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Festival di Latina 2009. Il consolidamento delle posizioni

Festival di Latina 2009. Il consolidamento delle posizioni

Quando gli ultimi artisti lasciano la pista con il premio in mano per le foto di rito e si spengono le luci sotto allo chapiteau pieno di stelle filanti e coriandoli di carta, iniziano i bilanci e le riflessioni sull’evento appena conclusosi. Un bilancio che anche quest’anno è decisamente positivo e lusinghiero. I numeri (riportati anche sul sito ufficiale) parlano da sé: 14 le nazioni rappresentate, 28 i numeri in competizione, oltre 300 le persone coinvolte, tra componente artistica, tecnica e della produzione, circa 600 i pasti confezionati e serviti quotidianamente nelle strutture del Festival, circa 2500 i pernottamenti pianificati dalla Produzione. La provenienza degli artisti, dei giurati e degli ospiti è sempre più internazionale, il quadro degli eventi collaterali si arricchisce in ogni edizione e soprattutto si rafforza la funzione, che capacità, che dovrebbe avere ogni festival, di talent scouting.

      

Già perché in fondo ciò che rende maggiormente interessante un Festival oggi non è tanto la capacità di allestire una passerella di grandi star affermate, quanto l’abilità di scoprirne di nuove, di portarle davanti ad un pubblico di addetti ai lavori e di “lanciarle” nel panorama internazionale. Se un Festival riesce in questo, allora ha compiuto pienamente la sua missione. Diversamente corre il rischio di trasformarsi in uno dei tanti gala, di livello magari eccelso, che popolano con fortuna il panorama europeo.

Ormai il numero di artisti rivelatisi o comunque transitati a Latina e successivamente invitati a Monte Carlo o in altri contesti si fa consistente (da Elayne Kramer a Sergei Akimov, da Rob Torres a Sonny Frankello). Questo fenomeno porta a Latina numerosi operatori del settore (dal Soleil allo staff di Dragone) e le principali direzioni d’Europa alla ricerca di novità interessanti e talenti inediti. Questo suscita curiosità e interesse e il numero delle testate specializzate accreditate sta crescendo esponenzialmente. Tutto questo è frutto di un lavoro di consolidamento delle posizioni, attraverso un’attività costante di ufficio stampa e di relazioni internazionali con altre manifestazioni. La formula del Festival inoltre si sta rivelando vincente con la compresenza delle attrazioni in gara e dei “big” fuori concorso con i numeri di animali.

Quest’anno è stata la volta di Stefano Orfei Nones attesissimo con un nuovo numero di tigri e con la classica alta scuola andalusa, rinfrescata dal magnifico balletto di sei statuarie ragazze. Una partecipazione di peso che ha impreziosito questa edizione, ricompensata con il Premio Giulio Montico.

IL CONCORSO

La giuria ha assegnato quest’anno 9 premi tra Ori (2), Argenti (3) e Bronzi (4), oltre alle Medaglie d’Argento del Presidente della Repubblica. Non ci stupisce un numero così elevato di riconoscimenti, fenomeno ormai diffuso in tutte le principali manifestazioni, a partire da Monte Carlo. Questo, purtroppo come abbiamo affermato in altre occasioni, va a ridurre l’importanza del premio ma costituisce un ottimo fattore promozionale per l’artista. Palmarés così nutriti sono sovente l’esito di giurie molto numerose che difficilmente trovano accordi in tempi rapidi. Quest’anno sedevano in giuria ben 13 rappresentanti e non ci stupisce che ci sia stata qualche difficoltà a pervenire ad un verdetto condiviso, ma anche questo fa parte della storia di ogni edizione e di ogni festival.

IL PALMARES

I due ori sono andati a due troupe, entrambe potenzialmente molto forti ed interessanti. La Troupe Selnikhin (Russia) alla barra russa ha proposto un lavoro decisamente buono, con un attrezzo onesto nella larghezza (rispetto a barre viste in precedenza decisamente molto larghe) e curato nell’allestimento. Non sono mancati però gli errori e l’esercizio di punta (il triplo salto mortale) è stato mancato troppe volte negli spettacoli di selezione. Rimarchevole invece la serie dei tre doppi.

L’altro oro ha premiato la Troupe Sarach (Russia), un nome storico del circo russo, garanzia di grandi attrazioni alle pertiche. Anche in questo caso i Sarach han proposto una performance molto spettacolare con attrezzi molto alti e complessi (appositamente ridotti per le dimensioni di latina rispetto alle cupole vertiginose degli stabili russi). Esercizi decisamente inediti ed originali, anche se talvolta un po’ macchinosi in alcuni passaggi e appesantiti da una coreografia settecentesca poco affine con la specialità proposta.

