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25/04/2003: Walter Nones, un signore tra i leoni

IL PERSONAGGIO
Nones, un signore tra i leoni

Chi l’avrebbe detto mai, un tot di anni fa, abbarbicata a una sedia, davanti a un cerchio che svelava meraviglie, che un giorno sarebbe accaduto di stare lì, a «prendere lezioni di circo» da una leggenda vivente, dal «signore dei leoni e delle tigri»? Seduto accanto, disponibile a condividere emozioni, a svelare segreti, retroscena, dettagli tecnici, ricordi. A riempire lo spazio con le emozioni di un cuore circense: le senti, le percepisci benissimo. L’entusiasmo per un esercizio ben riuscito, la tensione per una prova difficile (persiste, evidentemente, anche dopo lunga carriera in pista), l’applauso che scatta solidale, per i virtuosismi dei colleghi, l’ansia per un intoppo di cui solo gli esperti si accorgono e possono valutare il rischio. E lui, Walter Nones, non è solo uno che del circo se ne intende, ma proprio un superesperto. Carriera eclettica alle spalle, ma presto indirizzata verso un settore da brivido: domatore di bestie feroci. La sua dose di gloria, Nones se l’è conquistata sul campo e non si è certo accontentato di fare il principe consorte di quell’icona vivente che è «la Moira». Dal loro matrimonio sono nati Stefano, 34enne, Dna di famiglia, che si destreggia alla grande fra tigri, leoni e cavalli, e Lara, momentaneamente «fuori ditta» per «fare la mamma a tempo pieno e permettere ai figli di frequentare la scuola», e dunque stanziale nel buen retiro di famiglia, in Veneto: casa con grande parco, dove, tra l’altro, vivono gli animali pensionati per sopraggiunti limiti d’età. «Mia nipote, che si chiama Moira come mia moglie e che è già una buona acrobata, veniva sballottata da una scuola all’altra in città diverse, e finiva per diventare l’attrazione della classe e imparare quasi niente. Invece, la cultura conta molto», dice Nones, che, fuori dalla pista e dall’agone, è un affabile gentiluomo, oggi più che altro dedito all’imprenditoria circense («una scelta obbligata – spiega lui – preferivo fare l’artista») e responsabile di circa 160 tra artisti e tecnici: 54 autotreni e 35 roulottes più sala ristorante su ruote rappresentano il suo nomade universo. Uno che proprio non ti immagineresti con la testa dentro alla bocca di un leone o roba del genere. Pure, racconta con fierezza di esser pieno di cicatrici. «Ho subito anche diversi interventi: è un lavoro pericoloso, ma il più delle volte, quando succede un incidente, la colpa è dell’uomo». Ovvero? «L’animale ti manda segnali, anche per più giorni consecutivi: se non raccogli quei segni, magari per distrazione, può succedere un disastro». Quasi naturale che, quando il figlio Stefano, in pista, ha a che fare con un nutrito drappello di tigri, il cellulare di papà Walter squilli e lui si rechi sul posto, vigile e attento, pronto a intervenire. Sembra quasi uno scrupolo eccessivo, perché Stefano se la cava alla grande persino con l’esemplare più scontroso, «che arriva da Sumatra e ha un caratterino molto aggressivo» spiega papà Walter. «Quando aveva 8 anni, mio figlio già indossava l’abito di scena e veniva a vedere le prove, fuori dal recinto: è davvero bravo e conosce bene i rischi». Buon sangue non mente. Non per nulla è figlio di Walter e di Moira. Ma come sarà mai, vivere con la sanguigna signora del circo? «Un po’ come avere a che fare con una tigre» sorride Nones «occorrono nervi d’acciaio». «Intendiamoci, lei è una delle persone più generose e buone che conosca – lo dice, e si vede, con affetto sincero – anzi, persino eccessiva, in questo senso. Però, occorre frenarla, perché sul lavoro vorrebbe avere sempre tutto sotto controllo e poi, ha un carattere fortissimo, grande personalità». A leggere quel nome – che da Mora si trasformò in Moira, quando lei faceva l’attrice – stampato, illuminato, proiettato, enfatizzato ovunque sotto al tendone, lo si capisce. Possibile, nessuna rivalità professionale tra coniugi, mai? «Proprio no. Credo che una sola persona debba rappresentare, come immagine, il nostro circo, e quella è lei, Moira, perché piace al pubblico sin da quando era ragazza e calamitava gli sguardi degli uomini, e perché è carismatica». Così dice Nones, e gli si legge il sorriso negli occhi. That’s love: doma anche il re dei domatori.


di Silvia Francia da La Stampa del  25/04/2003

 

 

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