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Stampa: James Thiérrée, “La mia terra di mezzo tra Chaplin e il circo”

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James Thiérrée

“La mia terra
di mezzo tra Chaplin e il circo”

 

 

Il nipote di Charlot: “Metto in scena il tendone. Organizzo lo squilibrio, ammaestro i draghi”

SILVIA FRANCIA

TORINO
Purché non si parli troppo di mio nonno, non si dica solo: ecco, è il nipote di Charlot. Per favore… ». Lo chiede con un tono quasi accorato, a fine intervista, James Thiérrée, che non si calchi la mano con le parentele.

«Non per altro, ma io avevo tre anni quando è morto e non ho ricordi di lui che non siano sommersi nel Dna. E poi vorrei offrire alle persone che vengono a vedere il mio spettacolo qualcosa di più della curiosità, un po’ voyeuristica, di guardare come se la cava in scena il figlio della figlia di Chaplin». Una contestazione più che legittima da parte di chi non vuol sentirsi etichettato come il rampollo di una grande famiglia, ma piuttosto valutato per le sue qualità artistiche, per altro apprezzate in mezzo mondo. Anche a Genova, città dove l’altra sera si è aperta la tournée italiana, il suo spettacolo La veillée des abysses ha avuto un’ottima accoglienza. «Ci hanno applaudito davvero tanto, anche se, stando in scena, la percezione del gradimento da parte del pubblico è molto particolare, più emotiva», spiega il trentatreenne James che dell’allestimento firma la regia ed è anche interprete insieme a quattro versatili artisti di nazionalità francese, spagnola, brasiliana e svedese. Il tour italiano prosegue al Grande Valdocco di Torino (dal 26 febbraio al 2 marzo), al Teatro del Giglio di Lucca e al Metropolitan di Catania: una manciata di tappe per mostrare al pubblico italiano questo originale impasto di linguaggi artistici, creato nel 2003, fondendo apporti molto diversi: teatro e danza, nuova arte circense, musica e ritmi, stilemi quasi cinematografici. Su tutto, la fantasia e la meraviglia dettano la sintassi di un «racconto» visionario che passa dall’evocazione di Eolo alla lotta contro un uragano fino all’approdo su una «terra di mezzo» attraversata dalle ruvide sonorità di Tom Waits che si mescolano a quelle di un concerto per contrabbasso in un crescendo di suggestioni e volutamente senza un centro di gravità. In perfetto stile James Thiérrée. «Mi piace mescolare i generi, organizzare lo squilibrio, intrecciare le influenze più diverse. E poi, quel che faccio sulla scena, sono io, è la mia storia».

Ben detto, perché anche a voler dimenticare le genealogie, quella di James, che è figlio di Victoria Chaplin e di Jean Baptiste Thiérrée, salta all’occhio comunque. Tanto vale ammettere. «Fin da piccolissimo, a quattro anni, giravo il mondo con il loro Cirque Imaginaire, che poi è diventato il notissimo Cirque Invisible: ovvio che abbia imparato molto da quell’esperienza. Da mio padre ho ricevuto la prima formazione teatrale e poi circense, mentre mia madre mi ha influenzato con la musica e la danza e il cinema è un po’ il fil-rouge di famiglia». Non bastasse, il giovane Thiérrée, nella sua nomade formazione ha spulciato qua e là, ma al meglio: un po’ di apprendistato al Piccolo di Milano, un po’ all’Harvard Theatre School e poi in Francia, con Isabelle Sadoyan. «Anche gli artisti con cui ho lavorato prima di mettermi in proprio, da Greenaway a Santos, da Robert Wilson a Benno Besson, hanno contribuito all’eclettismo del mio stile», racconta l’attore-danzatore-musicista, che aveva debuttato con la sua Compagnia, quella dell’Hanneton, con , un inno alla libertà creativa che si chiudeva con un banchetto di mostri e draghi. Una poetica come griffe, poi rielaborata in La veillée des abysses e ora pronta a nuovi approdi. «Il lavoro che stiamo presentando ora in Italia, dopo oltre 200 recite, si avvia a conclusione, mentre abbiamo già varato il successivo, dal titolo Au revoir parapluie – racconta l’artista, che vive a Parigi -. In comune, oltre alla miscela di generi e linguaggi, c’è anche la modalità di lavoro in continuo divenire».

