Il circo e l’esercito che non se ne vanno
Giornate militari, critiche contro l’intervento della polizia
di Ovidio Biffi
Una volta in autunno c’era il corteo della vendemmia, ora c’è quello della bestemmia: contro il circo, contro l’esercito, ma soprattutto contro chi non la pensa come loro. Bella gazzarra, in strada e anche nei media. Proprio se ne sentiva il bisogno. Preoccupava, anzi, la prolungata assenza di questi protestatari indefessi che per mesi e mesi si applicano a studiare slogan e sceneggiate, poi finalmente hanno il loro festival.
Di colpo, grazie anche ai media ticinesi che – pur di non prendere posizione – si limitano a fare da grancassa, si è tornati a respirare un po’ di sana aria di contestazione. La gente si è abituata e sopporta. Così ha dovuto vedere chi al circo se la prendeva coi bambini per salvare gli animali e chi invece ce l’aveva con i soldati perché intralciano il traffico in città (che disastro, che orrore, i ritardi dei SUV che hanno diritto come e più dei carri armati).
A pensarci bene: s’è visto un circo contro il circo e un esercito contro l’esercito!
Con i contestatori in trincea e gli spalleggiatori che scrivono ai quotidiani o rilasciano interviste (ospitate anche per non prendere mai posizione). Assieme professano e cercano di imporre a tutti gli altri, o comunque di farla accettare, una visione del mondo in cui si mischiano animali, soldati, violenze, guerre, traffico e code (quelle delle auto incolonnate, non degli elefanti che passeggiano…). Guai a contestarli, guai a insinuare in pubblico anche solo il dubbio che il loro credo e le loro proteste possano in qualche modo essere collegati con la crescente intolleranza!
Ma ora abbiamo un grosso dilemma: il circo e l’esercito sono partiti, mentre restano tra noi il circo di chi contesta il circo e l’esercito di chi deride l’esercito, come gli irriducibili scesi in strada domenica. Sostenuti il giorno dopo dal solito sindacato che protesta: la polizia manca di professionalità… Per forza, a furia di deridere l’esercito, cosa volete che imparino… Meglio allora tener presente in quanto già ammoniva l’amico nostro: “… eccoli percorrere le vie del centro (che sono le più sicure), soffiando nei fischietti, guardando le ragazze, contenti di essere a spasso, convinti di essere ammirati e di manifestare il loro sdegno, mentre riescono solo a suscitare quello di chi li guarda”.
Ticinonline -tio.ch
28/11/2007 21.45.10
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