato per tutta la vita come se davvero fosse così. Barnum non ha nascosto che solo una cosa lo interessava: accumulare denaro. E per attuare questo programma non c’era modo migliore che attirare le persone in un luogo, promettendo che in cambio di un biglietto da pochi dollari avrebbero assistito a portentose meraviglie che non aveva mai visto prima.  
 
L’idea  
Prima di pensare a un vero e proprio circo, che nacque solo quando ormai aveva 60 anni, Barnum si concentrò sui musei, che acquistò uno dopo l’altro, soprattutto quelli di carattere scientifico. Erano il luogo ideale per mostrare al pubblico incredibili giganti, o albini e nani, sirene e maghi c’erano modelli in legno di città straniere e di grandi battaglie, statue di cera e pittoreschi personaggi che si mostravano per pochi minuti, come la Sirena delle Fijii che aveva una testa di scimmia e una coda di pesce.  
 
Oggi Barnum è studiato nei corsi di marketing, perché era noto come lo Shakespeare della pubblicità, capace di vendere qualunque cosa a chiunque. Quando si trasferì a New York, il suo «museo» aveva un faro che ne indicava la presenza di notte, mentre di giorno non era possibile non notarlo grazie a decine di bandiere sventolanti e a una mongolfiera che si alzava dal tetto. Non stava mai fermo, non si lasciava sfuggire nessuna occasione. Quando due suoi lontani parenti ebbero un figlio che smise di crescere nei primi anni di vita, Barnum lo arruolò come il generale «Tom Thumb», dal nome di un personaggio di una favola folkloristica inglese che era alto come il pollice di suo padre. A quattro anni, Tom imitava in scena Ercole e Napoleone, a cinque beveva vino e a sette fumava il sigaro. Sopravvisse e si sposò. Barnum lo condusse a Londra, per due incontri con la regina Vittoria dopo i quali tutta la nobiltà europea, compreso lo Zar, volle incontrare il Generale.  
 
Le attrazioni  
Tra le attrazioni di maggior successo c’era Joice Heth, una donna di colore cieca e paralizzata, che veniva presentata come una schiava di 161 anni che era stata la nutrice di George Washington. Una coppia del tutto scombinata, la gigante Anna Swan e il nano «Commodoro Nutt», fu portata nel 1862 alla Casa Bianca, perché Abramo Lincoln aveva espresso il desiderio di incontrarli. Il maggior successo di Barnum fu però una cantante svedese, Jenny Lind, un soprano dalla voce melodiosa. Per lei, Barnum diede il suo meglio. Prima ancora che sbarcasse in America era stata già resa famosa da una campagna martellante, e ventimila persone che non l’avevano mai sentita cantare l’attendevano sul molo.  
 
L’intuizione di trasformare questo mondo delle meraviglie in un circo itinerante venne a Barnum in tarda età, nel 1870. Invece di chiedere alla gente di venire al suo circo, lo avrebbe portato lui alla gente, acquistando un intero treno (replicato nel film Dumbo di Walt Disney) che avrebbe portato le sue magie dovunque ci fossero spettatori pronti a farsi incantare. Barnum è morto nel 1891, dopo una vita felice nella quale ha fatto sognare milioni di persone. Nel 1907 il suo circo è stato acquistato dai Ringling Brothers, cinque fratelli giocolieri i cui eredi ora lo chiudono. E’ finita un’epoca durata forse troppo a lungo, costruita su basi che oggi non possiamo più considerare accettabili, e che impediscono persino di dire quello che bisognerebbe dire: peccato.
 
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Lo show (non) deve andare avanti La fine bestiale del Circo Barnum

 
da ilgiornale.it
Per apprezzare davvero il lato fantastico di quella pista dovremmo invece entrare in un cannone e farci sparare indietro nel tempo come l’«uomo proiettile» (non a caso un classico numero da circo). Destinazione: i primi anni dell’Ottocento. Un’epoca in cui il Circo Barnum stava ai sogni come oggi lo smartphone sta all’informazione. Paragone ardito accostare il Barnum all’ultimo modello di «telefono intelligente», non foss’altro perché mentre il primo – dopo 146 anni di gloria – sta per chiudere definitivamente i battenti, il secondo i battenti li ha ben spalancati sul presente e, soprattutto, sul futuro. Fatto sta che Phineas Taylor Barnum si rivolta nella tomba (magari trasformando la giravolta in un, ennesimo, originale numero da circo).
Ieri infatti i suoi eredi hanno annunciato che the show must not go on: un not che Barnum non avrebbe mai voluto sentire e a cui oggi si ribellerebbe con tutte le forze. Ma il circo è questo (anzi, non è più questo) bellezza, e tu, anima cara di mister Barnum, non puoi farci nulla. È la triste conseguenza di costi di gestione divenuti insostenibili, ma pure l’effetto dei gusti cambiati del pubblico per il quale lo spettacolo circense ha ormai la stessa fragranza di un cappotto con le tasche piene di palline di naftalina.
«È stata una decisione molto difficile per me e per tutta la famiglia – dice Kenneth Feld, presidente e Ceo di Feld Entertainment -. Abbiamo dato la notizia ai dipendenti del circo sabato sera, dopo gli spettacoli di Orlando e Miami. Mancano una trentina di date da qui a maggio e sono già state cancellate quelle di Atlanta, Washington, Philadelphia, Boston e Brooklyn. Gli spettacoli finali saranno a Providence, Rhode Island, il 7 maggio e in Uniondale, New York, il 21 maggio». Dal 22 maggio tutto ciò che rimarrà del Barnum lo si potrà leggere nei libri che rendono omaggio allo «spettacolo più bello del mondo». Che tale rimane nonostante aspetti che oggi appaiono «mostruosi», ma che oltre due secoli fa erano solo elementi «esotici»: dalle bestie feroci vere e proprie alle «bestie» umane sotto forma di freaks (donne scimmia, elephant man, nani, storpi, gemelli siamesi e tanti altri «fenomenali e deformi scherzi della natura»). Phineas Taylor Barnum – che con encomiabile spirito autocritico si definì «il principe dei farabutti» – nel 1835 arrivò a comprarsi una vecchia schiava, per poi mostrarla (a pagamento, s’intende) al pubblico arringato con la seguente frase: «Vengano signori ad ammirare la donna di 160 anni che fu la balia di George Washington!».
Altri bluff: la sirenetta della Fiji (metà scimmia e metà pesce) e «l’uomo più basso del mondo», appena 63 centimetri (ma in realtà si trattava di un bimbo di 4 anni affetto da nanismo che Barnum aveva vestito da adulto applicandogli barba e baffi finti). Col suo circo, per circa un secolo e mezzo, Barnum e i suoi eredi girarono in lungo e in largo gli Usa dando lavoro a centinaia di persone e altrettante centinaia di animali, a volte senza fare troppa differenza tra gli uni e gli altri. Oggi il tendone chiude. Ma l’espressione «circo Barnum» (nella sua accezione lessicale metafora di grande caos) sopravviverà a tutto e a tutti. E qualcuno, girandosi sempre nella tomba, tornerà a urlare: The show must go on.

17/01/2017 17.08.42

 

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