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Stampa: La crisi del Reality

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Reality tv, crescete e distruggetevi

 

Tutto era cominciato nell’ambiente ristretto di una “casa”. Poi gli ambienti si sono allargati: una fattoria e una beauty farm. Poi si sono allargati ancora: un’isola nell’oceano. Adesso si sono ingigantiti: le praterie del West. E contemporaneamente sono tornati a restringersi: la stanza dove si riunisce una giuria, il tendone di un circo. Ma alla fine, largo o stretto che sia l’ambiente dei reality, il popolo dei divani ha cominciato a dire di no.
Inutile ripetere qui i dati e le cifre, dei quali si è abbondantemente parlato. Sta di fatto che Unan1mous con Maria De Filippi (Canale 5) è stato interrotto, mentre L’isola dei famosi quarta serie con Simona Ventura (Rai 2), Wild West con Alba Parietti (ancora Rai 2), e Circus con Barbara D’Urso (di nuovo Canale 5) non raggiungono, almeno finora, le percentuali d’ ascolto previste.
Agli affezionati dei reality, questo improvviso calo d’interesse per il genere che ha caratterizzato l’offerta televisiva di inizio millennio certo dispiacerà. E dobbiamo pur ricordare che fra quegli affezionati non ci sono solo esponenti del pubblico più semplice. La passione per i reality, come quella per le fiction americane, è trasversale e in altri tempi si sarebbe definita interclassista. Anche se forse i più acculturati hanno un loro reality preferito solo per il gusto perverso del trash, o almeno così vogliono far credere.
Ci sono invece parecchi di noi che, pur sentendosi parte del popolo dei divani, non ne possono semplicemente più, del genere chiamato reality show. E hanno appunto cominciato a dimostrarlo coi fatti. Cioè con il telecomando, che ovviamente non è solo uno strumento per comandare al proprio televisore, ma anche un mezzo per “comandare” la televisione intesa come persone che la fanno.
Se in quanto strumento per cambiare canale il telecomando sta portando questi spettatori su programmi diversi dai reality oppure sui canali satellitari, come mezzo di pressione verso chi fa la tv sta inviando certamente dei messaggi. Quali messaggi? Beh, tanti, e sicuramente diversi. Ciascun telespettatore che abbia smesso di guardare i reality, se interpellato forse sarebbe ben contento di poterne esporre le ragioni ai funzionari delle reti private e pubbliche. Ma c’è da scommettere che almeno qualcuno di questi messaggi, partiti da una semplice pressione sul telecomando, non si riferisca soltanto alla noia e alla ripetitività della formula. Che vada invece al sodo.
Avete fatto danno, gentili funzionari delle reti private e pubbliche. Avete trasformato l’offerta di spettacolo, cioè di un’attività che richiede talento e capacità professionale, in offerta di “realtà”, o meglio di una finta e artificiosa realtà dietro la quale avete occultato l’assenza di talento, la mancanza di capacità professionale e la vostra volontà di risparmiare sui costi. In questo modo avete fatto passare, soprattutto fra le persone più giovani, l’idea che nella vita si possa sfangarla così, arrangiandosi, pasticciando, improvvisando. Idea ovviamente perniciosa, tanto più in una società difficile e competitiva come quella globale in cui viviamo.

 

Da Libero del 25-09-06

 

Ma il pubblico è sempre più in fuga

 

Reality? No, grazie. Da circa un paio di settimane si sta verificando in televisione uno strano fenomeno: la cosiddetta televisione verità, che vorrebbe raccontare allo spettatore la vita di vip e non spiandoli con delle telecamere, sta perdendo lentamente ma inesorabilmente sempre più colpi. Dalle reti Rai a quelle Mediaset il numero di persone che segue le evoluzioni circensi, piuttosto che le esperienze isolane, è in calo rispetto agli anni passati. Barbara D’Urso ha infatti collezionato 3.091.000 spettatori nella prima puntata di “Reality Circus” e non è andata meglio a Simona Ventura con “L’isola dei famosi 3” che ha collezionato 4.489.000 spettatori. Il reality della showgirl di “Quelli che il calcio” continua a mantenere una media di 4 milioni di persone incollate al video. Si tratta di numeri rilevanti sì ma non quelli che ci si aspettava se poi si considera che non sempre il programma è il “vincitore” della serata…

A guadagnare sono stati i telefilm: le serie, straniere o nostrane che siano, che il pubblico ha deciso di premiare. I direttori di rete minimizzano, ma è innegabile che il dato c’è e va tenuto in seria considerazione. Le regine degli ascolti non sono più quelle di una volta, o, per meglio dire, sta cambiando la mentalità e ci si sta stancando dei reality, gli stessi che fino a non molto tempo fa andavano anche oltre il 28 per cento di share.

La stessa Maria De Filippi, su Canale 5, dall’esperimento di “Unan1mous” è uscita con le ossa abbastanza rotte. Dopo una prima puntata che ha ottenuto una buona audience, via via che si proseguiva è andata perdendo pezzi e spettatori, finchè si è deciso di chiudere il programma in sordina, proclamando la vincitrice in una puntata pomeridiana. È vero che ora c’è anche il satellite su cui poter fare affidamento, ma quello c’era anche prima. Forse è veramente giunto il momento di cambiare formula, prima che tutti decidano di cambiare canale.

 

Da Il Gazzettino on line del 25-09-06

 

 

 

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