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Amaro destino per cani, galli e cavalli

 

Luciano Reale, veterinario ed esperto in zoo-antropologia, intervenendo sulla tanto sbandierata sensibilizzazione nei confronti degli animali, sottolinea lo stridente contrasto con il loro impiego nello sport – spettacolo e la necessaria messa al bando di alcune «discipline». «Benche’ gli animali siano naturalmente portati al movimento – dice – sempre piu’ spesso si assiste ad un loro coatto esercizio fisico. L’esempio piu’ tipico e’ il cavallo, la cui prestanza e’ oggetto di performance legali e, purtroppo, clandestine. Si pensi, innanzitutto, alla corsa ad ostacoli, che «costringe» il cavallo a movimenti innaturali, all’origine di serie patologie all’articolazione. Per affrontare le corse «sic et simpliciter» ai cavalli vengono somministrati diuretici, cosi’ da evitare la comparsa di emorragie, nonche’ antinfiammatori, per non far avvertire il dolore, e sotto banco gli anabolizzanti. L’impiego dei cani nelle battute di caccia puo’ risultare salutare, purche’ non si esageri. Gli sforzi prolungati sono causa di emorragie. Da abolire, senza remore, e’, invece, la deplorevole pratica dei combattimenti, nel cui ambito si confrontano soprattutto i pit bull e i doghi argentini. Scontri sanguinari che, spesso, portano alla morte i cani o nella migliore delle ipotesi causano loro gravi ferite. Per tale ragione, i padroni di questi cani non osano portarli dai veterinari fosse solo per una visita di controllo. I padroni, temendo la denuncia, tengono i cani in uno stato di segregazione, lontani da occhi indiscreti. Sempre piu’ spesso, inoltre, al centro dei combattimenti ci sono i galli. La sopravvivenza del circo, poi, costituisce la piu’ grande beffa per l’asserito amore nei confronti degli animali. Non mi si venga a raccontare che gli animali sono trattati bene! Una tigre, oltre al cibo, ha bisogno di spazio, di ambienti a lei congeniali. Altro che gabbie! Gli orsi, costretti a piegarsi alla volonta’ dell’uomo e ad esibirsi in giochi di abilita’, alla loro morte, vengono utilizzati per la sperimentazione dei farmaci».
Nonostante estranea alla nostra cultura, Luciano Reale menziona anche la corrida, che dovrebbe essere «attutita». Al toro andrebbero risparmiati tanto la straziante fine, quanto le istigazioni prima dell’ingresso nell’arena.

Lucia Corsale

Da on line del 30-10-06

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