UGO DE ROCCHI RICORDA LO ZIO LEONIDA A 100 ANNI DALLA SUA NASCITA
Riceviamo da Ugo De Rocchi un suo ricordo dello Zio Leonida Casartelli a 100 anni dalla sua nascita:
Quello di zio Leonida è uno dei ricordi più cari che conservo. Non passa giorno in cui non lo pensi, non c’è azione che io compia che non porti dentro un pezzo di lui, dei suoi insegnamenti, del suo modo di essere.
Ricordando lo zio Leonida non si può non richiamare alla mente un altro grande direttore del Circo Nazionale Togni, Ercole Togni, soprannominato “Tete”, che fu il maestro che gli diede i primi insegnamenti, e lo zio Leonide, che era una persona molto intelligente, capì subito che quelli erano insegnamenti preziosi. Ercole Togni fu anche il fondatore dell’Ente Nazionale Circhi che diede ai circhi italiani un grande prestigio.
La vita di noi tutti, fino a che c’era lo zio Leonida, è stata senza problemi perché i problemi li preveniva e, se proprio arrivavano, ci pensava lui a risolverli!
Oltre ad organizzare le tournée e gli spettacoli, da lavoratore instancabile, si occupava di tantissimi aspetti e io, così come da bambino lo seguivo, attaccato ai suoi pantaloni con un martellino giocattolo in mano, una volta cresciuto, ne condividevo ogni passo con una voglia di imparare e far bene che cresceva di pari passo con la stima e l’enorme ammirazione per lui, una persona straordinaria.
Quando nel 1957 eravamo andati a lavorare in Spagna, dove saremmo rimasti fino al 1960, avevamo trovato una situazione abbastanza complicata a causa della forte concorrenza degli altri circhi spagnoli. Lo zio Leonida aveva ordinato un circo completo, fatto interamente in Spagna, condizione imprescindibile per poter tornare a lavorare lì, ma l’ultimo anno non era andato bene.
Eppure lui non si era perso d’animo e ritornati in Italia si era messo subito all’opera mettendo in piedi il circo Coliseum che, forte della presenza di bravi artisti spagnoli, si rivelò una scelta vincente. Il successo fu grande e durò dal 1960 al 1966.
Poi fu la volta della Turchia, una terra che ci ha ospitati con successo per molti anni. In Italia allora, nelle città, si lavorava poco perché non eravamo molto conosciuti. Paradossalmente eravamo più noti e apprezzati all’estero che in casa nostra.
La vera svolta sarebbe però arrivata nel 1972 ed è legata ad un nome: Medrano. Questo era il nome di un circo molto importante a Parigi fino all’inizio della seconda guerra mondiale, quando poi era fallito. Con il nome Medrano, il circo acquisiva una sua identità forte che si sarebbe trasformata in riconoscibilità e prestigio nel corso degli anni.
Ma se il nome segnò la svolta, dietro ogni successo c’era sempre il lavoro di zio Leonida. Con le sue capacità eccezionali era in grado di gestire 6 complessi contemporaneamente: 2 in Francia, 1 in Israele, 1 in Turchia, 1 in Grecia e 1 in Italia. Una vera macchina organizzativa, inarrestabile… Fino a quel maledetto 3 ottobre 1978 in cui, un terribile incidente d’auto portò via in un istante la sua vita e ogni nostra sicurezza.
Quando lo zio mancò, all’età di soli 54 anni, era nel pieno delle sue forze, ammirato da tutti i direttori di circo, sia piccoli che grandi, in particolare dai direttori dei circhi più grandi che riconoscevano in lui una grande capacità organizzativa e, soprattutto, la sua grande onestà di padre di famiglia e zio. Una persona di sani principi, lavoratore instancabile e con doti imprenditoriali ineguagliabili.
Zio Leonida era stato anche uno dei consiglieri più importanti dell’Ente Nazionale Circhi, assieme al Presidente Egidio Palmiri e ai mitici Darix e Enis Togni, del Circo Americano. Ma ancor prima era stato un bravissimo pagliaccio, con il nome d’arte di “Fagiolino”, un eccellente domatore ed un abilissimo trapezista. Tra le tante cose che era in grado di fare con assoluta professionalità, era un eccezionale conoscitore di animali: tigri, leoni, elefanti, cavalli, cammelli… Inoltre la sua parola e la sua stretta di mano valevano più di qualsiasi contratto scritto.
Tutti gli impresari di circo, sia in Italia che all’estero, avevano piacere e onore nel lavorare con lui e di lui avevano grande stima e fiducia. Quando c’era lui, in tanti venivano in cerca di un consiglio o di un aiuto e nessuno andava via a mani vuote, come si suol dire.
Capitava di frequente che artisti in cerca di lavoro si rivolgessero a lui ben sapendo che, direttamente o chiedendo ad altri direttori di circo, avrebbe trovato per loro una sistemazione. E così succedeva, perché a lui nessuno diceva di no e tutti sapevano che se a loro volta avessero avuto bisogno, Leonida non gli avrebbe mai chiuso la porta in faccia.
