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MITI INGLESI SPOPOLA TRA I FANS L’ANTOLOGIA “LOVE”

A Londra torna la Beatlesmania

LA SAGOMA rossa di John, George, Paul e Ringo assedia autobus e vetrine londinesi come quaranta anni fa, quando la moda nasceva a Carnaby Street, i Mods giravano in Lambretta, e i juke-box gracchiavano “Love me do”. Una beat-lesmanìa di ritorno propiziata dalla presenza nei negozi di “Love”, colonna sonora dell’ omonimo .lavoro sui “FabFour” allestito a Las Vegas dal Cirque du Soleil. E l’entusiasmo nasce dal fatto che “Love” non è l’ennesima antologia, ma un vero e proprio album postumo di Lennon e compagni, che Sir George Martin, loro produttore storico, ha attinto dai nastri originali conservati in archivio, inclusi demo e versioni alternative, per rimissare voci e strumenti come se fossero stati incisi ieri. “Nel disco ho trovato cose che mi ero addirittura dimenticato avessimo registrato” ammette Ringo Starr. “Questo disco offre l’opportunità di ascoltare i Beatles come il pubblico non li ha, mai sentiti prima. Sono i Beatles di sempre, ma suonano nuovo, dirnostrando ancora oggì la grande band che sono stati”. Il risultato – avallato dallo stesso Starr, da McCartney, dalla vedova di John, Yoko Ono, e da quella di George, Oliyia Harrison – ha spaccato i fans andando incontro alle critiche feroci dell’ ala dura e pura.

CHE DIRE, infatti, dì una “Tomorrow never knows” che invece della voce di Lennon si contamina con quella dell’Harrison di “Within you without you”? E di una “Lady Madonna” con il riff di “Hey bull-dog”, l’assolo di organo di Billy Preston da “I Want You/She’s So Heavy” e quello dì chitarra di Eric Clapton da “While My Guitar Gently Weeps”? Ce n’è abbastanza per gridare allo scandalo. “Le pagine di Tolstoj ingialliscono nelle teche dei musei, mentre i Beatles con l’aiuto della tecnologia brillano di nuova luce” ha detto Paul McCartney in difesa del disco. “I puristi si tengano Ì vecchi vinili, quelli nessuno glieli tocca”. Nei negozi da domani, il “Love” formato ed reclama una vita autonoma rispetto allo spettacolo del Cirque du Soleil in programmazione al teatro dell’Hotel Mirage di Las Vegas, dove conta di rimanere almeno dodici anni.

NELLA PEPPERLAND ricreata dai fantasisti dell’ensemble canadese le piovre fluorescenti di “Octopus’s garden”, Eleanor Rigby e Sgt Pepper, affiorano e scompaiono da un impressionante cratere fumante collocato proprio al centro del pavimento e circondato a trecentosessanta gradi dalle poltrone del pubblico. Ben 6.205 casse acustiche sparse per la sala garantiscono alle musiche un’altissima fedeltà. Con dieci repliche la settimana biglietti compresi tra Ì 65 e i 150 dollari, lo spettacolo incassa poco meno di 200 mila dollari a replica, 2 milioni a settimana, 8 milioni al mese. Un business clamoroso, che ha spinto ora i boss del Cirque ad intavolare una trattativa con Priscilla e Lisa Marie Presley per uno show su Elvis da mettere in scena entro il 2009 nel teatro del Cosmopolitan Resort & Casino attualmente in costruzione sullo Strip.

(il resto del carlino , 16 nov 2006)

19.59.36

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