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Proponiamo un articolo pubblicato su di un sito “animalista”, non é scritto da nessuna parte che se uno é di idee contrarie non debba per forza dire cose senza senso, in passato altri articoli sarebbero stati degni di nota, ma diritti di Copyright ne hanno impedito la pubblicazione. L’autore dell’articolo fa una personale e pacata analisi sulle norme per gli animali nei circhi che, se letta con serenità, dovrebbe far riflettere amministrazioni comunali, associazioni ed  anche circhi. Solo un appunto per quanto riguarda i babbuini, non mi sembra ce ne siano più in Italia da anni, invece per quanto riguarda il punto dedicato al “Viktor”, non avendo mai visto quel tipo di spettacolo non posso commentare le parole dell’autore.
Chi scrive continua a pensare che le parti invece di farsi la guerra, dovrebbero sedersi attorno ad un tavolo, senza rancori
ed interessi di bottega (penso a chi interessa solo fare curriculum), sedersi e studiare assieme collaborazioni e soluzioni per in benessere degli animali.
(mt)

 

Linee guida per il mantenimento degli animali nei circhi: inadeguate, inattuabili e irrispettate

da animalstation.it

domenica, 26 agosto 2012 – Un’analisi delle linee guida per il mantenimento degli animali nei circhi e della loro supposta applicazione nella pratica.


In Italia l’esibizione di circhi con animali selvatici è vietata. O meglio, sarebbe vietata. Il 16 aprile del 1998 la Commissione Scientifica CITES emanò dei criteri oggettivi per una corretta valutazione dell’idoneità alla detenzione degli animali definiti per legge pericolosi (leoni, tigri, elefanti, orsi, rinoceronti, ecc.). Basandosi su tali criteri, gli esperti conclusero che le strutture circensi non fossero in grado di assicurare i requisiti minimi richiesti, negando pertanto il rilascio dell’idoneità: una chiara conferma scientifica, se mai ce ne fosse bisogno, del livello di degrado e squallore in cui sono detenuti gli animali nei circhi italiani.

Tuttavia, uno scandaloso susseguirsi di circolari e di modifiche legislative permise ai circhi di continuare ad usare questi animali e, successivamente, alla Commissione Scientifica CITES fu richiesto di emanare specifici criteri (più permessivi) per i circhi [1]: in tal modo, non erano i circhi a doversi adeguare ai criteri, ma erano i criteri a doversi adeguare ai circhi.

Inadeguate e inattuabili

Tali linee guida stabiliscono – per quanto concerne la vita dell’animale – una serie di indicazioni sui requisiti minimi relativamente alle strutture di detenzione (dimensioni, arricchimento ambientale e altre caratteristiche) e sulla cura degli animali (nutrizione, salute e condizioni di trasporto).

Bisogna osservare che tali criteri, essendo concepiti per animali detenuti in strutture artificiali, non mettono in discussione il mantenimento in cattività [2], ma cercano solo di fornire delle indicazioni che dovrebbero favorire una condizione di benessere accettabile: il che, naturalmente, non significa che il rispetto di tali indicazioni assicuri agli animali una condizione di benessere ottimale. Tale condizione, infatti, per individui appartenenti a specie che in natura vivono in ambienti ricchi e variegati, che si spostano lungo percorsi di centinaia di chilometri e che instaurano rapporti sociali complessi, può essere sperimentata solo in una situazione di completa libertà nel proprio habitat originario.

Tuttavia, anche per il più convinto sostenitore della cattività, sarebbe difficile non riconoscere come i criteri imposti dalle linee guida siano assolutamente inadeguati per gli animali. Ad esempio, per quanto riguarda le dimensioni delle strutture interne, agli elefanti è riservato uno spazio di 3 x 5 metri per individuo (ed è ammessa la possibilità dell’uso di catene, seppur limitato), ai felini è sufficiente una gabbia di 4 x 2 metri per individuo e di poco più di 2 metri di altezza, per i babbuini sono ritenute idonee gabbie di 10 x 3 metri per un gruppo di 5 individui (e un metro e mezzo quadrato per ogni animale in più), con a disposizione un’altezza di soli 3 metri.

In altri casi invece vengono indicate condizioni per i circhi oggettivamente molto difficili, se non impossibili, da realizzare, a causa della loro stessa natura di strutture itineranti. Ad esempio, per quanto riguarda le strutture esterne, per gli elefanti è prevista la possibilità di fare bagni nell’acqua e bagni di sabbia, gli orsi devono avere a disposizione tronchi su cui arrampicarsi e affilarsi le unghie, per i gruppi di babbuini devono essere presenti strutture su cui arrampicarsi, nascondersi e ritirarsi, mentre le giraffe devono avere la possibilità di afferrare il cibo da posizioni elevate.

