L’intervista a Francesca Colombo, direttrice generale culturale di BAM
Come nasce BAM Circus? BAM Circus: a Milano torna la tre giorni di circo contemporaneo
BAM Circus nasce in seno a BAM – Biblioteca degli Alberi di Milano, nata nel 2019 grazie alla partnership pubblico-privata tra la Fondazione Riccardo Catella, il Comune di Milano e COIMA. L’idea di BAM Circus l’ho mutuata da due fondamentali ispirazioni: in primis, la necessità di raccogliere l’identità di un luogo, le vecchie Varesine. Volevo qui qualcosa che non potesse nascere altrove: io ricordo benissimo le grandi compagnie circensi italiane, come i Togni e gli Orfei, che qui portavano le proprie tende. La seconda è che volevamo portare il circo e il teatro di strada dentro il contemporaneo, e non solo come linguaggio, ma anche come temi di respiro e sguardo sul mondo.
Il festival ha come proprio cuore il tema della meraviglia.
Sì, il progetto risale al tempo della pandemia, e io volevo portare alle persone un balsamo e un antidoto alle preoccupazioni. Il festival non è banalmente un “insieme di performance”, e anche per farlo capire abbiamo realizzato un manifesto in cui si legge perché la meraviglia è al cuore di ciò che andiamo a fare. È già stato firmato da più di 1200 persone!
Perché è importante che questo festival nasca e resti nel parco?
Un ingrediente fondamentale nel pensiero curatoriale del festival è proprio il connubio natura-cultura: ci troviamo prima di tutto in un parco, urbano e botanico, con 500 alberi. Questo punto torna in tutta la programmazione, ne è un esempio l’Insect Circus di sabato 25 maggio, un teatro di figura con protagonisti cavallette, farfalle e altri insetti. Cosa che, peraltro, si unisce benissimo al tema del 2024 MICRO-MACRO.
Un tema che ha molto a che fare anche con il sociale.
Sì, il teatro di strada è un linguaggio universale, molto inclusivo e versatile, con il quale vogliamo anche affrontare l’attualità. È il caso dello straordinario spettacolo del 25 alle 21, Mo e il nastro rosso, una prima italiana sul tema dell’immigrazione e dell’esilio. È una grande parata con un pupazzo di otto metri che, senza l’uso della parola e con sorprese coreografiche e musica, omaggia la tragedia di Alan Kurdi, il bambino trovato morto sulla spiaggia siriana nel 2015.
Quali sono altri momenti da non perdere?
Sicuramente l’inaugurazione, in cui una compagnia italiana – ricordiamo che siamo bravissimi e molto richiesti all’estero – isserà un grande “Quadro” nel cielo, trasformandolo nel palcoscenico di uno spettacolo di danza aerea. Anche la festa di chiusura sarà grandiosa: domenica 26 degli animali giganteschi invaderanno il parco con colori e musica per la festa Congo Massa insieme alla marching band Funkasin. Si tratta sempre di spettacoli non frontali e multidisciplinari. A volte anche unici: il 25 alle 19 abbiamo ottenuto i diritti per proiettare il film Calder’s 1927 Great Circus per celebrare il legame tra storia dell’arte e circo attraverso la creatività di Alexander Calder insieme al MASI Lugano. La cosa bella di questa tre giorni è che ognuno si può scegliere il suo percorso. Lo spazio stesso è un’esperienza di meraviglia: con l’associazione Ottovolante abbiamo rivestito 60 alberi, e abbiamo pensato anche ad altri momenti partecipati con la cittadinanza.
Non si tratta solo di Milano, giusto? BAM Circus: a Milano torna la tre giorni di circo contemporaneo
Sì, come l’anno scorso abbiamo toccato Palermo, per questa terza edizione arriviamo fino a Trento e a Lugano grazie alle collaborazioni con due realtà prestigiose, Il Festival dell’Economia di Trento e il MASI Lugano, Museo d’arte della Svizzera italiana.
Il festival è un momento molto apprezzato, ma come BAM non è che un tassello di un puzzle più ampio.
L’ingaggio della comunità è un fattore chiave per noi, e cerchiamo di coltivarlo in molti modi. Parliamo di un parco pubblico, ci sono tantissimi tipi di comunità che ne usufruiscono: ci sono famiglie, persone con bambini e cani, c’è la comunità che lavora e che va al parco nelle pause e ci sono le persone che vogliono essere ingaggiate nei 500 eventi che teniamo durante l’anno. È il caso della Festa di Primavera, che ha visto un’adesione incredibile all’open call per partecipare a una danza collettiva. Gli stessi volontari crescono ogni anno, e la famiglia si allarga. Poi, abbiamo anche progetti di puro ascolto: andiamo nelle periferie per comprendere i bisogni culturali delle persone e cerchiamo come istituzione di rispondere, o almeno di provarci. Facciamo capire che siamo uno spazio pubblico e che sentiamo questa responsabilità.
Giulia Giaume
Da www.artribune.com del 21/05/2024
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