
KATANGA. STORIA DI GORILLA E DEL RIMORCHIO CHE LI HA OSPITATI
Il 14 giugno 1972 Leonida Casartelli debutta a Varese con l’insegna Circo Medrano, coronando un progetto che cullava da diversi anni: rilanciare e affermare quella insegna storica a livello nazionale (l’aveva già utilizzata in precedenza in alcune tournée all’estero, come in Turchia nel 1968) e caratterizzando il proprio complesso per la varietà e la ricchezza del proprio parco zoologico composto da cavalli, elefanti e grandi felini, ma anche e soprattutto per animali esotici allora meno comuni nei circhi come giraffe e gorilla.

L’acquisizione di un gorilla fu una delle grandi intuizioni di Leonida Casartelli che fu il primo impresario italiano a presentare un esemplare di questa specie in un circo italiano e a renderlo una grande attrazione al punto da basare su di esso gran parte della campagna pubblicitaria e delle affissioni per circa vent’anni. Stiamo parlando del colossale Katanga che sui manifesti compariva con espressione truce, stringendo in pugno il corpo di una bella ragazza. Sono innumerevoli i bozzetti riprodotti su manifesti, locandine, adesivi, bandierine e biglietti sconto che ritraggono Katanga, immaginifico soggetto che stregava i sogni dei bambini e seduceva gli spettatori di tutte le età. Katanga era l’affascinante nome di fantasia del grosso primate che veniva esposto nello zoo del Circo Medrano all’interno di un grande rimorchio dotato di tutti i comfort per l’epoca per garantire un buon standard di vita all’animale che lo abitava. Anche se per il pubblico l’attrazione si chiamava genericamente Katanga, in oltre vent’anni sono stati tre gli esemplari di gorilla che hanno vissuto (e in alcuni casi convissuto) in quel rimorchio, affascinando migliaia o forse milioni di spettatori.

Il primo gorilla, diciamo l’originale Katanga, è giunto a Firenze la sera del 19 gennaio 1973, accompagnato da Gigino Gerardi con un viaggio di due giorni da Hannover. Il suo nome originale è Massa, un maschio di 8 anni (anche se alcuni giornali veniva presentato come femmina), alto un metro e settanta, di 140 kg circa. L’impatto mediatico di quell’operazione fu travolgente e Katanga da quel giorno divenne per anni l’icona del Circo Medrano.

A ospitarlo un rimorchio lungo 11 metri per la cui progettazione Leonida si è affidato al cognato Wioris Togni (al cui ingegno si devono diverse altre realizzazioni, come la celebre gabbia di rete di Darix Togni, brevettata, e le gradinate montate su rimorchio) mentre la realizzazione si deve alla ditta di carpenteria metallica dei Fratelli Anceschi di Rio Saliceto.

“Con Leonida Casartelli andammo in Svizzera al Circo Knie a vedere il carro in cui tenevano il loro gorilla, ma non ci soddisfò e lo facemmo completamente diverso, molto più grande, confortevole e curato – spiega frugando tra i ricordi di quasi cinquant’anni fa Carlo Anceschi, co-titolare della ditta che costruì il rimorchio – A Firenze, per le Feste, il circo aveva lavorato molto forte. Dopo le Feste, quando al circo arrivò il gorilla, la piazza venne rilanciata e il lavoro riprese molto bene grazie a quell’attrazione che fece notizia. Abbiamo costruito quel rimorchio nel giro di venti giorni perché il Signor Leonida Casartelli aveva comprato il gorilla e aveva fretta di disporre di un mezzo su cui ospitarlo e esporlo nello zoo. Glielo consegnammo anche se non era ancora ultimato.