Gli argenti sono andati alla bascula della Troupe Ruban (Russia), al trio al femminile Essence (Ucraina) e al sostenuto aereo del Trio Tereschenko (Ucraina). La Troupe Ruban sarà ricordata probabilmente come la vincitrice morale di questo festival sia per la pulizia tecnica del proprio lavoro, sia per la coreografia originale e innovativa, ispirata nelle musiche e nelle musiche, alle atmosfere della disco dance degli anni Settanta ben interpretate anche dalle sei ragazze del balletto (le stesse coinvolte nell’alta scuola di Stefano). Non ci stupiremmo di vedere questa attrazione in Festival e spettacoli europei che per la completezza della sua costruzione si è meritata il premio della Critica consegnato da Francesco Puglisi nella serata finale.

Bello e sensuale l’adagio acrobatico delle ragazze del Trio Essence che a gennaio vedremo anche al Festival di Massy in Francia. Molto buono anche il lavoro del Trio Terechenko al quadro aereo, una disciplina sempre di grande effetto e particolarmente in vogo negli ultimi anni. In questo caso la difficoltà dei passaggi imponeva la stesura di un telo di protezione, ma che non ha minimamente guastato la spettacolarità dei trucchi.

I 4 Bronzi hanno premiato l’originalità. In particolar modo, il doppio trapezio del Duo Elja preparato alla State School of Circus Art di Berlino, ha colpito per la specularità di alcuni passaggi in sincrono e la disinvoltura delle due artiste gemelle. Un bel colpo d’occhio. Di tutt’altro genere il Duo Valeri (Ucraina), impegnato in sofisticate prese di forza alle cinghie aeree, già avviato ad una fortunata carriera in complessi molto prestigiosi. Ancora una coppia nel palmarés composta da Pavel e Anastasia Voladas (Bielorussia), il primo impegnato in una rara performance solista alle sbarre, specialità solitamente appannaggio di formazioni più numerose, affiancato dalla sorella in una coreografia ispirata al tango. Il tango al circo sembra andare per la maggiore e non è un caso che molti dei numeri più apprezzati degli ultimi anni si ispirano a queste atmosfere, dal mitico Duo Mouvance, ai geniali Vertical Tango, alla Troupe Rockaschkov, anch’essa impegnata alle sbarre.

L’ultimo Bronzo è andato alle 9 artiste della troupe cinese Umbrella Girls, antipodiste agli ombrellini impegnate in vari passaggi ed una spettacolare piramide finale.

L’Italia era rappresentata in concorso da due attrazioni giovani e fresche: il mano a mano di Moira Jr. e Walter Jr., appositamente rivisto nella coreografia e nella costruzione del numero e il contorsionismo di Sue Ellen Sforzi, giovane erede della grande Fatima Zohra. Entrambi i numeri sono stati premiati con la Medaglia d’Argento del Presidente della Repubblica Italiana. A Sue Ellen anche il primo Trofeo Circusfans, per la prima volta consegnato al Festival di Latina, in occasione del decennale della messa in rete del portale omonimo da sempre sostenitore di questo Festival.

LE ALTRE ATTRAZIONI

La partecipazione ad un Festival è già un ottimo riconoscimento e l’esclusione dal Palmarés non può e non deve significare nulla. Molte, infatti, le attrazioni che abbiamo apprezzato pur non avendo ottenuto “piazzamenti”. L’innovativo sostenuto al cerchio aereo del Duo Lyra (Usa) che ha rinnovato una disciplina; l’estroso giocoliere con gli yo-yo Arron Sparks (GB); il quartetto di giocolieri russi Safargalins; le sinuose Aqua Twins protagoniste di una sensuale performance ina vasca trasparente piena d’acqua, assunta ormai a nuova specialità circense, immortalata all’ennesima potenza nello spettacolo del Soleil a Las Vegas “Zumanity”; il mano a mano del Duo Vector (Polonia), reduci dalla tournée con il Gran Varietà Brachetti del carismatico Arturo; la rete aerea dell’ungherese Kata Kiss o ancora la delicata performance alle cinghie della talentuosa Sara Mateva Vassallo la cui esibizione prevedeva anche l’ingresso a cavallo del marito Claudio, premiata con il premio del Cadec. Marginale in questa edizione la comicità affidata alle due riprese del giovane Anton Franke dotato di una buona tecnica e di notevole espressività. Tuttavia, in questa edizione, non si è sentita la necessità di intermezzi tra i numeri: a far scorrere fluentemente i programmi ci hanno pensato Loris e Tommy Cardarelli che hanno saputo risolvere ogni difficoltà tecnica. E Andrea Giachi ormai storico presentatore del Festival, uno dei pilastri di questa manifestazione, su cui può contare ciecamente la famiglia Montico, artefice e protagonista di questo successo ormai consolidato.

a cura di Dario Duranti
Da “In Cammino, n° 3/2009”

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