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Venerdì in Castello la serata inaugurale della «Festa» con la prima performance. Le anticipazioni del direttore artistico della rassegna

Circo contemporaneo, inizia lo show

Cristoforetti: «Torna il virtuosismo, ma non solo. La sfida è il rapporto con il pubblico»
In «Notturno per musica» si riflette sullo spazio Uno spettacolo «a tappe» senza posti a sedere: ogni spettatore deciderà se fermarsi o seguirlo

 

 

di Francesco De Leonardis

«La pioggia fa parte dell’avventura, ma speriamo che il tempo smetta di regalarci il solito temporale serale di questi giorni», dice il direttore artistico Gigi Cristoforetti. Venerdì sera si inaugura in Castello l’ottava edizione della Festa Internazionale del Circo Contemporaneo, che quest’anno ha rinunciato alla «protezione» offerta da una sala teatrale come il Sociale ed è tornato alla tradizione con uno spettacolo all’aperto. La pioggia è un rischio, ma il gioco vale la candela.
Lo show sotto il cielo porterà il pubblico lungo un percorso attraverso i luoghi più suggestivi della fortezza, dove gli artisti della compagnia Le Chaptel Aleïkoum presenteranno «Notturno per musica e circo», spettacolo che prevede una serie di performance nelle diverse tecniche circensi.
«”Notturno” – aggiunge Cristoforetti – è una proposta emblematica del lavoro fatto in questi anni sugli spazi e sul rito del circo, ma non avevamo mai affrontato uno spazio così grande come il Castello, dall’ingresso al prato della Mirabella sulla cima del colle, e mai così impegnativo per lo spettatore. Solo nella prima tappa è prevista infatti una tribuna, poi il pubblico (ma per chi vorrà ci saranno degli sgabelli a disposizione) dovrà decidere dove stare, da che prospettiva guardare, potrà scegliere il tipo di visione».
Ma così non c’è il rischio che in fruizioni di questo tipo lo spettatore fatichi a cogliere il ritmo dello spettacolo e venga distratto da fattori esterni?
«Certo qui siamo agli antipodi della sacralità del luogo teatrale. In “Notturno” le performance degli artisti sul piano acrobatico e della tecnica ci sono e sono notevoli, ma c’è anche la ricerca di qualcosa di diverso, ovvero la capacità di creare sensazioni legate allo spazio in cui si sviluppa l’azione. Per questo un ruolo importantissimo l’avranno le luci realizzate da Fabio Sajiza con un carattere decisamente antimonumentale, che ci aiuteranno a vedere le cose che di solito non notiamo».
Poi si tornerà comunque allo chapiteau innalzato al Parco Castelli a Mompiano.
«L’altro spettacolo di punta di questa edizione della Festa sarà “Sang et or” della Compagnia Zanzibar che ci riporterà al circo contemporaneo più “tradizionale” che dà spazio al virtuosismo degli artisti, e che il pubblico bresciano ha sempre mostrato di apprezzare molto».
Nel programma di quest’anno, in quella che viene definita la sezione della “ricerca innovativa”, incuriosiscono le proposte che coniugano il linguaggio del circo con quello delle marionette. In che direzione ci si muove?
«La marionetta va intesa in senso lato. In “La mano” di Javier Garcia Teba c’è un attore che interagisce con la sua mano ingigantita, in “Bisturi” di Alain Moreau c’è un personaggio a vista che fa l’assistente di un personaggio-marionetta. Nel linguaggio del circo contemporaneo resta comunque sempre centrale il corpo, la corporeità dell’interprete, e nella ricerca continua delle possibili declinazioni dell’uso del corpo, la marionetta può assumere un ruolo interessante».
Nelle scorse edizioni della Festa si è vista però anche un’interessante linea di ricerca che puntava sulla tecnologia.
«È un tipo di sperimentazione che si fatica a trovare, ma quando vedo qualcosa di valido cerco di portarlo subito a Brescia: quest’anno abbiamo “Mitoyen” con due artisti giovani, Renaud Herbin e Nicolas Leliève, veramente straordinari, che sanno usare tutti i linguaggi del corpo, della danza, delle marionette, della tecnologia e del video».
Al di là degli spettacoli che vedremo in questa ottava edizione della Festa, che prospettive ci sono oggi per il circo contemporaneo?
«L’impulso che finora avevano dato alcune scuole che, soprattutto in Francia, lavoravano sulla formazione degli interpreti e contemporaneamente sulla creazione di spettacoli si è andato un po’ affievolendo. Le aree di grande attività e ricerca sono poche dal punto di vista dell’esplorazione del corpo siamo forse arrivati al limite. Credo che nei prossimi anni sarà interessante riportare lo sguardo sulla società, credo che questa crisi così profonda del tessuto connettivo della nostra società diventi una priorità. Lo dico senza retorica, ma è essenziale ricostruire gli spazi della collettività sociale e il circo, in quest’operazione, può offrire molti vantaggi perché è popolare, è capace di andare dappertutto e di parlare un linguaggio comprensibile a tutti, è capace di coinvolgere tutti. Anche per questo il pubblico è un elemento essenziale della Festa e per l’anno prossimo pensiamo, sempre a condizione che il budget ce lo consenta, di riproporre la festa di inaugurazione in piazza come avveniva in passato».

da: “BresciaOggi”, 13/06/2007

13/06/2007 15.53.25
 

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