Al termine della piazza di Firenze sono andato al Circo e mi sono riportato in officina a Rio Saliceto il rimorchio, con il gorilla all’interno, per concludere la lavorazione con gli ultimi accorgimenti previsti. Ho portato io il carro con il gorilla all’interno, dalla nostra sede fino a Firenze – ricorda Carlo Ivo Anceschi che fisicamente si occupò della costruzione dell’automezzo – solo che il mezzo era troppo lungo per viaggiare in autostrada. Avremmo dovuto fare la Porretana (la strada che valica gli Appennini da Firenze a Bologna), ma sarebbe stato pericoloso, era pieno inverno, faceva freddo e non me la sentivo di fare quel viaggio su una strada così pericolosa. Così passammo ugualmente dall’Autostrada, entrando a Prato: all’ingresso dell’autostrada non si accorsero della lunghezza del mezzo, però ci facemmo scortare amichevolmente da una pattuglia della polizia che ci consigliò di uscire a Sassomarconi, per evitare di essere bloccati. All’interno avevamo previsto anche una stufa a carbone, nel caso in cui fosse mancata la corrente. Durante il viaggio ricordo che mi sono fermato un paio di volte a mettere carbone nella stufa: ci saran stati 10 gradi sotto zero e non volevo che il gorilla prendesse freddo. Quando arrivammo a Rio Saliceto, vennero in officina tutti i bambini a vedere il gorilla mentre noi lavoravano al mezzo: volevano ammirare quella bestia imponente e portargli del cibo, pezzi di pane. Il mezzo era stato studiato con un sistema affinché l’animale non potesse mai trovare una porta aperta e fuggire: sono animali molto intelligenti e non avrebbero avuto difficoltà ad aprire sistemi che magari per altri tipi di animali funzionano senza problemi. Successivamente sono state fatte ulteriori modifiche – conclude il Signor Anceschi, dimostrando una memoria formidabile”.



Tra queste modifiche anche l’aggiunta di due verande estraibili per le gabbie esterne, di un metro e settanta circa ciascuna. Grandi e robuste vetrate isolavano dal freddo invernale, ma all’occorrenza in estate si potevano aprire per far circolare l’aria, lasciando alle solide sbarre, di circa 5 centimetri, il compito della protezione. La struttura era adeguatamente climatizzata e divisa in due sezioni, anche per agevolare le operazioni di pulizia in sicurezza. In una parte del mezzo viveva il grande gorilla, in quella adiacente, almeno per il primo periodo, viveva Medi un esemplare di orango. La compartimentazione interna consentiva di spostare l’animale in una sezione del grande vano, per procedere con le pulizie quotidiane. Massa rimarrà al Circo Medrano fino alla fine dei suoi giorni, sopravvenuta per cause naturali, nel febbraio 1983 durante la permanenza a Salerno.
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(dall’Archivio Storico di Mauro Cantoro)
Nel frattempo però arrivarono altri esemplari di gorilla: Pedro, nel 1975 circa e Riù, all’inizio del 1980 che rimarranno al Circo Medrano fino al 1994, quando saranno trasferiti allo Zoo di Fasano, dove Riù è ancora oggi una delle vedette più attese. E’ stato dunque stato possibile a lungo vedere contemporaneamente più di un esemplare di gorilla all’interno del rimorchio.

A occuparsi di Massa e degli esemplari successivi del Medrano, fu Wioris De Rocchi che di questi animali conosce davvero tutto per averli visti crescere giorno dopo giorno. Gli esemplari più giovani vennero accuditi, almeno per i primi tempi, in carovana. In alcuni casi, finchè eran piccoli appunto, poteva capitare che occasionalmente venissero portati in studi televisivi. Ma era impossibile pensare di farli esibire nello spettacolo, sia per l’impossibilità di far eseguire loro degli esercizi, che per ragioni di sicurezza dovute alla forza e alla mole dei gorilla da adulti. La loro vita nel rimorchio era comunque confortevole e poteva capitare che venisse portata una televisione da cui i gorilla di divertivano a vedere i cartoni animati.




IL MODELLINO
Questo articolo nasce dalla curiosità e dalla passione di Mauro Cantoro (collezionista di video, ma anche modellista come abbiamo avuto modo di leggere in un recente articolo di Maurizio Tramonti) per questa straordinaria particolarità dello zoo del Circo Medrano. Il suo interesse è stato tale da essersi impegnato per realizzare una fedele riproduzione in miniatura del celebre rimorchio di Katanga in scala 1.25. Il modello, prodotto dalla ditta Modellistica Sistema sulla base di foto, e informazioni fornite da Davio Casartelli, Wioris De Rocchi e dal signor Carlo Ivo Anceschi, ha una misura di 65x 25 cm ed è realizzato in poliestere, plexiglass (per le vetrate) e plastiche da modellismo. Tutto fedelmente verniciato e con grafiche adesive per le scritte. All’interno del modellino, anche una riproduzione del gorilla in scala alta di 6,4 cm.
Consulenza storica Davio Casartelli, Wioris De Rocchi e Carlo Ivo Anceschi. Si ringrazia sentitamente la famiglia Anceschi per la collaborazione e la preziosa documentazione fotografica.
KATANGA. STORIA DI GORILLA E DEL RIMORCHIO CHE LI HA OSPITATI
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