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De Laurentiis riporta al cinema il principe della risata con Totò in 3D

da: doppioschermo.it

Presentata al Festival di Roma 2011 la versione restaurata del primo film italiano in 3D Il più comico spettacolo del mondo. Grazie ad Aurelio De Laurentiis, che ha chiamato Alessandro Siani come testimonial dell’operazione, Totò torna sul grande schermo.

È il 1952 quando la coppia d’oro del cinema italiano, Carlo Ponti-Dino De Laurentiis, sceglie Totò per celebrare l’avvento del cinema a colori nel nostro paese con il film Totò a colori, un’antologia “colorata” di alcuni degli sketch più noti del Chaplin di casa nostra, girato col sistema Ferraniacolor. Totò, “da sempre curioso e interessato alle sperimentazioni in campo cinematografico”, come ha ricordato oggi a Roma sua figlia Liliana De Curtis, diventa l’anno successivo il protagonista di un’altra novità. Stavolta purtroppo con meno successo: il cinema tridimensionale, innovazione futuristica per gli anni ’50, costa troppo per gli esercenti e la legge economica lo fa subito archiviare.

Il genio napoletano della risata gira infatti Il più comico spettacolo del mondo, uno spoof de Il più grande spettacolo del mondo di Cecil B. DeMille, in cui interpreta Tottons, la principale attrazione di un grande circo (messo in piedi grazie alla collaborazione con il Circo Togni). Tra i volti noti che compaiono nell’opera, che porta l’inconfondibile firma musicale di Trovajoli, Silvana Mangano, Anthony McQuinn, Carlo Croccolo e Aldo Fabrizi. Girato con un sistema per la ripresa tridimensionale denominato Podelvision e brevettato da Ponti e De Laurentiis (il nome è infatti ricavato dalle iniziali del cognome dei due produttori), Il più comico spettacolo del mondo si può ritenere a tutti gli effetti il primo film italiano in 3D ma, a differenza di ciò che era successo con Totò a colori, non si rivelò un trionfo e finì per essere un esperimento senza il seguito di pubblico meritato.

Oggi, a distanza di quasi 60 anni, Aurelio De Laurentiis riporta aul grande schermo Totò in 3D: quella del lungimirante imprenditore non è certo una trovata commerciale né nasce dalla volontà di sfruttare l’ondata commerciale della tecnologia tridimensionale che invade i 1000 cinema italiani, ma è una tappa, necessaria, del processo di restauro dell’intera library di casa De Laurentiis, che conta centinaia di film, alcuni dei quali veri capolavori, che hanno raccontato il nostro Paese nel secolo scorso e su cui bisogna intervenire prima che il tempo li danneggi irreparabilmente. È stato proprio il cattivo stato del negativo ad aver dato priorità a questo restauro rispetto ad altri e ad allungare i tempi dell’operazione sulla pellicola, corteggiata per due anni dalle kermesse di Cannes e Venezia: per riportare a nuova luce il film sono stati necessari il recupero delle bobine e l’utilizzo di una macchina speciale in grado di scannerizzarle senza danneggiarle ulteriormente. Il lavoro, portato a compimento con risultati eccellenti sia nel video che nel sonoro (in alcuni frammenti la traccia audio originale era inutilizzabile e si è reso necessario recuperare con un sintetizzatore le sillabe perse in altre scene di uno stesso attore), è stato particolarmente lungo e complesso anche perché il Podelvision prevedeva l’utilizzo di due macchine da presa e due pellicole per simulare la visione dell’occhio destro e dell’occhio sinistro che andavano messi in convergenza. Un’operazione complicata ma decisamente riuscita che ha ricordato a chi ne avesse bisogno ancora una volta il valore delle maestranze di Cinecittà e che ha reso ancora più attuali le grandi doti del Principe De Curtis che, come ha definito bene il bravo testimonial Alessandro Siani, “è lo Steve Jobs della comicità”.

30/10/2011 9.43.30

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