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Note di regia del film “PA-RA-DA”

COME È NATA LA STORIA
Amo molto il mio mestiere di direttore o – come è più giusto – di autore della fotografia, ma ci sono delle storie che senti più vicine a te e che hai voglia di raccontare personalmente. È successo con il  mio esordio alla regia, con il  cortometraggio “Ore due, calma piatta”, ed e’ successo con una storia molto più difficile da raccontare, ma molto forte e affascinante come quella di questo film.  L’ho trovata per caso, leggendo un quotidiano e vedendo un telegiornale. Era il 2001 e Miloud Oukili con i ragazzi di PARADA facevano uno spettacolo in Italia. Questi ragazzi,‘abitanti dei canali’, i ‘boskettari’, le loro vicende e il rapporto con Miloud mi sono sembrati subito elementi su cui indagare per capire di più quello che ci circonda e eventualmente tirarne fuori una storia. Ho letto articoli e libri e attraverso Internet mi sono messo in contatto con Miloud, l’ho incontrato e poi con lui sono andato a Bucarest. Ho girato la città, sono entrato anch’io nei tombini e sono sceso nel sottosuolo. E lì a contatto con questa realtà devastante ho deciso che avrei lottato fino all’ultimo per fare questo film. La loro storia è piena di umanità, è drammatica e allo stesso tempo fiabesca.
Una cosa mi aveva colpito molto appena arrivato lì: questi ragazzi sono costantemente guardinghi, misurano sempre chi hanno davanti, come fosse comunque un avversario. Anche durante momenti di gioco hai l’impressione che la situazione si possa ribaltare in un attimo. Ma è difficile dire cosa ti colpisce di più in una situazione così drammatica, quando vedi ragazzini con la faccia da adulti completamente annebbiati dai fumi della colla o genitori-ragazzi che con i loro neonati vivono dentro un sotterraneo di pochi metri quadri.

MILOUD
Miloud aveva vent’anni quando arrivò a Bucarest nel 1992. Era previsto che stesse un mese, ci restò 12 anni. È stato definito “un capobanda”, ma non è stato soltanto questo. Miloud è un artista di strada abituato all’improvvisazione, un mago, un personaggio misterioso ed è questo che lo ha aiutato a conquistare la fiducia ed il rispetto di ragazzi assolutamente anarchici, e ad uscire dalle situazioni più difficili. La sua capacità di oscillare sempre tra la verità e lo scherzo da clown matto, confondeva i ragazzi più aggressivi e comunque divertiva tutti. Me l’ha raccontato sin dal primo momento in cui ci siamo incontrati. Un denominatore comune che ha avvicinato Miloud ai ragazzi è l’amore per la libertà, che molti di loro trovano nella vita apparentemente senza regole della strada. Il rispetto per sé e per gli altri è stato il punto di partenza, la base del rapporto tra Miloud ed i ragazzi ed è la cosa su cui Miloud ha insistito di più con loro. 
Miloud però non è né un santo né una Mary Poppins: è un uomo con i difetti che tutti noi abbiamo, che ha avuto la forza e la capacità di portare a termine un grande progetto in cui ha creduto ed è così che lo abbiamo raccontato nel film. Cosa lo abbia spinto a lasciare la sua vita parigina per i canali di Bucarest è difficile dirlo con precisione, non siamo mai mossi da un unico motivo, ma nel film ho tentato di analizzarlo per quanto possibile. La cosa sicura è che Miloud ed i ragazzi avevano bisogno l’uno degli altri.
La storia di “PA-RA-DA” oltre a essere uno squarcio su una realtà difficile ed inquietante, ci insegna che anche le cose impossibili, a volte, quando si esce dagli schemi, diventano possibili.

I RAGAZZI
Ho cercato di rappresentare i personaggi per quello che sono, senza pietismo, mettendo in scena la realtà che avevo vissuto la prima volta che ero stato a Bucarest, quando ancora non sapevo se avrei fatto il film. Credo che in alcune situazioni ci sia uno sguardo carico di affetto, ma ho sempre cercato di allontanarmi dalla retorica e dal voyeurismo sulla violenza che si trova per strada. Non ho voluto suscitare un sentimento di pietà verso i ragazzi, vorrei che lo spettatore li amasse o odiasse come qualsiasi altro personaggio di un film. La loro vita è varia ed oscilla tra cose positive e negative e il film, non ci si crederà, ma nelle prime proiezioni di prova, ha fatto anche sorridere.

GLI ATTORI
Li ho scelti tra i ragazzi di Parada (ragazzi di strada) e di alcune scuole di periferia, ma è stato difficile. Il primo cast che ho messo in piedi dopo tante ricerche negli orfanotrofi è saltato una settimana e mezzo prima delle riprese per problemi di permessi e di orari, suscitando in me e nel produttore Marco Valerio Pugini angoscia e sconforto. Ma grazie al cielo, rimandando di una settimana e cercando come dei pazzi in tutte le scuole di periferia, siamo riusciti, il giorno prima di iniziare a girare con loro e dopo una settimana dall’inizio delle riprese, a chiudere un bellissimo cast. Nessuno di loro aveva mai recitato.

IL CIRCO
Questo di sicuro non è un film sul circo, ma il suo protagonista è un clown che non smette quasi mai né di essere clown, né di essere Miloud. Il mio tentativo è stato di riproporre la visione del circo di Miloud (Il circo come metafora della vita. La vita è un grande circo comico e drammatico e l’uomo deve essere innanzitutto un bravo clown.). Sono convinto che il ruolo della magia e del circo siano stati fondamentali nella fascinazione e nell’avvicinamento di Miloud ai bimbi e ai ragazzi. Bisogna sempre ricordarsi che questo è il grimaldello che lui ha usato per conquistarli e che loro sono e rimangono, nel profondo, dei ragazzini.

LO STILE E LA LUCE
Per quanto riguarda lo stile, il novanta per cento del film è girato con la macchina a mano o con teleobbiettivi, per cercare di restituire un’idea di verità. A proposito della luce, abbiamo studiato con Enzo Carpineta l’alternanza tra luce ombra e la colorazione, facendo molti provini. E i canali sono stati una bella sfida. Tornando al colore, abbiamo fatto di tutto per evitare il clichè “Film drammatico: decoloriamo!”. Ho scelto di non fare la fotografia personalmente perché sarebbe stato troppo il carico sulle mie spalle e mi avrebbe distolto dalla regia. E anche perché credo che Enzo sia una persona di talento che ha portato qualcosa al film, oltre a sostenermi come amico.

LA PRODUZIONE
Il film è prodotto da Rai Cinema e da Panorama Films di Marco Valerio Pugini e Ute Leonhardt. Con il produttore Marco Valerio c’è un antico rapporto: ho lavorato come direttore della fotografia in tante sue produzioni esecutive. Anche per Pugini, che ha alle spalle una grande esperienza in decine e decine di produzioni internazionali, questo film rappresenta un esordio come produttore. Rai Cinema poi è stata essenziale e ha creduto fino in fondo a questo progetto. E, grazie al contributo del Ministero per i Beni e le attività Culturali abbiamo potuto chiudere il budget.

Marco Pontecorvo

Da www.cinemaitaliano.info del 30/07/08

30/07/2008 22.03.46

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