Gli esperti del CITES, evidentemente ben consapevoli sia dell’inadeguatezza della maggior parte delle norme e sia dell’impossibilità di altre di essere rispettate, nelle stesse linee guida dichiarano che le indicazioni prescritte «non devono essere considerate come una giustificazione o un invito a mantenere determinate specie nei circhi». E aggiungono: «In particolare si raccomanda che in futuro non vengano più detenute le specie in via di estinzione o il cui modello gestionale non è compatibile con la detenzione in una struttura mobile quali, ed in particolare: primati, delfini, lupi, orsi, grandi felini, foche, elefanti, rinoceronti, ippopotami, giraffe, rapaci».

Mancato rispetto e ispezioni superflue

Vale la pena di notare che le norme, per la gran parte inadeguate, contenute nel documento del CITES, rappresentano le migliori condizioni possibili che, in via teorica, un circo dovrebbe essere in grado di assicurare agli animali detenuti. Purtroppo, la maggior parte di tali norme non vengono osservate in modo rigoroso e costante, e in molti casi il mancato rispetto è una prassi consolidata. Di fatto, la grande maggioranza dei circhi, compresi quelli condannati o sottoposti ad indagini proprio per le pessime condizioni di detenzione degli animali, svolgono i propri spettacoli senza la necessaria osservanza dei parametri contenuti nelle linee guida.

Le ispezioni, quando effettuate, sono svolte con disinvolta superficialità, le violazioni più comuni non vengono quasi mai prese in considerazione ma vengono quasi sempre accettate come mancanze minori sulle quali si può sorvolare, e anche di fronte ad evidenti casi di gravi irregolarità i controlli si concludono quasi sempre con una valutazione positiva. Sebbene a volte può accadere che qualcuno degli addetti all’ispezione lasci delle prescrizioni, dato l’esiguo tempo di attendamento del circo non ci si cura poi di verificare se la struttura si sia effettivamente adeguata.

Per comprendere le ragioni di questa singolare situazione, va notato che i criteri proposti dal CITES sono in effetti delle linee guida, ovvero costituiscono delle raccomandazioni, dei consigli, non delle norme inderogabili. Nello stesso documento del CITES si afferma infatti che «il mancato rispetto di uno o più dei suddetti requisiti, non integra automaticamente il reato di maltrattamento animale, la cui valutazione spetta comunque a personale qualificato e incaricato dall’autorità competente»: pertanto, il giudizio sulle condizioni degli animali resta molto soggettivo.

Si consideri che solitamente le ispezioni vengono eseguite dal Servizio Veterinario Asl, la cui inaffidabilità è stata comprovata più e più volte. Basti citare a tal proposito il recente caso dell’allevamento Green Hill, conclusosi con il sequestro della struttura dopo l’operazione di polizia che ha rilevato la presenza dei cadaveri di cento cani nei congelatori dell’azienda e ben quattrocento animali senza identificazione: eppure la Asl locale aveva sempre sostenuto che nei controlli effettuati tutto era risultato ogni volta in regola [3].

A dimostrazione della totale inadempienza dei circensi per il rispetto dei criteri del CITES, basti osservare che in Italia, pur non essendo permesso ai sindaci imporre divieti per l’attendamento ai circhi sul proprio territorio, i comuni possono tuttavia definire alcune norme, basate sulle raccomandazioni del CITES, che i circhi sono tenuti obbligatoriamente a rispettare: questo espediente, di fatto, viene usato per impedire ai circhi l’attendamento, poiché nessun circo è in grado di adeguarsi anche alle più elementari delle norme del CITES [4].

Victor, lo spettacolo degli orrori

Un caso davvero significativo per illustrare quanto fin qui detto ha avuto come protagonista il circo “Victor, lo spettacolo delle meraviglie” [5]. In questa struttura da incubo gli animali, come più volte documentato, venivano detenuti in condizioni di prigionia terribili [6], ma nonostante i numerosi solleciti di una nota associazione italiana alle istituzioni preposte al controllo, nulla viene contestato al circo. Il 18 marzo del 2009 però una popolare trasmissione televisiva trasmette un servizio sul circo Victor, nel quale si evincono le gravissime condizioni di detenzione di tutti gli animali e l’evidente stato di sofferenza di alcuni di loro [7]. A seguito del servizio la vicenda assume una forte rilevanza nazionale tanto che, dopo solo due mesi, all’attendamento del circo a Montecatini Terme, la Asl, evidentemente costretta dal clamore sollevatosi, interviene per procedere al sequestro preventivo di tutti gli animali, ravvisando gli estremi di maltrattamento animale.

Ma il proprietario del circo ricorre in appello e in meno di un mese dal sequestro riesce ad ottenere il dissequestro di 17 animali (mentre gli 82 uccelli vengono trasferiti in centri di accoglienza). Poco dopo, con processo di maltrattamento ancora in corso, il circo riprende la sua attività con i pochi animali e in breve riappaiono negli spettacoli i primi uccelli. La vicenda si è conclusa solo nel luglio del 2012, quando è stato confermato il sequestro degli animali e ordinato il sequestro dei mezzi di trasporto per evitare il ripetersi del reato [8]. Tutto ciò è avvenuto solo per uno scalpore mediatico: ma quanti altri circhi continuano ancora a girare impunemente per l’Italia ?

Riccardo B.

05/09/2012 18.28.10

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