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Big Apple Circus. Raffaele De Ritis crea lo spirito del carnevale sotto una tenda

 

Il New York Times dedica un articolo al nostro connazionale Raffaele De Ritis, attualmente regista del “Big Apple Circus”:

Creando lo spirito del carnevale sotto una tenda

Di GLENN COLLINS
E luce sia. (Raffaele De Ritis si ferma in mezzo alla pista di segatura ed esclama “luci!”). Che ci sia la musica (ora esclama “Rob”, e Rob Slowik è il direttore musicale). Che sia azione. (Non solo da ventisette artisti, ma anche quattro cammelli, sei cavalli, otto cani e un lama).
Durante le proprie prove sotto la piccola tenda del Big Apple Circus, Mr. De Ritis domina l’uomo e la bestia. Trentaseienne regista italiano, ha creato circhi, festivals, opere e spettacoli di magia in Europa, ed è stato “importato” per l’incarico della nuova produzione del Big Apple Circus, “Carnevale!”. Apre al pubblico stasera nella festosa tenda blu al Damrosch Park del Lincoln Center.
Non che questo sia il primo spettacolo circense di Mr.De Ritis a Manhattan. Nel Dicembre 2000, il grande capodanno, il “Kaleidoscape” di Barnum, una produzione da 10 milioni di dollari, era giunto a Bryant Park proprio durante la tradizionale permanenza natalizia del coraggioso Big Apple nato a Manhattan. Lavorando a Sarasota (Florida), Mr. De Ritis era stato l’acclamatissimo creatore di “Kaleidoscape”.
Se in seguito “Kaleidoscape” ha ripiegato le tende, Big Apple va ancora forte – ed ora ha ottenuto Mr. De Ritis.
“Non ne faccio un vanto”, dice Paul Binder, Fondatore e direttore artistico del Big Apple, “perché in questo mestiere non puoi mai montarti la testa. E’ un affare di umiltà. Siamo semplicemente orgogliosi di essere qui per il nostro ventiseiesimo anno”.
Lo spettacolo – annunciato come una celebrazione dello spirito del carnevale di Venezia, Rio de Janeiro, Trinidad, Cuba, New Orleans e Jamaica – è, dichiara Mr. Binder, ” lo spettacolo con più energia e senso del ritmo che abbiamo mai fatto”.
Mr. Binder ha invitato Mr.De Ritis “per la sua visione fresca, la sua immersione nel mileu europeo e per la profondità della sua conoscenza sul circo”, dice.
Mr. De Ritis riverisce l’idea stessa di carnevale ” perché, credo, è il mio primo ricordo di performance dal vivo, ancor prima del circo” ricorda. E sul primo circo: aveva tre anni, nella sua città a Pescara, Abruzzi. “I mie genitori non sospettavano affatto la strada su cui mi stavano mettendo” dice. “La gente non realizza che il primo intrattenimento a pagamento dal vivo che i bambini vedono, ovunque nel mondo, è un circo”.
Sebbene sia un regista autoritario, Mr. De Ritis mostra deferenza verso il cast. “Molti artisti mi conoscono da quando ero ragazzo” spiega. Questo perché, già a dieci anni di età andava in giro con la gente del circo ogni volta che uno dei circhi italiani veniva in città. A dodici anni si trovava a fare piccole mansioni dietro ai circhi durante le vacanze scolastiche; a 17 iniziava scrivere per riviste di circo, una pratica che ancora continua.
A 18 anni era diventato un talent scout circense in Francia, Austria, Svizzera e Scandinavia. Dopo non molto, diventa assistente non pagato per il regista Jerome Savary a Parigi, al Theatre National de Chaillot. (Mr. De Ritis faceva quadrare la giornata facendo lavori di pubblicità per un circo italiano di giorno ed aiutando di notte un ipnotizzatore di coccodrilli al Moulin Rouge a caricare il suo furgone).
Più che ventenne, ha iniziato a mettere in scena festival di circo europei (“45 numeri buttati dentro in quattro giorni”, ricorda). Lavora ardentemente da un posto all’altro, e il suo curriculum è un catalogo di grandi del circo con cui ha studiato e collaborato in Italia, Parigi, Mosca o Montreal.
Nel 1999, Gian Carlo Menotti gli ha chiesto di creare uno spettacolo di magia per Spoleto Festival in Italia; lo stesso ha fatto il Principe Ranieri a Monte Carlo. Ora è capofila della new wave naturalistica di creatori circensi in Italia e in Francia.

Dopo “Carnevale!”, Mr. De Ritis si prenderà un po’ di riposo nella sua casa a Pescara “dove ho il mio archivio di studio sul circo”, dice in preciso, delicato accento inglese, una delle tre lingue che usa con normalità (italiano e francese sono le altre). “Lavoro anche in tedesco, spagnolo e russo, senza contare le lingue degli animali” dice senza fare una piega.
A Pescara, lavorerà su due libri: una storia dello spettacolo di illusionismo e di intrattenimento, e una storia sociale del circo nel mondo. Sta anche scrivendo trasmissioni di circo e magia per la TV italiana.
Erudito e spesso accademico nella conversazione, Mr. De Ritis col suo sottilie fisico simile a un trapezista passeggia per la pista delle prove con andatura eretta e nobile portamento, un chiaro contrasto con l’attitudine casuale di cast e collaboratori.
Di fatto, il suo nome discende da nobili origini, ma il regista lo è tutt’altro di nascita. “Mi guadagno da vivere da un progetto all’altro” dice “e cerco di non pensare a come pagare le bollette. Dopotutto, è già un privilegio amare ciò che si fa”.
A differenza di molti degli artisti con cui lavora, non deriva da da molte generazioni di dinastia circense; suo padre, Domenico, è uno specialista governativo in economia pensionistica.
Inevitabilmente, ogni regista italiano deve fare riferimento a Federico Fellini, e Mr.De Ritis non viene meno, definendolo “una figura ispiratrice”. Mr. De Ritis ha incontrato Fellini, il regista de “La Dolce Vita”, l’anno prima della sua morte davanti a un espresso a Roma. “Tu sei fortunato, io no”, Mr. Fellini gli disse. “Tu dirigi i circhi, io dirigo i films. Nei film io dico bugie. Ma col circo, tu puoi dire la verità”.
Per descrivere la propria estetica di lavoro, Mr.De Ritis ricorre alle citazioni. “Picasso diceva: Je ne cherche pas, je trouve” (non cerco le cose, le trovo). “Mi sembra giusto. Nel circo non cerco le cose. Emergono da sole, da sotto la segatura della pista”.

Dal New York Times  

 

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