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L’oasi di fantasia dove tutto è possibile

da goleminformazione.it

Il circo, davanti e dietro le quinte, visto attraverso l’obiettivo di Pietro Di Giambattista. Abbandonata l’idea stereotipata, si scopre una realtà in continua sperimentazione, un incontro di culture e di scuole diverse, un mondo sospeso senza tempo dove lo spettacolo è solo una piccola parte del tutto.

E’ lo spettacolo popolare per eccellenza destinato a una platea vasta e di tutte le età, ma soprattutto di bambini. Una certa élite lo snobba, considerandolo “cultura minore” e gli animalisti lo prendono di mira nelle loro campagne. Eppure, nonostante la crisi – economica e anche del mondo dello spettacolo – il circo tiene e attira il grande pubblico che riempie tendoni e non solo.

Qualche sera fa più di 2 milioni di telespettatori sono rimasti incollati davanti alla tv a guardare le strabilianti performance del Circo dell’Estate (battendo, negli ascolti, il film Il Padrino sempre sulla rete nazionale!), tra elefanti prodigiosi, acrobazie “icariane” e clownerie esilaranti.
Segnali positivi dal mondo circense, del resto, sono arrivati qualche giorno fa direttamente dall’Assemblea annuale dell’Ente nazionale circhi (Enc), unica associazione italiana di categoria che raggruppa 36 tra circhi, arene auto-acrobatiche e arene ginniche. Come ha sottolineato il presidente, Antonio Boccioni, il circo non è affatto un fenomeno in recessione e ha un grande potenziale ancora da sviluppare.

D’altra parte, l’Enc ha lamentato una diminuzione delle risorse del Fondo unico per lo spettacolo (FUS) destinate al settore, pari a 2 milioni di euro, una somma minima, dicono, rispetto alla globalità dello stanziamento.

Quello che contestano è anche la modalità scelta per l’attribuzione dei contributi attraverso criteri aritmetici, legati soprattutto a «un sostegno della forza lavoro» piuttosto che «alla qualità», e lamentano anche la «lotta quotidiana con le amministrazioni comunali per avere i permessi sulle aree dove poter installare il circo» (è la legge n.337 del 1968, “con cui lo Stato riconosce la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante”, a stabilire che siano i Comuni ad individuare le aree adeguate e i relativi regolamenti).

Per il circo è quindi indispensabile il rapporto con le istituzioni locali e anche a livello politico è bene trovare una sponda. Nella XIV legislatura sugli scranni di Palazzo Madama sedeva Livio Togni, della gloriosa dinastia del Circo Darix Togni – Circo Florilegio che per «per l’intera durata del suo mandato», come si legge sul suo sito personale, si è impegnato «attivamente, sia in parlamento che nelle commissioni di cultura ed educazione, a promulgare, anche con disegni di legge a suo nome, i sani valori dello spettacolo e della vita circense».

La realtà del circo continua quindi ad affascinare il pubblico e dalla sua nascita, – il primo circo “moderno” fu allestito a Londra nel 1768 – ha mantenute intatte nel corso dei secoli, con le dovute variazioni dettate dai tempi, le sue caratteristiche originarie di arte che nasce spontanea dalla potenza e dalla forza dell’uomo che si sublima anche attraverso il contatto con gli animali, un’oasi di fantasia dove tutto è possibile. Anche scomparire e riapparire, volare o sfidare le belve più pericolose. Sul palco ci si reinventa continuamente, si è parte di quella finzione che termina quando il sipario si chiude.

«Lontana dalle luci della scena la maschera di perfezione che si è deciso di indossare viene giù per lasciare il posto ad un’umanità a volte inaspettata, ad un’idea di perfezione fatta anche di tante debolezze che rendono tutto più reale e più vicino all’uomo comune».

Ha voluto raccontare questa umanità “dietro le quinte del circo” Pietro Di Giambattista, fotografo romano vincitore del World Press Photo 2002, categoria Ritratti, con un lavoro sui Rom. Il suo interesse verso la realtà dei circhi parte proprio da lì, dal desiderio di approfondire il fenomeno del nomadismo.

«Avevo in mente l’immagine del circo classico con le carovane di artisti della stessa famiglia che si accampavano nei paesi con le loro roulotte e conducevano una vita da nomadi girando continuamente. Venendo a contatto con questo mondo e cominciando a

realizzare il mio progetto di racconto per immagini, ho accantonato quell’idea stereotipata per riscoprire una realtà di sperimentazione continua, un incontro di culture e scuole circensi diverse a tratti sembra di essere in un mondo sospeso in uno spazio senza tempo, dove lo spettacolo con le luci della ribalta è solo una piccola parte del tutto».

Il fotoreporter Pietro Di Giambattista ha cominciato questo lavoro a dicembre dell’anno scorso fotografando il Golden Circus di Liana Orfei, uno dei più prestigiosi e imitati Festival circensi internazionali.
Quest’anno si è svolta la XXIX edizione e ancora una volta il Golden Circus Festival ha riunito le più grandi scuole circensi del mondo (Asia, Russia, Europa) presentando quindi quanto di meglio e di più nuovo si muove nel panorama del circo contemporaneo e del nuovo circo, costituendo una vetrina per le ultime tendenze delle arti circensi.
«Sicuramente il circo è cambiato e l’arte circense si può imparare anche frequentando una delle tante scuole che ci sono in Italia e non solo perché si appartiene a una famiglia di artisti. Questo significa che deve cambiare anche il modo di fotografare questa realtà. Quello che ho cercato e che cercherò di fare è fotografare l’umanità di acrobati, domatori, clown, ballerine, maghi che rendono possibile il sogno di tirar fuori dal cappello un piccolo coniglio o di fare delle prodezze impensate. Al Golden Circus mi hanno colpito per la loro bravura gli acrobati coreani, vincitori di premi internazionali. La loro straordinarietà sul palco diventa normalità dietro le quinte. Durante le prove, poi, e senza pubblico, è ancora tutto diverso. E’ con l’inizio dello spettacolo che tutto si mette in ordine e che il cerchio magico comincia a girare secondo le aspettative».

I nuovi spettacoli da tendone mescolano sempre di più la nobile arte circense con il teatro, la musica, il canto e coreografie rocambolesche. E’ il cosiddetto Nouveau Cirque e il Festival Internazionale Sul Filo del Circo organizzato dalla Città di Grugliasco (Torino) – fino al 4 Agosto – è uno degli esempi più importanti di questo genere di circo che avverte la necessità del rinnovamento.
Lo seguiremo attraverso le foto di Pietro Di Giambattista che ci racconterà in particolare, la prossima settimana, “Le Blues de la Mancha” del Cirque Hirsute, una reinterpretazione circense delle vicende di Don Quichotte e Sancho Panza quattrocento anni dopo Cervantes accompagnata da un miscuglio di musiche blues, jazz, country e musica cajun.

Insieme a Pietro, esploreremo il mondo del circo in diverse puntate fino ad ottobre quando le sue foto saranno in mostra al Festival internazionale di Latina.

03/08/2012 7.33.20

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