Io ho avuto il privilegio di vivere al suo fianco per 36 anni. Avevo appena 3 o 4 anni quando il mio papà era partito per la guerra per fare ritorno solo nel 1946, a più di un anno dalla fine della stessa, periodo durante il quale era stato dato per disperso. In quei primi anni di vita zio Leonida è stato per me un padre e mi ha trattato come un suo figlio.
Tutte le cose che sto raccontando sono verità. Non riesco nemmeno a ricordarmi di tutte le sue qualità perché erano così tante che qualcuno potrebbe dire che io stia esagerando. In realtà non sto esagerando perché le qualità che aveva lo zio Leonida erano talmente tante che è impossibile ricordarsele tutte.
Voglio raccontare solo un paio di episodi, per cercare di spiegare a chi non lo conosceva, l’eccezionalità dello zio Leonida.
Quando lo zio Leonida riuscì ad avere un nome importante come era il Medrano, si mise subito in moto per rafforzare lo zoo del circo sull’esempio dei grandi circhi stranieri, comprando zebre, cammelli, altri elefanti, giraffe e molte altre specie mentre tigri, leoni e cavalli li avevamo già. In poco tempo riuscì a portare lo zoo a un grande livello. In quell’occasione si recò in Germania dove circhi e zoo erano forniti di molti animali e allo Zoo di Hannover vide un gorilla adulto di nome Massa che era destinato a uno zoo in America. Io non so ancora adesso come sia riuscito a sottrarlo agli americani ma ci riuscì! Venne a casa e ci diede la notizia. Occorreva preparare subito la struttura che avrebbe dovuto ospitare il gorilla e lui andò dallo zio Wioris Togni, che a Rio Saliceto aveva un’officina molto ben attrezzata. Nel giro di un mese (un tempo da record) il gorilla ebbe la sua casa nuova e il Medrano si arricchì di una presenza straordinaria.
Due anni più tardi venne a sapere che al Safari di Verona c’era un piccolo di gorilla di nome Pedro che avrebbe voluto portare al Medrano, ma il proprietario tedesco non aveva alcuna intenzione di cederlo. In quel tempo lo zio era fermo a Bussolengo perché stava organizzando dei circhi che avrebbero dovuto fare la tournée in Francia. Arrivai e lui mi raccontò del suo desiderio di avere il piccolo di gorilla. Il giorno appresso mi chiamò per andare insieme al Safari, voleva farmelo vedere. Arrivati lì cominciò a parlare, io restai un po’ distante. Non ho mai saputo cosa avesse detto ma questa volta, non so come, andammo via in tre, io, lui e il piccolo gorilla, che il tedesco gli aveva alla fine ceduto gratuitamente.
Zio Leonida aveva una grandissima capacità di convincimento perché era in grado di riconoscere chi aveva di fronte e, ogni volta che trattava un affare, aveva sempre argomenti diversi.
Io gli devo tutto. Quello che sono riuscito a fare è frutto delle sue idee, che io ho cercato di realizzare nel modo in cui sapevo che avrebbe voluto.
Ogni volta che mi sono trovato in difficoltà, ed è successo molto spesso, mi chiedevo “cosa avrebbe fatto zio Leonida?” e questo mi ha aiutato a diventare ciò che sono e a fare ciò che ho fatto. Dietro ogni mia scelta, c’è sempre stato lui.
Chiudo il mio ricordo sullo zio Leonida raccontando dell’ultima volta che lo vidi vivo. In quel periodo aveva mandato numeri di animali in Spagna e Portogallo e doveva andare a Parigi per organizzare la tournée in Francia delle strutture preparate alla nostra base di Bussolengo. Ci raggiunse ad Ancona, dove eravamo col circo, e in quell’occasione gli dissi: “zio, quando avrai finito, resta un po’ a casa con noi, ne abbiamo bisogno”. Sì, avevamo bisogno di lui, della sua presenza, perché quando c’era lui per noi era una festa. Mi promise che al suo ritorno dal tour in giro per l’Europa si sarebbe fermato un po’ e ne fui molto felice perché, quando c’era lui al circo, tutti, familiari, artisti, operai, erano contenti.
Purtroppo zio Leonida non ha potuto mantenere quella promessa perché il destino crudele se l’è portato via per sempre in una grigia giornata di ottobre.
La mia mamma Jone Casartelli aveva sempre amato moltissimo quel fratello speciale e di sicuro il suo cuore fu spezzato dalla sua perdita ma non la vidi mai piangere. Un giorno sulla sua agenda, alla data 3 ottobre, lessi questa frase che aveva scritto e che non ho mai dimenticato: “Dio, tu ce l’hai portato via ma noi ti ringraziamo perché ce l’hai restituito”.
Grazie zio Leonide
Per sempre, tuo nipote Ugo De Rocchi
UGO DE ROCCHI RICORDA LO ZIO LEONIDA A 100 ANNI DALLA SUA NASCITA
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