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Stampa: Il Circo ebraico

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CIRCO

 

Cos’hanno in comune un giovanissimo giocoliere di Majdal Krum, un ragazzino del Missouri che cavalca l’uniciclo e un acrobata undicenne proveniente da Karmiel? Li potete incontrare negli spettacoli del Circo della Galilea, un circo ebraico-arabo, proveniente appunto da Karmiel, unitosi al circo americano del Saint Louis Arches, per cominciare una vacanza-allenamento al kibbutz Sasa (non lontano dal confine con il Libano) e una serie di spettacoli in tutta Israele. Il primo si sarebbe dovuto tenere nella scuola di Dir al-Assad, dove insegnava una donna che l’anno scorso fu uccisa, insieme a suo figlio, da un razzo Katiuscia, ma alla fine è stato spostato al Majdal Krums.

Centinaia di bambini sono accorsi a godersi gli spettacoli e ne sono rimasti entusiasti.

“Un incontro tra giovani Ebrei e Arabi in questo contesto ha molti vantaggi – spiega il rabbino Marc Rosenstein, direttore della Fondazione della Galilea per l’Educazione etica “Shorashim“, che gestisce il circo – Prima di tutto non c’è bisogno della lingua e non è importante se si parla arabo, ebraico o qualunque altro idioma. Secondo, per questo tipo di lavoro, è necessario avere totale fiducia negli altri: quando una persona salta e una seconda la deve prendere al volo, non possono diffidare uno dell’altro. Il terzo vantaggio, il più importante e che coinvolge tutte le aree d’azione di ogni essere umano, è il bisogno di superare le paure. Non è qualcosa di naturale, che si può dare per scontato durante gli esercizi circensi e soprattutto quanto stai parlando delle paure degli altri.

La paura che Rosenstein descrive ha fatto parte anche delle preparazioni per l’incontro tra i circhi israeliani e quelli americani. “Il direttore del circo di Saint Louis mi chiese se non fosse pericoloso venire in Israele – ricorda – “Ma la scorsa settimana, quando abbiamo fatto un falò sulle rive del Giordano e i ragazzi a lei affidati hanno saltato e si sono rotolati intorno al fuoco ho scoperto ancora una volta che la paura dipende soltanto dalle visioni personali”.

Il circo si è esibito per i disabili di Kiryat Haim (vicino Haifa), a Gerusalemme dove si è incontrato con i membri del circo giovanile ebraico-arabo della città. Durante il tragitto si è esercitato non solo nei numeri circensi, ma anche nella convivenza tra i partecipanti. “Per tutte le Feste, ebraiche, cristiane e musulmane i bambini hanno portato il cibo tradizionale e ne hanno spiegato il significato” racconta Ahmad Sanala, padre di Tamer, uno dei membri del gruppo “questo è il modo più corretto per abbattere le barriere e conoscersi reciprocamente”.

Da Yediot Aharonot del 29/08/07

 

07/09/2007 23.11.55

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