Il che spiega come sia praticamente irrintracciabile, anche per gli intimi, diverse ore ogni giorno, dal momento che prova instancabilmente anche le messinscene ormai molto rodate . E non per insicurezza da figlio d’arte, sostiene: «Amo gli spettacoli caotici e che non si ripetono mai uguali, la sorpresa deve sorprendere per primi noi, sulla scena. Non mi va di riprodurre una finta spontaneità. E quindi lavoro per cambiare un passaggio, un dettaglio, in modo da spiazzare gli artisti, obbligarli a reinventare di continuo».

 

Da www.lastampa.it del 23/02/08

 

 

Thiérrée il re di Fantasia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In « des Abysses» porta sul palcoscenico un mix immaginifico e affascinante di forme spettacolari diverse

 

La mamma si chiama Victoria Chaplin, è la figlia del grande Charlot. Il padre è Jean Baptiste Thiérrée, come a dire l’inventore del nuovo circo, del Cirque Imaginaire poi Invisible, fondato una quarantina di anni fa senza attrazioni esotiche ma con la magia di gag, trucchi e acrobazie che ancora oggi fanno sognare. Lui invece di nome fa James Spencer Henry Edmond, nasce a Losanna nel 1974 ma si firma solo James Thiérrée.

Girava l’Europa fin da piccolo con i suoi genitori e da loro ha ereditato la passione per le scene tanto da diventare acrobata, musicista, attore dal talento straordinario, studiando tra il Piccolo di Milano e School. Ha lavorato al cinema con registi del calibro di Peter Greenaway, Benno Besson, Aniezka Holland, Raoul Ruiz, Roland Joffe, solo per citare qualche nome, finché nel ’98 decide di fare in proprio e fonda du Hanneton, con la quale arriverà ora a Torino ospite della stagione dello Stabile.

L’appuntamento è al Teatro Grande Valdocco da martedì 26 febbraio fino al 2 marzo per una «rubrique de nuit», come la chiama lui, dal titolo « des Abysses»,un libro di immagini e quadri scenici, un vero e proprio inno alla creatività che nasce quando s’intrecciano tante arti spettacolari diverse, quando si fondono humour e poesia, quando il circo incontra il teatro. Regista ma anche protagonista di questi voli della fantasia vissuti in scena, James si fa accompagnare nel viaggio dalla soprano UmaYsamat e dalla contorsionista e acrobata Raphaëlle Boitel, compagne di avventura già nel primo dei suoi lavori, « du Hanneton», ma anche dall’artista di capoeira Thiago Martins e dallo straordinario ballerino Niklas Ek, fratello del grande coreografo Mats Ek.Tante le suggestioni in uno spettacolo di funambolismo visivo e poetico, dove si dipanano le immagini l’una dopo l’altra, dall’evocazione di Eolo alla lotta contro un uragano fino all’arrivo in una «terra di mezzo» attraversata dalla ruvida musica diTom Waits mescolata a quella di un concerto per contrabbasso. Nulla qui rimane al suo posto, tutto si ingarbuglia, gli oggetti si nascondono, si impongono, mostrano le loro leggi, si trasformano, mentre gli esseri umani si alzano in volo sfidando ogni legge di gravità. «Come me, come tutti, – dichiara James Thiérrée – quello che gli spettatori chiedono, quello di cui hanno bisogno è essere trasportati da qualche altra parte. Unluogo magico dove si ritrovino delle vaghe reminiscenze, delle storie dimenticate, delle visioni immaginifiche, dei ricordi ingarbugliati». Lui dice di accontentarli, semplicemente, esprimendo lo «scorrere della vita», lasciando che il cuore si apra «all’ innocenza ritrovata delle emozioni e delle risa» (alle 20,45, domenica alle 15,30, tel. 011/5637079, www.teatrostabiletorino.it).

 

Da www.lastampa.it del 23/02/08

 

23/02/2008 17.47.35

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