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Ultimi spettacoli a Reggio

 
Ancora quattro spettacoli al Campovolo con la promessa di tornare tra due anni

Moira Orfei innamorata di Reggio

«Mi sento una cittadina di questa terra a cui devo tanto»

«Nel 1963 ho iniziato da qui perché la vostra cittadina ha gli spazi e la cultura giusti»

 REGGIO. «Il circo? Per me è tutto, casa, lavoro, famiglia». Basterebbero queste parole per descrivere l’amore di Moira Orfei per il mondo che da 50 anni la venera come regina. Ancora quattro spettacoli, oggi 15 e 18.30, e domani 17.30 e 21, poi il suo caravan lascerà il Campo Volo, con la promessa di tornare tra due anni. Da mercoledì, giorno dell’arrivo, si assiste a un pellegrinaggio da tutto esaurito del pubblico reggiano che, ammette Moira, «porto sempre nel mio cuore. Non dimentico che nel ’63 il mio show è partito proprio da qui». Pagliacci e popcorn, animali esotici e zucchero filato, trapezisti e ballerine: entrare nel circo di Moira Orfei significa lasciare la propria quotidianità per farsi coinvolgere da un mondo a sé, dove sono sogno, illusione, brividi e divertimento a farla da padroni. E dove l’entusiasmo non manca mai, come traspare dalle parole di chi dice «il circo è una favola, lavoriamo divertendoci, come se fossimo sempre in vacanza».
 Tra artisti e addetti ai lavori sono 180 le persone che ruotano intorno al tendone dall’interno blu a stelle rosse, oltre a 100 animali tra tigri bianche, cavalli di razza araba ed elefanti.
 Che cos’è il circo per Moira Orfei?
 
«Facile da dire, è la mia vita. Lavoro, casa, famiglia, per me tutto ruota intorno al mio caravan. E’ più bello di una villa, sa? E’ lungo 24 metri, quando arriviamo si apre e ho un salone immenso, oltre a una camera ricoperta di specchi che si sa, allargano gli spazi. E’ stato un architetto a progettarlo per me, ci devo passare tutta la vita…».
 Vita e lavoro insieme a suo figlio Stefano.
 
«Il ragazzo più bello e bravo d’Italia, non lo dico solo perché sono la mamma. Già prima era eccezionale come acrobata e trapezista, ora si è specializzato nei numeri con elefanti e tigri».
 Vuol dire che il circo è capace di crescere e rinnovarsi?
 
«Certo, rivisitiamo i nostri spettacoli in continuazione. Ad esempio ora, oltre a numerosi animali esotici, abbiamo introdotto un corpo di ballo formato da dieci ragazze russe che curano gli stacchetti tra i diversi numeri, sorpresa molto gradita al pubblico».
 Il pubblico, già. Cosa si aspetta dal suo show?
 
«Gli animali. Senza quelli non avremmo nessuno spettatore. Alla fine di ogni esibizione sono solita chiedere cosa sia stato più gradita e le risposte si aggirano sempre intorno a tigri, elefanti, cavalli e leone bianco. Sono specialmente i bambini a restarne incantati».
 Uno spettacolo per bambini?
 
«Assolutamente no. Certo io li adoro, se non avessi intrapreso questo mestiere avrei fatto la pediatra, ma il bello del circo è la sua capacità di riunire le famiglie, grandi e piccoli».
 Quali sono le regole del circo?
 
«Comportarsi in modo serio e impeccabile. Questa è la prima regola, poi il resto è difficile da riassumere. Viviamo in un mondo nostro, come in una favola. E’ una grande famiglia di quasi 200 persone».
 Due spettacoli al giorno?
 
«Sì, di solito alle 6 e alle 9. Ci spostiamo dal mare alla montagna, abbiamo la fortuna di vivere e lavorare come se fossimo in vacanza».
 Qualcosa da dire al pubblico reggiano?
 
«Un grazie immenso. Vi porto nel cuore, mi sento vostra concittadina: nel ’63 sono partita proprio dal Campo Volo. E’ uno spazio perfetto per il Circo. Tra due anni saremo di nuovo qui».

Francesca Manini

02/11/2008

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