Sono passati quasi ottanta anni, da quando Emilio Bellucci esordisce col suo circo al teatro Politeama di Palermo. Siamo intorno agli anni Trenta, in pieno stile Liberty ed a quel tempo non c´erano i tendoni così come si vedono oggi. Quei pochi che l´avevano se l´erano confezionato in casa cucendo uno con l´altro grandi pezzi di stoffa e rendendola rigida con la storica colla Vinavil. Il circo, era una continua esibizione di cavallerizzi, giocolieri e artisti fantastici, e lo spettacolo era diviso in due parti. Nella prima parte gli artisti si esibivano sul filo d´acciaio, facevano giravolte sui cavalli, si presentava l´uomo forzuto che rompeva le catene, dopo l´intervallo, gli stessi protagonisti diventavano attori. Perché in quel periodo (e sicuramente fino agli anni Settanta) quello che andava di moda era la messinscena di una commedia o di una farsa abbinata allo spettacolo propriamente circense. E così, capitava che l´uomo forzuto diventava il bullo di quartiere e la cavallerizza la donna da conquistare. Signore e signori “O Zappatore”! Giochi di destrezza, virtuosismi canori e scenette alla meno peggio. Quella sera al teatro Politeama, davanti ad un pubblico numeroso e affascinato dai giochi di abilità e dai trapezisti che camminavano su un filo sospeso in aria, nacque il Circo Embell (dall´unione delle sillabe della prima parte del nome e del cognome del fondatore: Emilio Bellucci). Bellucci era nato in un circo. Suo padre Armando, un giovane studente alla facoltà di Farmacia a Roma, si innamorò di una giovane cavallerizza che si esibiva in un piccolo circo di provincia e per lei lasciò gli studi con grande dispiacere della famiglia. Lei si chiamava Maria Lelli. Fu un amore contrastato. Com´era ovvio, i genitori di lui osteggiavano questo amore, e speravano che il figlio si laureasse, ma Armando e Maria decisero di stare assieme e crearono un proprio circo. Il Circo Arbell, con il quale si esibivano nei paesini di provincia. Emilio quindi, segue le orme dei genitori e a 24 anni, con un proprio circo, esordisce a Palermo. A quel tempo, esibirsi in una grande città, ed in un teatro prestigioso come quello palermitano, significava entrare dal portone principale nella carriera circense. E infatti, dopo pochi anni il capo-circo potè comprarsi un tendone e cominciare a girare per le città del sud d´Italia. Il circo cambierà nome – “Embell Riva” – quando Emilio incontrerà e sposerà la donna della sua vita, quella che nel proprio nome concentrava tutto il patriottismo: Italia Libera Trieste Riva. Da Italia Riva avrà sette figli, Armando, Gemma, Roberto, Gilda, Loredana, Renata e Mario. Ed è negli anni Ottanta che il circo ha la sua definitiva affermazione in Italia, soprattutto al Sud e in molti paesi d´Europa. Roberto, oltre al “numero” con i cavalli presenta quello con le stupende quattordici tigri siberiane, mentre Mario si cimenta con cinque elefanti indiani. Il 1986 è un anno d´oro. L´Embell Riva rappresenta l´Italia al Festival del Circo di Montecarlo: applauditi e premiati dal principe Ranieri di Monaco. Nel febbraio del 1988 vengono anche ricevuti da Giovanni Paolo II. Il papa assiste ad un loro breve spettacolo nella sala Nervi del Vaticano. Di generazione in generazione, giorno dopo giorno montano e rimontano quel grosso tendone, viaggiano per le città, si allenano e stanno assieme come fossero una grande famiglia decisa a portare avanti una tradizione, quella circense, che rischia di scomparire. Nel corso degli anni il circo varca continuamente la frontiera per effettuare tournèe all´estero. Nella primavera del 1996 è in tournée in Croazia e Bosnia. Una vera e propria avventura nei paesi devastati dalla terribile guerra dei Balcani. L´Embell Riva è il primo circo al mondo, in quel frangente difficile, a effettuare spettacoli a Sarajevo, ricevendo attestati di stima da parte del contingente militare italiano. Poi ancora in Sicilia e poi in Ungheria dove si esibiscono presso il circo stabile di Budapest diretto da Kristof Istvàn e dove ricevono la visita del primo ministro ungherese. Giorni di grande soddisfazione, ma la loro vita è attraversata anche da momenti bui in cui tutto sembra perduto. Come quella volta in Grecia, quando il tendone venne quasi distrutto da un uragano. «Eravamo a Drama, una piccola città al confine con la Turchia – ci dice Jody Bellocci, 28 anni, figlio di Roberto e anche lui trapezista – ed eravamo al secondo giorno di spettacoli. Ricordo che si era in piena estate e c´era un sole bellissimo. Tutto a un tratto quello che a noi era sembrato un piccolo temporale si trasformò in un vero e proprio uragano. Le torrette di acciaio che sostenevano il tendone si piegarono in due e la struttura venne spazzata via dalla forza del vento andando a cadere dentro un campo di calcio, ad almeno cinquanta metri di distanza da dove l´avevamo montato». «Ricorderò per sempre quel giorno – continua Jody – perché in quel momento, in pista c´era l´esibizione degli animali esotici, e subito dopo sarebbe toccato a me, sul trapezio, sospeso sulla cupola del tendone a dieci metri d´altezza. A ripensarci mi vengono i brividi». Jody, ha esordito a cinque anni, parla cinque lingue, non ha alcuna intenzione di lasciare il circo e dopo il suo numero al trapezio corre nel camerino per truccarsi da clown e ripresentarsi in pista. Un amore per lo spettacolo che gli fa attraversare tanti ruoli. «Quella del circo era la vita dei miei genitori – dice – e come tutti i ragazzi che vivono in quest´ambiente, aspettavo con impazienza il giorno in cui anch´io sarei entrato in pista. Il circo è la mia vita, forse non conosciamo altra vita al di fuori di questa, o forse non la vogliamo conoscere ma ci va bene così!». Assieme a lui lavora la moglie Alena Batyreva, conosciuta durante una tournée in Italia mentre partecipava agli spettacoli del Circo di Mosca, ed è sicuro che anche i suoi figli lavoreranno nel circo, e gireranno il mondo per far sorridere i bambini con le battute dei clown e lasciare gli spettatori a bocca aperta con le loro esibizioni al trapezio. E domani si smonta il tendone e si va verso un´altra città, con un nuovo spettacolo e una nuova avventura. Da Palermo a Mazara, a Sciacca, a Catania, in lungo e in largo per l´Isola, l´Italia, L´Europa. Sperando sempre che il tempo – il loro migliore amico ma anche il peggior nemico – sia clemente. Nella precedente puntata ci siamo occupati di un altro circo palermitano il “Città di Roma”. Una delle titolari, Ginevra Bizzarro, domatrici di coccodrilli ha avuto una bambina – Ginevra – proprio in questi giorni nell´ospedale di Enna. Il circo si trova infatti nell´Ennese, una delle consuete tappe siciliane. Alla madre le nostre congratulazioni e alla piccola l´augurio di una vita felice e allegra. Magari nel circo dove diverse generazioni della sua famiglia onorano l´arte circense.
da: “La Repubblica”, 30/03/2007
|
More Stories
Stampa: Circo Sandra Orfei “bloccato” a Caltanissetta: I nostri animali stanno bene
Stampa: Casale Monferrato. #CoronaVirus – la 5a ed.ne di Fantasy rinviata ad aprile 2021
Stampa: Siracusa. Spettacoli a distanza di Loris & Lucilla