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Stampa: Battezzata a S.Francesco l’ultima nata del Circo Orfei

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Il circo in citta’, battezzata a San Francesco l’ultima nata della Compagnia Orfei

Scorci di vita circense di passaggio in riva allo Stretto. Rita Zavatta ha 29 anni ed è una trapezista. Ha una bimba di 14 mesi, Cassandra, battezzata lo scorso 18 gennaio nella Chiesa di San Francesco di Paola. Alla domanda “da dove venite?“, risponde “da dove capita“. Un breve scambio di battute che catapulta in un mondo tanto diverso, diviso tra scintillante ribalta e faticosa quotidianità: il circo.

Non solo elefanti che se ne vanno a spasso scortati dalle auto dei Vigili Urbani. Alla città di Messina il passaggio del circo può dare di più che l’ennesima polemica sulla viabilità.

Come e perché la routine di cronisti locali si è brevemente incrociata con quella di una delle tante compagnie che, durante l’anno, si fermano a Messina? Un po’ per caso, un po’ per curiosità. La piccola Cassandra Zavatta, 14 mesi, figlia di Alessandro e Rita Zavatta, sposati da 7 anni, circensi di professione e in città col circo Orfei da circa 3 settimane, è stata battezzata da Don Clemente, nella chiesa di San Francesco di Paola, lo scorso 18 gennaio.

La giovane famiglia vivrà a Messina fino al prossimo 29 gennaio. Poi via, verso una nuova piazza, nuovi pubblici, nuovi show. Loro “sono” il circo Orfei, che attualmente si esibisce nel tendone installato nello spazio dell’ex-Gasometro. La famiglia Zavatta è una compagnia di circensi da generazioni: sono in collaborazione con il celeberrimo circo di Moira Orfei. “Siamo il Moira 2″, ci dice Rita, che abbiamo incontrato questa mattina.

Avremmo dovuto parlare con suo marito Alessandro, 36 anni, ma è scappato per una commissione: prendere delle ruote per i tir con cui viaggiano di città in città, paese in paese. Rita ci accoglie un po’ assonnata, nonostante sia mattina inoltrata: “la bimba ha fatto i capricci, stanotte“. Quotidianità e straordinarietà di una giovane mamma che, stasera, sarà sotto le luci della ribalta.

La giornata-tipo, in un circo, è molto dura: “nonostante lo spettacolo termini intorno a mezzanotte, il tempo di lavarsi e mangiar qualcosa, si va a nanna, alle 8 bisogna già essere al lavoro“, racconta Rita. E non solo come artisti: “io sono una trapezista. Mio marito è un addestratore di animali. Prima faceva il verticalista, ma ha avuto un incidente: è caduto giù dal tendone. Non ci occupiamo solo degli spettacoli, ma anche dei lavori più vari, quali montare, smontare e riparare le attrezzature. Ogni mattina, ad esempio, si portano in giro biglietti e locandine noi donne ci occupiamo della lavanderia e della pulizia delle roulotte. Per non parlare delle pratiche amministrative da sbrigare“, dice indicando la cartelletta che ha sottomano, con su scritto “Siae”.

Da dove venite? “Da dove capita. Mia figlia è nata in Puglia. Eravamo con il circo a Fasano. Io sono nata a Palermo, mio marito in Calabria, mio cugino a Battipaglia“. Una vita itinerante da sempre, quella vissuta da Rita Zavatta. “I miei genitori erano circensi e lavoravano per il circo Togni”. Trascorsi i primissimi anni di vita viaggiando, come ha fatto per la scuola? “I miei lavoravano all’estero, e mi permisero di frequentare l’Accademia del Circo, dai 7 ai 14 anni. Allora si trovava a Cesenatico, oggi è stata spostata a Verona“. L’accademia era una fucina di piccoli artisti, dove la mattina si andava a scuola e il pomeriggio ci si allenava. E dove si viveva. “Tipo un collegio. C’erano palestre grandi, dove ti insegnavano il trapezio, la cavallerizza, il verticalismo“. Ma non tutti fanno questa scelta per i propri figli: “molti di quelli che riescono a restare in Italia a lavorare, portano i bambini a scuola la mattina, e per gli allenamenti o prendono un insegnante, o insegnano loro stessi le discipline“.

Per Cassandra cosa si augura? “Intanto che studi. Poi sarà lei a scegliere ciò che desidera per la sua vita. I miei genitori mi hanno dato la facoltà di scegliere“. Rita, infatti, ha scelto la vita del circo e, una volta terminati gli studi, ha deciso di abbandonare la compagnia dove lavoravano i genitori e passare ai Zavatta. “Così ho incontrato mio marito. Anche se conoscevo la sua compagnia già da prima. Il circo è un mondo a sè in cui tutti, bene o male, si conoscono. Gli stessi matrimoni, di solito, avvengono tra famiglie di circensi. Non per una questione di chiusura verso l’esterno: semplicemente, stando pochi giorni in un posto, non fai neanche in tempo a conoscere una persona. Ma ci sono delle eccezioni: qualche tempo fa, eravamo in Puglia, una ragazza del luogo si è innamorata ed ha deciso di unirsi alla compagnia“. Sembra un romanzo, la vita del circo. Eppure dietro gli abiti colorati, le acrobazie e i giochi dei clown c’è un settore in crisi quasi irreversibile.

Un tempo l’unico intrattenimento per famiglie era il circo. Ora c’è il bowling, la pizzeria, il cinema. La gente sceglie divertimenti diversi. Anche i bambini: hanno videogames e tv, e magari preferiscono un gioco nuovo della Playstation, ad uno spettacolo circense. E’ cambiata la vita, è cambiato il circo.” Ma al di là della crisi di pubblico, sono i costi a essere sempre più insostenibili: “Te lo facessero fare, il circo, sarebbe la vita più bella del mondo. Ma le spese salgono sempre di più: il suolo lo paghi, poi c’è la Siae, l’acqua, la luce. Per non parlare della benzina, che quando devi spostare cinquanta tir a viaggio diventa un peso enorme“.

Ma a Messina le cose non sono andate male: la compagnia avrebbe dovuto lasciare la città dello Stretto il 23, invece ha prolungato gli spettacoli fino al 29 gennaio. Si sono trovati molto bene Alessandro e Rita Zavatta. “Mi è sembrata una città molto pulita. Ne parlavo ieri con mio marito“. E poi c’è stato il battesimo di Cassandra: “lo abbiamo organizzato in tre giorni, grazie alla disponibilità della signora delle bomboniere, della chiesa di San Francesco di Paola, di Migrantes e di Don Clemente, e di questo signore (Dino Sturiale, ndr) che dal niente si è offerto per fare le foto tutti molto gentili“.

Sorridiamo e ringraziamo Rita per avere fatto entrare noi, perfetti sconosciuti, nella vita sua e della sua famiglia. La ringraziamo per averci fatto intravedere la quotidianità di un mondo a parte, allo stesso tempo scintillante e malinconico, che, ci auguriamo, incanti e strappi sorrisi ancora a lungo a grandi e piccini.

Le foto a corredo del servizio sono di Dino Sturiale.

di Valentina Costa

Da normanno.com

27/01/2012 10.10.41

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