Circo: Buccioni (Enc), quello italiano è mortificato dalle istituzioni
ROMA – 4 NOVEMBRE 2011 – “Le condizioni di mortificazione in cui l’attività dei circensi si svolge in Italia avrebbero piegato qualsiasi altro settore dello spettacolo. Nonostante ciò, restano evidenti molti aspetti positivi, come l’abbraccio di un pubblico affezionato e fedele, uno zoccolo duro non scalfibile, e l’animo eroico di tanti circensi che mettono la tradizione alla base del loro impegno”. Così dichiara, sul Giornale dello Spettacolo, Antonio Buccioni, presidente dell’Ente Nazionale Circhi, che analizza i motivi di disagio del settore.
“Il circo – continua Buccioni – esisterà ancora perché esiste un pubblico che lo vuole fortemente ed esistono degli artisti che fanno onore al loro mestiere, ma quello che deve cambiare è il rapporto con le istituzioni”. “Basta guardare ai fatti – spiega il presidente dell’Enc – ci sono poco meno di cento complessi operanti in Italia, e la metà di questi svolge attività continuativa. In tutto, prendono dallo Stato due milioni di euro, più un altro milione e 300 mila euro destinato a una serie di lodevoli istituzioni. E questo è tutto. Ciò significa che non esiste in Italia un solo complesso che potrebbe vivere di contributi pubblici”.
Un mondo, quello circense, al quale, proprio in questi giorni, il Festival del Film di Roma ha reso omaggio con alcune proiezioni, tra cui la versione restaurata de Il più comico spettacolo del mondo, e che gode a livello mondiale, secondo Buccioni, “di uno stato di salute eccellente”.
Uno dei problemi più importanti è rappresentato dal rapporto con gli enti territoriali. Mentre a Parigi in questi giorni si svolgono spettacoli circensi nel Bois de Boulogne, “sono trent’anni – sottolinea il presidente dell’Enc – che non viene concessa ad un circo nemmeno la parte meno nobile di Villa Borghese, a Roma. Oggi, gli stessi Togni, non provano nemmeno più ad ottenere uno spazio significativo in una città italiana. Ma anche a livello di regolamentazione ci si deve scontrare con dei comportamenti contraddittori. Vengono infatti negati ai complessi circensi gli spazi, e ciò in violazione di una legge tuttora operante, e allo stesso tempo gli si chiede il rispetto di norme che riguardano la stabulazione degli animali, che ovviamente necessita innanzitutto di spazi adeguati”.
Insomma, conclude Antonio Buccioni, “ci si impongono condizioni sempre più onerose, negandoci allo stesso tempo gli strumenti essenziali per fare il nostro lavoro”.
Intervista integrale sul Gionale dello Spettacolo n. 17, dell’11 novembre 2011
Da Il Giornale dello Spettacolo
04/11/2011 17.16.17
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